Un lavoro dettato dal suo amore per la giustizia, che pare averlo abbandonato per quanto riguarda le sue vicissitudini personali.
Ma nel corso di un aprile meteorologicamente schizofrenico – a cui ben si addice la citazione di T.S. Eliot del titolo – tutto cambia: il ritrovamento di un cadavere non identificato in un capanno, vittima di una morte atroce, porta lo sbirro a navigare nelle acque profonde della politica internazionale. Ed a venire in stretto contatto con l’incarnazione di tutto ciò che lo ripugna: il violento Billy McGruder, omicida di ghiaccio privo di alcuna morale se non della propria (estremamente perversa ed agli antipodi della morale comune).
Il McGruder di Raymond è per certi versi un Hannibal Lecter ante litteram, uno spietato che si ritrova a collaborare con il potere costituito; ma, contrariamente al personaggio di Harris che conserva un suo fascino perverso, non può produrre alcun tipo di empatia nel lettore.
Aprile è il più crudele dei mesi è un noir claustrofobico e spietato, che vira abilmente dai sobborghi londinesi costellati di pub ai salotti dell’alta politica. I personaggi di Raymond assumono quasi una statura monolitica, in un efficace tentativo di creare un affresco dell’eterna lotta tra il bene e il male.