Appunti per un sistema di trasmissione del Parkour, Parte 1/3

Creato il 19 febbraio 2016 da Gato
Nota iniziale: periodaccio per la comunità di ADD/Parkour/Freerun, eh? Il clima sembra un po' avvelenato. Ma proviamo a riportare la discussione sulla pratica e sull'insegnamento, piuttosto che lasciarla vagare sulla filosofia politica. Si, lo so.. pubblicare qualcosa di questo tipo equivale a immergere le chiappe in una vasca di piranha, ma questi appunti stanno nel mio drive da alcuni anni, è il caso di sbarazzarsene.. :)

Se un insegnante non può insegnare tutte le materie, perché gli studenti devono studiarle tutte? (Anonimo)

Il mio punto di partenza sono stati "i tre pilastri" del parkour, così come sono stati identificati da alcuni esperti praticanti intorno al 2010. La Forza, il Tocco e lo Spirito sono tre vasti insiemi che dovrebbero racchiudere tutti i concetti cari alla disciplina.

La Forza comprende due concetti importanti: la Forza Fisica (intesa come insieme delle qualità condizionali) necessaria per sostenere la performance e la Forza Mentale necessaria per affrontare ogni allenamento (solo?) diligentemente.

Il Tocco indica la sensibilità al movimento (intesa come insieme delle qualità coordinative), entrano in questo insieme concetti fondamentali come il Flow (uso efficace dei gruppi muscolari, economia del movimento) e l' Armonia (precezione intuitiva di quando un movimento o un gruppo di movimenti sono "giusti" o "sbagliati" rispetto ad altri movimenti o all'ambiente).

Nello Spirito si collocano le qualità psicologiche che la pratica del parkour dovrebbe aiutare a costruire come il Focus, la Determinazione e l'Umiltà.

La mia sintesi ha arbitrariamente postulato un' assioma nell'intersezione centrale dei tre cerchi e ha poi identificato 3 principi cardine nelle tre intersezioni periferiche. Questi quattro concetti dovrebbero servire da anello di congiunzione tra il cosa ed il come, ma anche tra i 3 cerchi ed il triangolo. Sono i princìpi che dovrebbero ricapitolare tutte le cose importanti da fare.

"What moves the Greek warrior to deeds of heroism," Kitto comments, "is not a sense of duty as we understand it... duty towards others: it is rather duty towards himself. He strives after that which we translate "virtue" but is in Greek areté, "excellence" - we shall have much to say about areté. It runs through Greek life." [...]

Kitto had more to say about this areté of the ancient Greeks. "When we meet areté in Plato," he said, "we translate it "virtue" and consequently miss all the flavour of it. "Virtue", at least in modern English, is almost entirely a moral word; areté, on the other hand, is used indifferently in all the categories, and simply means excellence.

Thus the hero of the Odyssey is a great fighter, a wily schemer, a ready speaker, a man of stout heart and broad wisdom who knows that he must endure without too much complaining what the gods send; and he can both build and sail a boat, drive a furrow as straight as anyone, beat a young braggart at throwing the discus, challenge the Pheacian youth at boxing, wrestling or running; flay, skin, cut up and cook an ox, and be moved to tears by a song. He is in fact an excellent all-rounder; he has surpassing areté.

implies a respect for the wholeness or oneness of life, and a consequent dislike of specialization. It implies a contempt for efficiency... or rather a much higher idea of efficiency, an efficiency which exists not in one department of life but in life itself."

Tenendo bene a mente l'assioma e i princìpi, imparando ad allenare le qualità condizionali e osservando attentamente gli attributi, credo che abbiamo radunato tutti gli ingredianti necessari. Ma come servirli?


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