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Apple non rimborsa: Padre poliziotto fa causa al figlio per azione fraudolenta

Creato il 25 marzo 2013 da Macfordummies @MacforDummies

Certi errori difficilmente sono facili da cancellare, e non sempre si risolvono in un lieto fine. In alcuni casi si può addirittura valutare l’ipotesi di arrivare a citare in causa il proprio figlio mettendolo seriamente a rischio di carcere se serve a dimostrare la giustizia delle proprie intenzioni e avere ciò che si ritiene sia onesto ricevere. Una serie di considerazioni piuttosto vere ma molto criptiche a prima vista, brevi tratti della vicenda ben più grave riguardante un padre e un figlio, rispettivamente un poliziotto, e un figlio senza cognizione della enorme spesa che ha compiuto sull’App Store.

crossan

La storia si svolge nel Regno Unito, dove il poliziotto Doug Crossan scopre, come in altri analoghi casi già saltati agli onori della cronaca, che il figlio di tredici anni ha scaricato delle applicazioni gratuite, per poi finire con il comprare una serie di costose integrazioni, bonus ed extra fino a raggiungere l’esorbitante somma di quasi 4000 sterline. A questo punto il padre ha tentato di riavere indietro i fondi spesi dal figlio, ma la Apple ha rifiutato seccamente la sua richiesta di rimborso. Doug Crossan tuttavia, per quanto sia ben consapevole delle conseguenze della sua decisione, ha deciso di intraprendere le vie legali contro il giovane ragazzo, con l’accusa di acquisti fraudolenti. L’azione legale sembrerebbe l’unica via possibile per riottenere la somma perduta, anche se questo significherebbe portare il sangue del suo sangue a sedersi dietro le sbarre.

C’è da aggiungere che il padre in primis è ben consapevole del fatto che il figlio non abbia seriamente saputo che cosa stesse facendo, ma  è altrettanto convinto del fatto che solo in questo modo la Apple accetterà di venire a patti e rifornire i soldi spesi in acquisti sull’App Store.La Apple dal canto suo non sembra minimamente lasciare un’apertura favorevole né una qualche significativa possibilità di risarcimento. La compagnia ha sostenuto infatti che non si tratta di una sua responsabilità dal momento che è responsabilità genitoriale e che l’iPad, strumento di questi acquisti smodati, poteva essere benissimo tenuto sotto controllo oppure bloccato con una semplice password. Quel che è certo è che il poliziotto non ha intenzione di cedere, anche a costo di impartire una durissima lezione al figlio, ma come si è già visto in precedenza, la Apple non è nuova alle cause legali né ai processi, pertanto difficilmente adempierà a queste richieste, se non di fronte alle precise e chiare parole di un giudice.


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