APPUNTI DI VIAGGIO E DI PERSONE – Pino e Giovanna nel loro Moai

Creato il 25 agosto 2014 da Il Gazzettino Del Bel Mondo

“Scusi, ma questo posto è mio. Sto aspettando gente e qui ci abito io”. Il signore in T-shirt bianca ha modi gentili ma fermi. Caspita. Proprio ora che il navigatore ci indicava il Bed & Breakfast a due passi.

Tento una replica: “Abbia pazienza, ma siamo due turisti di Genova e stavamo cercando Il Moai“. Un sorriso che è già un abbraccio: “Ah, ma il Moai so’ io! E proprio a voi tenevo il posto!”. Ci troviamo subito con il signor Pino che ci aiuta a scaricare e ci fa strada. Bella villetta nel verde poco fuori il centro storico di Vitorchiano. Un salone ampio dove la signora Giovanna, moglie di Pino, ha preparato un aperitivo, visto che ormai il pomeriggio è più che tardo e l’appetito è sveglio.

Si ha subito la sensazione di essere a casa. Quasi un ritorno perché – come si dice – “a pelle” ti pare di conoscerli da una vita. Ci spiegano la storia del Moai. Che c’entra l’Isola di Pasqua con questa lazialissima cittadina medievale, nota per il peperino? E Rapa Nui con il Viterbese? Leggete qui e lo scoprirete. Certo, raccontato da Giovanna e Pino è tutta un’altra cosa. Percepisci dalla storia del luogo, la passione per questa terra, il desiderio di fare bella figura, perché – in quel momento lì, mentre ci parlavano – erano gli ambasciatori della loro terra e ci mettevano la faccia.

Mi guardo in giro e, in un battibaleno, scorgo la discografia e videografia completa dei Beatles.Ops! Avete già capito, come è andata a finire? Pino ed io ci siamo ritrovati nella tavernetta a suonare Let It Be, lui alla chitarra e io al piano, contornati dai suoi ricordi di tifoso della Roma, paracadusta e pischello beatlemaniaco presente all’Adriano quel giorno d’estate del ’65…

Si fa ora di cena. Pino è il nostro Virgilio vitorchianese e ci accompagna a La Lanterna, ristorante tipico. Siamo sicuri che mangeremo benissimo e secondo i giusti crismi. Pino è uno di parola. E siamo in compagnia. Con noi una coppia di giovani ungheresi. Il mio inglese, non proprio oxfordiano, serve più a farci quattro risate che non a conversare, ma, alla fine, si sta bene insieme, se magna (Cavatelli alla vitorchianese… un must) e ci si regala pure un giretto nel caratteristico borgo antico. Stupendo: non c’è nemmeno campo.

Notte placida e leggera che passa nella quiete.

Sono quasi le 8 e Giovanna e Pino li troviamo già lì indaffarati per la colazione. Ci ricevono in sala e che tavola… Pino sorride: “Può bastare’ Va bene?”. Caspita. Sembra un po’ sovrappensiero. Sembra ma non lo è: “Mica mi sono dimenticato. Finiamo colazione e poi vi porto a vedere il Moai”. Uomo di parola. Si era detto.

Un soggiorno unico, familiare e rilassante con una coppia di persone, magari non ancora amiche, perché ci si conosce poco, ma sicuramente “amichevoli”. Belle persone. E – dirò di più – un esempio di professionalità in fatto di accoglienza. Gio’ e Pi’, se attraversiamo l’Italia di nuovo, noi ripassiamo da voi. Grazie ancora. [R.S.]


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