Come ben sapete, perché ve ne ho accennato in uno dei miei scorsi post, sono entrata nella delicata e ancor più piena di dubbi, perplessità, “precariaresimo”, fase di transizione che mi porterà a trasformarmi da una “GiovaneetcetceDisoccupata” a una “GiovaneetcetcPartitaIvata”.
E voi direte “ah che fortuna, ha trovato un lavoro”… e io vi dico… ah che fortuna, anche si.. ma anche no.
No nel senso che mi piacerebbe aver trovato lavoro, il caro, vecchio, rassicurante, fisso, contributi pagati, malattie e ferie retribuite e garantite, etc. etc. lavoro. Ma no. Ho trovato (forse, ma chi può dirlo) dei clienti. Che non vogliono assumere ma che, dopo anni di esplorazione del magico mondo delle “prestazioni occasionali” ricorrenti, hanno deciso che vogliono ancora i miei validi servigi, ma non vogliono pagarmi i contributi per il privilegio di averli. E dunque, come tante aziende in Italia, richiedono di continuare la collaborazione con partita iva. La mia.
E taccio qui, coscientemente, in merito alla questione della partita iva a unico committente. Magari ne parleremo un altro giorno ma io vi dico che, così come vedo lo Stato sguinzagliato a scoprire noi piccoli grandi evasori fiscali delle partite iva, lo vorrei vedere anche a sanzionare quelle aziende che con coscienza e costanza impongono la partita iva con contratti che al tempo stesso impongono clausole DI ESCLUSIVA al lavoratore (ovvero se lavori, lavori solo con noi. E a partita iva. E senza tante storie.)
Ora, siccome siamo in un periodo in cui non si può dir di no ad un lavoro (e vi prego di fare molta moltissima attenzione a questa frase e al concetto che esprime, e che riprenderemo più avanti!), dicevo: non si può dire di no ad un lavoro, neanche il più precario, neanche il peggio pagato, etc. etc. una che fa? Si va ad informare per aprire la partita iva, nel famigerato nuovo regime dei minimi, di cui si fa tanto parlare e che, in teoria, dovrebbe garantirle di poter incassare quel minimo indispensabile (altrimenti non si chiamerebbe così no??) per vivere dignitosamente, corrispondendo il minimo (!) indispensabile di tasse e balzelli in modo da non erodere troppo le cifre già irrisorie.
Ebbene ecco cosa ho scoperto: fatte le dovute considerazioni (carta e matita e calcolatrice alla mano) possiamo riassumere la situazione così come dice il titolo di questo post.
Aprire la partita iva nel 2015, con l’intenzione di rientrare nel nuovo regime dei minimi, soprattutto, è un po come giocare a Lascia o Raddoppia.
Lascia perdere, o raddoppia le tasse che dovrai pagare.
Più o meno, all’incirca quasi, così così, più così che così.
Lo si vede anche a occhio nudo, nel più classico dei casi, quando si da uno sguardo alle soglie di contribuzione che si applicano a quella fatidica “cifra TOT” che indica se si è, o non si è, in grado di rientrare nei minimi: nel mio caso, libera professionista del ramo del vattelappesca (che lavora su internet, mettiamola così, ma non è designer, IT, tecnico, programmatore, etc. quindi va a rientrare nel gran calderon dei vessati ma completamente ignorati dalla legge e dai codici ATECO) i fatidici 15.000 Euro.
Che un tempo eran 30.000, ma poi c’è stata la crisi e ops… son diventati 15.000.
Un tetto di 15mila euro massimi è quanto si può incassare per rientrare nel regime agevolato dei minimi, e avere diritto a: esenzione dalla “storia” dell’IVA, la percentuale più alta di tutte le categoria come coefficiente su cui calcolare il reddito “imponibile” (ovvero: ne prendi di meno – di soldi -, ne dichiari in percentuale di più, rispetto ad esempio ad un commerciante, un negoziante, un qualunquante che non sei tu), la percentuale di contribuzione forfettaria al 15% (che un tempo era 5% apperò come siamo fortunati) e che riassume i contributi vari – tranne quelli dovuti all’INPS – da corrispondere nelle due comode rate annuali allo Stato e al Fisco.
15mila e 1, e si rientra nella partita iva normale. Il che significa si, che poi ti puoi scaricare il mondo di spese, mediche, veterinarie, proctologiche e tutti gli scontrini di sto mondo e quell’altro, ma che anche e soprattutto: dovrai versare trimestralmente l’IVA accumulata, dovrai versare i contributi alla gestione separata INPS in base al tuo reddito (al tuo luculliano reddito vorremmo aggiungere giacchè ce n’è da mangiare, come no!) e con una aliquota che dai 28% attuali salirà, salirà salirà a superare il 30% nei prossimi mesi/anni. E poi dovrai versare anche contributi in base ad una aliquota, anch’essa variabile a scaglioni in base al reddito, che al primo scaglione parte già da un comodo 23%.
