Anche Lukin, alla cui funzione la legge russa consente il diritto di contestare qualsiasi sentenza giudiziaria, sembra sostenere questa tesi: nel suo messaggio ai giudici afferma che il comportamento delle Pussy Riot non può essere considerato una esplicita violazione dell’ordine pubblico, nè si può addebitare loro motivazioni dettate da odio religioso, che i giudici peraltro non sono riusciti a motivare. Perciò, il verdetto di condanna va annullato perchè al di fuori della legge.
Le organizzazioni in difesa dei diritti umani plaudono alle parole di Lukin, e sperano ora che le due imputate possano essere scarcerate, alla luce del fatto che nei mesi scorsi anche il premier Medvedev aveva criticato come “troppo severa” la sentenza di condanna. E, a dirla tutta, anche Putin aveva cercato di non entrare direttamente nella vicenda, chiedendo ai giudici, prima della formulazione della sentenza, di non essere troppo duri nel giudicare le imputate.
E nel dibattito ci è entrata ieri anche la neoeletta Miss Russia, che ha definito troppo pesante la condanna inflitta alle Pussy Riot: “La pena ideale sarebbe parlare con loro e spiegargli che hanno sbagliato”, ha dichiarato la 18enne Elmira Abdrazakova.