Una delle immagini che mi porterò a casa è quella di questo ragazzino di una decina d'anni che mi sorride dalla barca di legno. È chinato su una grossa ciotola piena di frattaglie e tra le mani tiene un coltello affilato col quale, in maniera disgustosa e magistrale insieme, decapita topi, uno dopo l'altro. A quanto pare alla cena della domenica a Kompong Phluk non si butta via niente. Saluta con la mano, innocente, mentre ricambio trattenendo conati di vomito.
Questo villaggio, a circa 40Km dalla più animata Siem Reap è interamente costruito su alte palafitte che innalzano le abitazioni fino a 9 metri dal suolo. Ci abitano dei pescatori, discendenti della vecchia razza Khmer impegnati dalla mattina alla sera in questa vita di frontiera con i piedi a mollo. Stanchi dopo io lavoro, una volta rimesse a posto le reti, devono salire tre piani su malconce scale di legno per sedersi a tavola a mangiare un po' di riso con una zuppa di pesce.
Stiamo percorrendo le anse del fiume con una barca turistica di legno scadente, che si piega pericolosamente di lato ad ogni curva verso destra. In questo momento l'acqua è alta circa 2 metri e mezzo, ma tra qualche settimana raggiungerà il suo picco di 13 metri, lambendo la soglia delle case e ricoprendo interamente la foresta di mangrovie.A Kompong Phluk abitano circa 4000 persone, che qui fanno su e giù 500 famiglie, c'è la scuola elementare e media, il medico di base, un rudimentale barbiere e una Pagoda con il tetto dorato. All'ingresso un monaco con la classica tunica arancione ci accoglie battendo forte un bastone su un grande tamburo. Per le superiori e l'ospedale, invece, ci si deve allungare a Siem Reap. "5 dollars" - fa segno la signora di mezza età che ci accompagna lungo la strada ricavata tra le palafitte. È il prezzo per una corsa in Tuk Tuk diretta in città, evidentemente proibitivo per buona parte dei locali.
Per ora l'acqua non ha ancora sommerso la strada e quindi ci concediamo una breve passeggiata tra i bambini festanti che salutano urlando dalle finestre lassù. C'è chi in fronte alla casa tiene rottami pronti ad ogni utilizzo perché qui gli oggetti hanno più vite dei gatti e chi invece preferisce delle gabbie galleggianti dove starnazzano i polli o grufolano piccoli maiali rosa.Cani e gatti si aggirano lascivi, i bambini delle elementari chiedono l'elemosina, qualcuno prepara delle verdure bollite in un baracchino in mezzo alla strada. C'è chi fa il bucato, chi raccoglie le reti, chi mangia una pannocchia e chi fa il bagno nel fiume come nel mezzo di un presepe naïf. Un bambino conduce un gigantesco barcone al centro del canale. Avrà 8 anni o forse meno, arriva a malapena ai comandi. Suona la sirena per salutare prima di una stretta virata. I turisti sul tetto, poco più di una dozzina, si godono ignari gli sparuti raggi di sole.