23% invece dei 15% forfettari della soglia dei 15mila.
Cioè 15mila e 1, e tu hai già il 6% in più di tasse da pagare. (E non me ne vogliano i commercialisti puri se la storia “non è proprio così”.. a noi menti semplici che a fine mese dobbiamo far quadrare i conti serve parlare in soldoni grezzi, perciò E’ COSI’).
A questo si aggiungono considerazioni in merito alla retribuzione del suddetto commercialista che già non te ne prede pochi per una contabilità dei minimi, ma che sale (e sala) implacabilmente il conto entrando nel regime ordinario. Giustamente, oserei aggiungere io, paladina un po’ invidiosa dei diritti del lavoratore: almeno una categoria che non cede di fronte alla richiesta onnipresente e perenne dello “sconticino” sulla parcella, a sto mondo, ci vuole, no?
Ora, torniamo al concetto “non si può dire di no ad un lavoro” etc. etc. in realtà tutto si può fare, in questa era del nuovo regime dei minimi TRANNE che accettare un nuovo lavoro.
Non dopo che hai aperto la partita iva nel regime dei minimi, dichiarando, anzi no scrivendolo col sangue, che NON fatturerai mai al di sopra dei famigerati 15mila euro ANNUI… pena, LA MORTE!
Si perché se ti succede, che ti vergogni e prendi un nuovo contratto e fai 15mila e uno, zacchete, non sei più nel regime dei minimi, devi cambiare partita iva (più la spesa e l’impresa che il resto) e lo stato ti considera una che coscientemente, scientificamente, ha DETTO IL FALSO.
Una che EVADE.
Perché magari a gennaio quando apri la partita iva dei minimi tu povera sfigata non sai che a giugno prendi un nuovo contratto – dio lo benedica – e superi la soglia e allora ecco che lo Stato, il caro, buono, onesto, vecchio stato, ti considera una dei peggio evasori fiscali che esistono sulla faccia della terra.
Ora, perdonatemi se io vedo questa cosa come una assurdità incommensurabile e non me ne riesco a capacitare:
- Come diamine faccio io a sapere da gennaio a dicembre quanto riuscirò a lavorare e quindi a fatturare, se tu per primo, caro Stato, hai fomentato la deregulation libera (e anche il “faccio un po’ come czz me pare” da parte delle aziende) dei contratti, il precariato, il “flessicismo” estremo, e quindi io non so chi mi vuole per quanto e come fino a che non ricevo una propolsta indecente?
- Ma non puoi semplicemente ragionare a scaglioni, invece che a scOglioni, come già fai per il regime normale, e se sforo applicarmi una aliquota diversa al sovrappiù, e anche buttarmi fuori dal regime dei minimi, ma senza sanzionarmi come se stessi rubando chissà cosa, e tanti cari saluti, senza mettermi l’ansia, anzi no il terrore, la paura di sforare, il dubbio che nel dubbio sia meglio NON lavorare?
- Ma non hai altro da fare che venire a rompere le palle a me, che se incasso 15mila euro o 20 mila sempre e comunque la fame faccio, altro che evasione fiscale de noantri? Maa prima di lessarmi e pelarmi come una patatina novella, vuoi lasciarmi lavorare, guadagnare, e magari POI pagarti in percentuale su quello che REALMENTE guadagno, e non su improbabili calcoli basati sul “sailczz” e su anticipi e posticipi degli stessi incassi “Stimati”??
Ora, per concludere questa mia tirata: mi scuso con gli addetti ai lavori se ho riportato delle notizie non corrette e li prego, li supplico anzi, nel caso, di spiegarmi meglio come va la storia (soprattutto quella del “Cosa succede se dopo aver aperto la partita iva nei minimi supero la soglia?” – perché io francamente non ho trovato notizie in merito a questa cosa online e perciò non so che altro dire o pensare e mi baso su quanto ho capito di quello che mi ha detto il mio commercialista).
Ah, e nel caso ve lo steste chiedendo, cose del tipo “posso aprire la partita iva dei minimi per avere ricavi da un secondo lavoro” oppure “posso aprire la partita iva dei minimi ma avere anche un contratto di collaborazione a progetto”?… la risposta è NO.
Puoi fare in nero, però, se ce la fai (e non è un invito a farlo, il mio, solo una amara constatazione dettata da giorni e giorni di mercato in cui vedo quanti scontrini si fanno, o non si fanno…. Ad esempio)
Ecco, questa era la mia ehm “breve” riflessione – guida in merito alla convenienza del nuovo regime dei minimi… l’ennesima presa per il Q (e va bene lo so che arrivo in ritardassimo su queste polemiche che si fanno da mesi, ma prima di dire la mia volevo informarmi davvero bene, ecco).
E no, seriamente: ma è possibile uccidere in questa maniera, scientifica e stupida, anche quella poca voglia di lavorare che ormai ci rimane, a noi piccoli indeFESSI professionisti che ancora ci proviamo?