Apprendistato: il contratto più conveniente, non solo per i costi

Creato il 03 febbraio 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

Con la drastica riduzione degli incentivi sul contratto standard a tempo indeterminato, la legge di Stabilità 2016 rende l'apprendistato il contratto di lavoro più conveniente di tutti, a livello economico. Ma forse non solo

Resta valido, per il 2016, il cumulo degli incentivi all'assunzione con altri tipi di incentivo, quali:

  • Bonus assunzioni previsto da Garanzia Giovani;
  • Incentivo per il collocamento mirato di lavoratori disabili;
  • Benefici per i percettori di NASpI;
  • Incentivo all'assunzione di giovani genitori.

Per capire di quanto si è ridotto l'incentivo al tempo indeterminato standard, guardiamo questa tabella (Fonte: IPSOA).

Caratteri dell'incentivo 2015 2016

Importo massimo € 8.060 € 3.250

Misura 100% 40%

Durata 3 anni 2 anni

Tetto di fruizione mensile € 671,66 € 270,83

Volendo fare un confronto puramente economico, il rapporto di apprendistato, da sempre agevolato sia per la minore retribuzione consentita, sia per gli sgravi contributivi, torna ad essere il contratto di lavoro più conveniente al portafoglio. Soprattutto per le aziende sotto i 9 dipendenti, che godono di uno sgravio contributivo pressoché totale. Vediamolo con un'altra tabella (Fonte: IPSOA).

Comparazione costo del lavoro annuo

Voci di costo Sgravio 2016 Apprendistato
(fino a 9 dipendenti)

Apprendistato
(oltre 9 dipendenti)

Bonus Donne e Over 50 Bonus Liste di Mobilità

Retribuzione € 24.000

€21.500 1°anno;
€22.700 2°anno;
€ 24.000 3°anno

€21.500 1°anno;
€22.700 2°anno;
€24.000 3°anno € 24.000 € 24.000

INPS
(costo azienda)
€ 4.122 € 346 1° anno
€ 365 2° anno
€ 386 3° anno € 2.494 1°anno
€ 2.635 2°anno
€ 2.786 3°anno € 3.586 € 2.494 1°anno
€ 2.635 2°anno
€ 2.786 3°anno

INAIL
(costo azienda)
€ 168 – – € 84 –

TFR € 1.777 € 1.703 € 1.703 € 1.777 € 1.703

IRAP – – – – –

Ma di cosa stiamo parlando? Per ora in Italia (Bolzano a parte) abbiamo conosciuto solo un tipo di apprendistato: quello che si instaura dopo il titolo di studio. Un tipo di rapporto che, come confermano gli esperti ISFOL, serve ai giovani per mettere il naso nel mondo del lavoro e alle aziende per risparmiare sulla retribuzione. Quando un apprendista scorge possibilità di lavoro più stabile e remunerativo, lascia l'azienda "formatrice" e si accasa altrove. Ecco perché in tempi di crisi gli apprendistati durano di più. E la formazione? La parte formativa di questo contratto, quando non viene evasa, è davvero minima: obbligatorie, per i diplomati, solo 80 ore in tre anni. Per i laureati, 40. 

Eppure non è deto che le cose rimangano per sempre così. Anzi, è giusto dare al Jobs Act il merito di aver tentato di ridare uno scopo al contratto di apprendistato. Con la previsione dell'apprendistato professionalizzante senza limiti di età, di cui parlavamo in un altro articolo, questo tipo di apprendistato diventa particolarmente strategico per operazioni di outplacement: il lavoratore disoccupato o in mobilità può essere assunto da un nuovo datore con notevoli sgravi, che durano fintanto che perfeziona, con una formazione ad hoc, l'inserimento in azienda.  

Ma l'apprendistato su cui il Jobs Act ha puntato le carte migliori è quello in alternanza scuola-lavoro. Ce ne sono di due tipi: l'apprendistato in alta formazione (e ricerca) e l'apprendistato di primo livello, per i titoli di studio dell'istruzione e formazione secondaria, quello che dovrebbe andare a costituire la via italiana al sistema duale, il tipico apprendistato tedesco. La valenza strategica di questo tipo di apprendistato è che dovendo mettere scuole e aziende nella condizione di dover dialogare per progettare insieme percorsi coerenti, può essere la base di un sistema dove il lavoro viene assicurato prima di completare l'istruzione, in modo da avere "il contratto in mano insieme al diploma". Da gennaio il Governo è impegnato nella promozione di azioni di accompagnamento, sviluppo e rafforzamento del Sistema Duale. Una vicenda che non mancheremo di seguire.

Ma non tutti sono entusiasti del nuovo apprendistato: la CGIL non ci sta e denuncia un apprendistato al ribasso. Due, in sintesi, le posizioni del sindacato:

  1. dubbio sulla garanzia che l'azienda sia davvero formativa;
  2. rammarico per il fatto che la formazione professionale non dia l'accesso (automatico) all'università. 

Due prese di posizione da sfatare. Che l'azienda abbia potenzialità formativa è condizione necessaria per la formazione aziendale. La verifica di questo requisito andrebbe fatta di volta in volta proprio dalle scuole – e loro, sono veramente formative? La CGIL, scesa in piazza per difendere gli insegnanti all'avvio de «La Bouna Scuola» non indaga. E sull'accesso all'università…è proprio vero che si può andare avanti ad imparare solo in accademia? In realtà si studia anche senza università e si impara anche senza studiare. Esistono ad esempio gli IFTS, corsi di istruzione e formazione tecnica superiore, che rilasciano titoli di istruzione post diploma e che prevedono uno stage curricolare con inserimento quasi certo nel mondo del lavoro. Forse, non sanno che basta un anno integrativo di studio post diploma quadriennale professionale (che si può svolgere anche in apprendistato) e l'accesso all'università è assicurato a tutti.

Per avere, anche in Italia, un apprendistato di qualità, il contributo del sindacato è fondamentale. Ne parlavamo già "in tempi non sospetti". È il caso di ripeterlo: i giovani italiani meritano di non finire più nella palude dei NEET, meritano un mondo del lavoro alla loro altezza e meritano di essere all'altezza del mondo del lavoro. Se tutti gli attori in gioco riusciranno a cooperare mettendo da parte l'ascia di guerra, tutto questo sarà realtà in brevissimo tempo.

Simone Caroli