Il capitano, come precauzione igienica, insistette per avere il bagno e lo stanzino del water per sé. «Voi greci avete tutti qualche malattia venerea» spiegò. Dal momento che dovevano comunque risparmiare sull’acqua calda, e non potevano permettersi il sapone, il fatto di avere a disposizione solo l’acquaio non peggiorò di molto la situazione; ma dover scendere ogni volta in cortile per raggiungere la latrina comune era duro, specialmente per la signora Helianos che soffriva di cuore.
La notte, durante i mesi invernali, faceva spesso troppo freddo perché il capitano potesse alzarsi per andare in bagno – le infreddature erano la sua maledizione -, e in quei casi suonava il campanello perché gli portassero un pitale; e li faceva aspettare mentre lo usava. A Helianos piaceva pensare di essere lui a rispondere invariabilmente a quel richiamo, ma era un po’ sordo, e spesso sua moglie si alzava senza disturbarlo per poi lagnarsene il mattino dopo. Non seppero mai se Kalter, nella sua qualità di tedesco altolocato, fosse abituato a quel genere di intimo servizio, o se provasse semplicemente gusto a scomodarli e umiliarli. Non scherzava mai e non diceva mai battute, ma a volte sembrava che gli occhi azzurri gli brillassero.
Vi potrà sembrare strano che provvedere a se stessi e a quell’unico ospite potesse tenerli occupati da mane a sera, snervandoli oltre ogni dire, ma così era. La spesa era responsabilità di Helianos, che vi dedicava tutta la mattina; e a volte, quando nei mercati del circondario c’erano solo cose immangiabili o lunghe code, anche parte del pomeriggio. Il carbone per la cucina bisognava andare a comprarlo piuttosto lontano, ora in piccole quantità, ora tutto il rifornimento settimanale in una volta; nello stesso giorno potevano essere necessari parecchi viaggi, con l’aiuto di Alex. A causa della malattia della moglie, a Helianos toccavano anche i lavori pesanti. Si erano rassegnati alla sporcizia dei loro abiti, ma il capitano si faceva lavare e stirare le camicie e la biancheria. La signora Helianos non faceva che cucire e rammendare, e man mano che il corredo familiare diventava sempre più consunto il lavoro aumentava e diventava sempre più difficile.
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E’ la storia di una famiglia greca costretta a condividere la propria casa con un ufficiale tedesco durante la seconda guerra mondiale.
Glenway Wescott mette in scena un dramma intenso e claustrofobico con una trama degna di una vera tragedia greca.
La brutalità della guerra si svolge tutta nei dialoghi, nelle emozioni e negli stati d’animo che emergono dai piccoli dettagli di ogni monologo interiore o conversazione.
Wescott (1901-1987) è un autore oggetto di crescente interesse negli ultimi anni. Anche se raramente letto oggi, il suo contributo alla letteratura americana è stato significativo.
Wescott ha sviluppato vasti legami con la comunità americana espatriata in Francia in cui ha vissuto negli anni ’20 e ’30. Ernest Hemingway e Gertrude Stein hanno profondamente influenzato il suo lavoro e il suo stile di vita. Lui e il suo compagno di vita, Monroe Wheeler, sono diventati in seguito figure centrali nelle comunità artistiche e gay della New York negli anni ’50 e ’60.
Glenway Wescott
Appartamento ad Atene
(traduzione di Giulio Arborio Mella)
Adelphi
2012