Approfondimento: Renzi e le riforme, nessun ostacolo

Creato il 14 febbraio 2015 da Justnewsitpietro

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Durante le manifestazioni in piazza, soprattutto quelle organizzate per gli scioperi, una parte di manifestanti ad un certo punto si stacca dal gruppo, cambia percorso, per dirigersi verso zone che la Questura non aveva autorizzato, con il solo obiettivo di rompere vetrine, incendiare auto e distruggere locali. Solo per divertimento. In pochi secondi, quella che era una manifestazione pacifica, anche se dai toni magari accesi, si trasforma in una carica da parte dei celerini contro tutti i manifestanti, e le piazze diventano il campo di gioco di una piccola battaglia tra popolazione e Stato, fino a quando l’ordine non sarà riportato.

Quanto successo a Montecitorio nelle ultime nottate non è molto distante da questo. La Camera dei Deputati si è trasformata in un campo da gioco: dove due settimane fa si applaudiva il nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nei giorni scorsi si sono visti scontri tra parlamentari di fazioni diverse, cori da stadio, urla contro la Presidente della Camera Boldrini e contro il Governo, mentre alcune forze politiche battevano sui loro banchi il plico degli emendamenti proposti.

Camera dei Deputati (Fonte: wikimedia commons – di DracoRoboter)

Naturalmente, i commessi erano il reparto celere della Polizia, e le ambulanze sono state sostituite dall’infermeria di Montecitorio, che ha curato le ferite di alcuni deputati che hanno avuto uno scontro più fisico che verbale con altri colleghi che non la pensavano esattamente allo stesso modo.

Nella notte tra il 11 e il 12 febbraio, era stato deciso di iniziare la seduta fiume, ovvero continuare il lavoro parlamentare sulla legge da approvare per evitare di rimandare troppo avanti, con il rischio che si avvicinasse troppo al giorno della sua scadenza, dopo la quale si dovrebbe ricominciare tutto da capo, dalla sua proposta, alle intenzioni di voto e alla votazione. Così, mentre Rai Uno trasmetteva a reti unificate e in diretta la prima puntata di Sanremo 2015, a Roma il Parlamento procedeva con le votazioni, emendamento per emendamento, della riforma costituzionale. Purtroppo, la seduta non ha avuto vita facile: per primi i membri del Movimento Cinque Stelle hanno deciso di dire la loro, ma come? Urlando “serva” alla Presidente della Camera Laura Boldrini, alzandosi dai loro banchi e scendendo le scalinate fino ad arrivare davanti ai banchi del Governo, mentre Forza Italia preparava cori da stadio, e i membri del Partito Democratico rispondevano contro le provocazioni.

Ma andiamo con ordine. Il 12 febbraio, alla sera, inizia la seduta. I molteplici interventi hanno convinto la Boldrini ad andare avanti con la seduta fiume, durante la quale i deputati hanno dato la loro opinione sulla riforma, oltre che a votare alcuni emendamenti. Poi lo scoppio della bagarre: scoppiano le proteste, gli insulti, e inizia il primo round di pugilato tra Nuova Centro Destra e Lega Nord. Una prima interruzione, alla ripresa dei lavori ripartono le grida, fino a quando la Presidente della Camera di turno Marina Sereni, stremata e impotente, conscia del fatto che ha perso il controllo sull’aula, decide di sospendere la seduta, almeno fino alla mattina seguente.

Siamo alla sera tra il 12 e il 13 febbraio, e lo spettacolo dei nostri parlamentari non è affatto finita. Il bilancio è peggio della serata prima: 13 deputati sono stati espulsi, tutti del Movimento Cinque Stelle, oltre a uno del Partito Democratico e un secondo di SEL. Questi ultimi due hanno avuto uno scambio di opinioni molto intenso, che sarebbe continuato per alcuni minuti se i commessi non avessero fatto di tutto per bloccare il loro animato colloquio personale. A quanto pare, il membro democratico aveva fatto dei complimenti ironici al deputato del partito di Nichi Vendola, che ha ben pensato di ringraziare il collega a modo suo. Oltre a questi,due persone sono tornate in infermeria, una per un dolore alla mano, l’altra dopo aver preso un calcio alla spalla. Il Presidente di turno, Roberto Giachetti, dopo aver tentato di sedare la rivolta a parola, si è dovuto recare in farmacia a comperare dei farmaci che curassero la sua gola, in quanto ritrovatosi completamente afono. Verso le 2 di notte, giunge alla Camera Matteo Renzi, di ritorno da Bruxelles. Sarebbe stato comico osservare le espressioni del suo volto all’entrata: persone che gridavano, in un angolo si svolgeva il Fight Club, dall’altra parte parlamentari che raggiungevano i colleghi camminando sopra i banchi. Qualche sparo in lontananza, una sirena della Polizia che suonava e sarebbe stata una perfetta scena da film americano, ambientata in un vicolo della periferia. La seduta viene sospesa alle 4.40.

Ieri sera, ultima tranche. Le opposizioni, assieme ad alcuni parlamentari del Partito Democratico, lasciano i loro posti a Montecitorio, e l’aula cade in un silenzio incredibile. Da due giorni la Camera dei Deputati non era così silenziosa durante una seduta. I commessi riposano, la Presidente di turno può parlare a voce normale, la campanella non risuona se non per dichiarare aperta la votazione. Vengono votati gli emendamenti rimasti, poi viene annunciato l’approvazione da parte della Camera. A marzo, ora, ci sarà l’ultima parte di lavori, poi la riforma costituzionale sarà effettivamente legge.

Ma cosa prevede la riforma costituzionale che ha fatto tanto penare il Partito Democratico? Per prima cosa, riguarda il Senato della Repubblica. Conclusa la legislatura del Governo Renzi, il Senato smetterà di esistere, o meglio, cambierà la sua struttura. I senatori saranno solamente 100, cinque di nomina presidenziale e gli altri nominati dai rappresentanti regionali. Non darà più il voto di fiducia. E’ la fine del bicameralismo. Scompaiono le province, che saranno comunque controllate da dei rappresentanti, scelti dai sindaci dei comuni. Sia per i senatori, che per i nominati provinciali, non è prevista una retribuzione, se non un rimborso spese. Il referendum popolare avrà bisogno di 800.000 firme per essere presentato, mentre il Presidente della Camera prenderà il posto del Capo dello Stato, in caso di malattia o dimissioni anticipate. Il Presidente della Repubblica sarà eletto con le stesse modalità, ma dal quarto scrutinio basterà i 3/5 dei voti. Viene aumentato il centralismo da parte dello Stato, e una legge rimandata alla camere deve essere rivista entro 30 giorni.

Ma questo è solamente il primo passo. Renzi ha tanti progetti che aspettano solamente di essere convertiti in parole e proposte dagli onorevoli componenti di Camera e Senato, donne e uomini distinti che faranno di tutto per portare a termine la legislatura, rispettando tutti i colleghi… si, insomma, in qualche modo si farà.

di Alessandro Bovo

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