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#apply194 Quando l’adempimento di un obbligo di legge diventa rivoluzionario

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

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Il Dicembre scorso il quotidiano Repubblica denunciava con questo video la mancanza di medici non obiettori e di servizi adeguati per quanto riguarda l’IVG e la contraccezione d’emergenza nei consultori pugliesi, in particolare in quelli della città di Bari.

Due giorni fa con questo articolo Repubblica annuncia la “rivoluzione” nei consultori baresi: arrivano i medici non obiettori.

Repubblica chiama “rivoluzione” quella che dovrebbe essere normale prassi, normale applicazione di una norma. La legge sull’ interruzione volontaria di gravidanza esiste dal 1978 ed è stata confermata da un referendum nel 1981. Oggi nel 2013 chiamiamo ancora rivoluzione un normale adempimento di un obbligo di legge.

Così passa l’idea che sia rivoluzionario, che sia un qualcosa di eccezionale la presenza di medici non obiettori in un consultorio, perché solitamente questi non ci sono. La normalità diventa il 75% di medici obiettori, con picchi addirittura del 100% in alcune realtà. La presenza del medico non obiettore diventa un’eccezione meritevole, non più la semplice applicazione di una legge.

E si sa che in Italia l’obiezione di coscienza fa curriculum. Per questo oltre ai/ alle ginecolog*, anche anestesist*, ostetriche, ostetrici, infermier* ci tengono a fare il salto di carriera grazie all’obiezione di coscienza.

Così il diritto sancito dalla legge 194 viene meno, perché nei fatti inapplicabile.

L’obiezione di coscienza andrebbe limitata il più possibile. Andrebbe favorito economicamente quel personale medico che sceglie di non fare obiezione, andrebbero banditi concorsi pubblici con la clausola della non obiezione, andrebbe favorita la carriera di chi compie il lavoro che HA SCELTO nel pieno adempimento di tutti i suoi compiti. Perché chi sceglie di fare l’avvocato sa di potersi trovare a difendere uno stupratore o assassino, così chi sceglie di fare il ginecologo oggi sa che questo lavoro comprende l’interruzione di gravidanza. Se non è d’accordo fa l’otorino, ma non si nasconde dietro l’obiezione di coscienza per far carriera a danno della salute e dei diritti delle donne.

Perché oggi gli attacchi alla legge 194 sono sempre più raffinati, sempre meno diretti, ma più subdoli e invasivi. Se sopravvive chi chiede esplicitamente il referendum abrogativo, come il comitato no194, c’è anche chi sferra attacchi ai diritti delle donne a suon di preghiere lunghe intere giornate, banchetti per il riconoscimento dei diritti dei-non-nati, cimiteri per embrioni con tanto di OBBLIGO di seppellire i “prodotti di aborto” tra l’altro, come scrive Lola qui: “Senza nemmeno consultare le donne che hanno voluto o dovuto interrompere la gravidanza.”

A ciò aggiungiamo gli ostacoli che ha incontrato l’aborto farmacologico. La pillola RU486 potrebbe evitare, in alcuni casi, l’invasività di una operazione di IVG, ma si sa che una donna che abortisce, in quanto assassina, come minimo deve soffrire, non può mica cavarsela con una pilloletta. Tra l’altro, dicono i sostenitori di quella che in bioetica si chiama argomentazione del pendio scivoloso, se rendo così facile l’aborto, poi le donne ci si abituano, ci prendono la mano e poi tutte lì a prendere pillole come caramelle!

L’obiezione di coscienza può riguardare solo l’interruzione di gravidanza, ma molti medici ricorrono all’obiezione anche nei casi di prescrizione della pillola del giorno dopo, la quale, a differenza della pillola RU486, non è un farmaco abortivo, di conseguenza non rientra assolutamente nelle attività per le quali si può obiettare.

A ciò possiamo aggiungere anche la retorica martellante sulla maternità, su quanto sia fantastico essere mamme, su quanto l’utero e il suo utilizzo rendano una donna veramente donna, sulla sacralità del femminile che dà la vita, a completare il quadro delle violenze che si esercitano contro le donne. Violenze meno dirette di uno stupro o di un femminicidio, ma altrettanto pericolose e pervasive.

Perché è una violenza quella agita dai militanti prolife che criminalizzano le scelte, è una violenza sentirsi chiamare assassina, è una violenza incontrare il ginecologo obiettore, è una violenza sentirsi rifiutare la pillola del giorno dopo con un “potevi pensarci prima”, è una violenza il funerale al “bambino mai nato” di una donna che quel funerale non lo vuole perché magari guardaunpo’ non è nemmeno credente o cattolica. E’ una violenza sostenere che la maternità è ciò che rende le donne veramente donne perché ci sono donne che non vogliono o non possono avere figli e a queste donne non manca niente, non sono cattive perché non assecondano un inesistente istinto materno, non sono imperfette, perché il valore di una donna non dipende dal funzionamento o meno del suo utero.

E queste violenze sono ancora più violente se agite in nome dell’amore o in nome della vita, perché è solo odio, si tratta solamente di ingiustificato e gratuito odio.


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