Non posso crederci, ci sono cascata anch’io, nella rete. Nel vero senso della parola. Oltre ad essere diventata assidua frequentatrice di blog, forum e social network, ho ceduto e li ho lasciati entrare nella mia vita reale: ho organizzato un appuntamento al buio con due amiche virtuali, mamme di gemelli anche loro. Per quanto ne sapessi, sarebbero potute essere due psicopatiche o due serial killer, anche se non lo sembravano affatto, nel gruppo Facebook dove le ho conosciute. Però, è noto da secoli, il mondo del web è un universo parallelo pieno di troll, maniaci e perditempo. Ho voluto sfidare la sorte perché era troppa, e troppo bella, la sintonia che si era creata tra noi in mesi e mesi di conversazioni, condivisioni e confessioni all’interno del nostro gruppo.
In effetti, la mia vita sociale negli ultimi tempi è stata molto più vivace online che offline. I miei amici storici si ricordano a stento la mia faccia, invece condivido anche i miei pensieri più segreti con persone che non ho mai visto, ma che credo di conoscere a fondo, in alcuni casi. Il fatto è che lo status di mamma gemellare è talmente particolare che sprona a cercare confronti. E questi normalmente avvengono in rete perché è raro che si conosca qualcuno che condivida questa sorte. E in ogni caso si è talmente impegnate che, soprattutto il primo anno, è impensabile trovare il tempo di chiacchierare. Oltre al fatto che le amiche di sempre - come non capirle! – si annoierebbero dopo 10 minuti dei tuoi racconti su cacche, pappe e pannolini doppi. In un forum o in un gruppo Facebook si può accedere quando si vuole e si può sostare quanto si vuole. Si può leggere soltanto o commentare ogni post. Si può lanciare una domanda e tornare a far altro per poi trovare tante risposte alla nuova connessione. Insomma, si può scegliere il proprio grado di coinvolgimento, il come e il quando. E si trova sempre qualcuno che ha voglia di chiacchierare, che ha più o meno gli stessi problemi, le stesse paure, le stesse ansie. Con il vantaggio che le mamme dei bimbi più grandi aiutano quelle con i bimbi più piccoli, come in una vera comunità. A me è capitato di chiedere anche consigli medici. E mi è capitato di connettermi anche di notte quando, dopo aver allattato, dovevo rimanere sveglia qualche minuto in più in attesa del ruttino.
Gruppi come questo (io ne frequento due: uno di mamme della mia città, l’altro di mamme gemellari – sono iscritta anche ad altri ma li guardo con poca assiduità) sono meravigliosi anche perché corrispondono al mondo reale: sono lo specchio della società. In poco tempo, si percepiscono personalità e caratteri e si definiscono i ruoli. Sono democratici per eccellenza perché sono trasversali. E’ chiaro che pian piano si creino affinità e simpatie particolari.
La prima bimamma che ho conosciuto in rete è Annapaola, mia Alter Ego su questo blog. Lei mi ha accompagnata tenendomi per mano durante tutta la gravidanza, rassicurandomi a ogni dubbio e confortandomi nei momenti di debolezza. Anche quando non mi facevo sentire per settimane, presa com’ero da me stessa, lei era sempre lì, paziente, in attesa. Ogni tanto mi mandava un messaggio per sapere se stavo bene. Le devo molto, e forse non gliel’ho mai detto. E non l’ho mai vista.
Poi sono arrivate le altre.
La scorsa settimana, quando ho dovuto pianificare una trasferta di 24 ore a Roma, ho proposto un caffé ad Elena, una bimamma del gruppo con nani 4 mesi più grandi dei miei. Subito Claudia da Milano ha preso la palla al balzo – lei che se sta ferma più di 2 giorni rischia l’orticaria. Lei che ha come hobby preferito quello di prenotare voli e pianificare viaggi. Eccola, in quattro e quattro otto aveva prenotato anche lei: stesso hotel e il FrecciaRossa per arrivare. Allora il caffè si trasforma in pranzo e l’emozione cresce ogni giorno di più, con l’avvicinarsi del d-day. Sembra stupido ma eravamo davvero su di giri prima di incontrarci.
Quando ci siamo viste ci siamo abbracciate. Così, naturalmente. Come vecchie amiche. Tra una carbonara e una cacio e pepe (“ma senza pepe, per favore” – Claudia non te l’ho detto ma mi sei sembrata Sally quando mangia con Harry, nella famosa scena del film!), non un momento di silenzio, dall’inizio alla fine del nostro pranzo. Ovviamente abbiamo parlato soprattutto di nani. Ma anche di noi, dei nostri compagni, del nostro essere donne e mamme così impegnate. Dopo il pranzo abbiamo preso il caffè al Sant’Eustachio, un’istituzione a Roma. E poi abbiamo passeggiato finché Elena è dovuta tornare in studio e Claudia ed io abbiamo camminato camminato e camminato. Perdendoci a Roma come due sceme. In taxi, direzione hotel, abbiamo parlato. E poi abbiamo parlato in hotel, davanti a una tazza di tè caldo. Eravamo stremate e alle 18 la conversazione si stava spegnendo per la troppa stanchezza. Era giunto il momento di prendere ognuna la propria strada, verso i propri impegni serali.
Sono tornata a casa, l’indomani, convinta di avere due nuove amiche.
Adesso credo a chi trova l’anima gemella in rete. Credo sia davvero possibile. E credetemi se ve lo dico io. Io che di gemelli me ne intendo.