Apprendere con un video-game

Da Franceframes
Continuo a parlare della possibilità educativa e didattica di un serious game come quello proposto dal sito dell'UNICEF, World Heroes di cui ho già illustrato l'obiettivo primario e le diverse sezioni nel quale si articola.
Ora voglio proseguire il discorso inoltrandomi nell'uso didattico specifico di un video-gioco come questo, definito appunto "serious game" , letteralmente "gioco serio", risorsa didattica con la quale dovremo imparare a confrontarci sempre più frequentemente.
Apprendere attraverso la partecipazione ad un video-gioco risulta molto gradito agli alunni e molto efficace.
Le informazioni e le sensazioni vissute rimangono fortemente impresse e permettono in questo modo al giocatore di affinare percezione, attenzione e memoria favorendo modifiche comportamentali attraverso il learning by doing (imparare facendo), con il vantaggio, però, di agire in ambito protetto, quello, appunto, di un software di simulazione. Interiorizzare qualcosa che si è fatto di persona, quindi attivamente, risulta molto più semplice rispetto all’apprendimento di contenuti veicolati durante lezioni frontali, apprendimento cosiddetto passivo.
Seguendo questa indicazione, ho inserito questo gioco nell'ambiente protetto di classe, invitando gli alunni a giocare e portare a termine le diverse missioni, interessandosi  dei Paesi ai quali erano affidati, sia dal punto di vista geografico, sia dal punto di vista delle problematiche che avrebbero incontrato.
Inutile dire che la partecipazione al compito è stata particolarmente intensa...successivamente ho pensato di utilizzare questa motivazione per trasferirla inseme alle consocenze acquisite in un testo, un testo narrativo di avventura...
Anche qui i risultati sono interessanti, sia per la forma sia per i contenuti del testo...
Scrivo qui l'incipit di quello scritto da Sara:
"Durante l'estate avevo voglia di fare qualcosa di diverso, ma non sapevo bene cosa; per caso passai davanti alla bacheca delle associazioni dove vidi una locandina che invitava i giovani a fare del volontariato con l'UNICEF in Africa e precisamente nel Burundi (Africa centro-orientale).Andai a casa, ne parlai con i meiei genitori e loro, in un primo momento, mi dissero che era troppo pericoloso, ma notarono anche la mia delusione per la loro risposta..."
Risultati niente male, nè dal punto di vista etico-partecipativo, nè dal punto di vista comunicativo-testuale...

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