L’esperto lo dice chiaramente: i problemi attuali di Cupertino sono tutti di percezione, non certo questioni reali. Il gruppo non naviga nelle pessime acque in cui pare i media abbiano cercato di affondarlo e le sue strategie, per quanto ultimamente lente, risulteranno vincenti nel lungo periodo. Nonostante Apple rimanga di fatto la regina iconica della creatività, si è però instillata nel pubblico la credenza che «Samsung sia oggi la vera innovatrice» e che «iPhone sia rimasto indietro». E quale migliore occasione di smentire certi orientamenti, se non rivoluzionando il modo con cui i consumatori si approcciano all’universo iPhone?
Innanzitutto, la disponibilità di nuove colorazioni gioverebbe soprattutto in termini d’età dell’audience. Un iPhone colorato in alluminio anodizzato, sulla falsariga di iPod Touch, attirerebbe nuovamente il bacino d’utenza più giovane. D’altronde, per quanto i concorrenti si impegnino a proporre soluzioni “young” di ottima fattura, il design e i materiali di Apple sono difficili da replicare e probabilmente uno scintillante iPhone rosso farebbe gola a molti. Poi, si dovrebbero proporre più alternative in termini di feature e costi. Un iPhone Mini strizzerebbe l’occhiolino sempre all’utenza giovane, mentre un melafonino dallo schermo prossimo ai 5 pollici ammalierebbe quel nutrito gruppo di clienti che si affida ad Android proprio per le dimensioni dello schermo.
«Il pubblico degli smartphone è cresciuto esponenzialmente negli anni recenti. La semplice realtà è che persone differenti hanno esigenze differenti. Creare una famiglia di prodotti allargherebbe l’appeal di iPhone ed eliminerebbe la percezione che Apple stia in qualche modo perdendo il suo piglio.»
Vi è però un fattore che Segall non sembra aver preso in debita considerazione. Proporre molti terminali della linea iPod è per Cupertino abbastanza semplice, perché si tratta sempre di device – ad eccezione di iPod Touch – che possono dotarsi di un sistema operativo immobile, cucito attorno alle loro caratteristiche hardware e dalle basiche funzioni. Il mondo di iOS è certamente più complesso, soprattutto perché Apple non deve rendere conto solo delle proprie strategie, ma deve fornire un environment digitale sufficientemente stabile per le migliaia di sviluppatori coinvolti nel modello App Store. Differenziare i prodotti significa moltiplicarne le potenzialità hardware, significa introdurre nuove risoluzioni schermo. E significa anche costringere gli sviluppatori a fare i salti mortali per far sì che un’app funzioni egregiamente su qualsiasi display e su qualsiasi dispositivo. Uno dei pregi di App Store, rispetto ai negozi virtuali della concorrenza, è proprio l’assenza di differenziazione, la garanzia che ogni applicazione funzionerà su ogni terminale in commercio. È per questo che la Mela, quando lancia prodotti come iPad Mini o iPhone 5 da 4 pollici, adotta strenuamente delle risoluzioni che non siano d’impiccio ai developer. E come fare a mantenere questo proposito con un iPhone dalle quattro grandezze diverse?