Quando risiedo a casa, se posso, vado spesso in Dipartimento a lavorare in biblioteca … Un vecchio vizio che non mi riesce di perdere. Ho scoperto di poter vivere pressoché ovunque (e l’ho anche fatto), ma stare a lungo lontana da una biblioteca mi risulta pressoché impossibile … Mbéh … Ognuno ha le sue stranezze: c’è chi ha bisogno di vivere in una città di mare; chi di un clima mite e temperato; chi di vedere tutti i giorni il sole; chi di una grande metropoli;
Agli inizi degli anni’80, quando mi iscrissi all’Università, ero nell’allora folto gruppo dei piccoli … Gli ultimi arrivati, quelli che portano freschezza ed anche un po’ di frastuono tra le ordinate e seriose file di libri. Ad insegnare c’era una serie di Professori, grandi già allora, almeno ai miei occhi di studentessa appena arrivata. I miei Maestri.
Siamo agli inizi del novembre del 2012. Sono passati esattamente 30 anni da quando cominciai a seguire i corsi … Continuo a venire a studiare in Dipartimento e, come in una vecchio film in bianco e nero, continuo ad incontrare tutti i miei Professori di allora (quelli che sono rimasti a vivere qui). Un po’ invecchiati,un po’ imbiancati, quasi tutti ormai in pensione, ma ancora attivi e appassionati … No!… Avete capito male, non è alla rottamazione che sto pensando, la rottamazione non mi trova affatto d’accordo. Se un Professore in pensione vuole continuare a fare ricerca, ci mancherebbe altro, è giusto ed anzi è molto bello che continui a frequentare la biblioteca di quella stessa Università nella quale e per la quale ha operato per tanti anni. Al di là dei legami affettivi, le esperienze e le conoscenze dei più grandi costituiscono una risorsa preziosa ed un esempio per noi tutti.
No, il punto dolente è un altro. Trenta anni fa ero parte del gruppo dei più piccoli studenti;
Ricambio? Ricambio generazionale? Termine purtroppo non pervenuto in tanti, troppi, Atenei italiani.
Elle