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La solita minestrina

Creato il 15 aprile 2022 da Annalife @Annalisa
solita minestrinaOcchio all’ultima bambolina

Tra un saggio, un romanzo e altro, mi è capitato spesso di leggere i libri di Kinsella, fin dai primi (che mi facevano ridere) agli ultimi (un po’ meno).

Credo di averli letti tutti ormai, quelli densi, quelli all’acqua di rose, quelli riusciti e quelli no. Così ho iniziato anche quest’ultimo, dell’anno scorso, convinta di poter dimenticare per qualche oretta attacchi, carri armati e simili. E così è stato, per cui sono comunque grata all’autrice perché: primo, ha abbandonato la serie “I love questo e quello”, che secondo me aveva tirato gli ultimi; secondo, ha scritto con la solita piacevole leggerezza. Talmente leggera che per riuscire a dire qualcosa sul libro stavolta ho dovuto accennare ad alcuni particolari di trama tali che, se volete rimanere completamente all’oscuro, vi costringono a smettere di leggere qui, e amen.

Infatti la trama è quella che è, un po’ ripetitiva e un po’ confusa all’inizio, per cui ci vuole qualche minuto per rendersi conto che nel giro di un paio di pagine non solo son passati diciotto mesi, ma, nel frattempo, c’è qualcuno che, con un salto personale doppio e carpiato, ha cambiato vita per due volte.

Seguono le solite schermaglie famigliari e amorose, qualche tira e molla, lei che ama lui che non ama lei o forse sì, ma c’è sotto qualcos’altro, e poi tutto il ventaglio di possibilità: chi lascia, chi è lasciato, chi rimane ma non vorrebbe, chi è un’arpia ma forse no, chi nasconde drammi ma forse no, chi è incinta ma forse no o forse sì, chi lo sa, lo scopriremo solo vivendo. Il tutto immerso in qualche situazione che ho trovato descritta come esilarante, da ‘autentiche risate’, ma che a me è sembrata un po’ forzata, come se, di fronte a un dramma personale e famigliare, Kinsella si fosse sforzata di tenerci su il morale con la protagonista che fa la buffona per distrarci un po’, si appende al soffitto a testa in giù, si nasconde dietro una poltrona, delle tende, sotto un tavolo, che ridere.
Si tratta, comunque, di sketch, di piccole singole situazioni in cui sono coinvolti i vari personaggi di famiglia, più che di una vera e propria trama articolata.

Ovviamente, in tutto questo, Effie, personaggio principale, capisce, comprende, diventa grande, matura, fino a trasformarsi nella dea ex machina per la ri-costruzione di una famiglia che ha avuto tanti problemi ma che ora si affaccia su un orizzonte più bello e più roseo che pria (tutti sono felici, chi non è felice non viene più nemmeno menzionato, addio Mimi, madre amata, chissà che fine hai fatto, la vita procede e tutto va bene).

Riconosco, certo, la capacità di tratteggiare tanti personaggi diversi anche in poche righe, di mostrarceli in varie situazioni, ma, ahimè, anche una certa fiacchezza di circostanze, di caratteri ormai stereotipati (uno su tutti, l’intrusa), di cose che succedono esattamente come ci si aspetta che succedano (ma la ricongiunzione carnale nella casetta sull’albero – a due piani – no, dai!); apprezzo anche il tentativo (riuscito, eh) di affrontare temi un po’ più seriosi dello shopping (qui si parla di divorzio, di difficoltà famigliari, ecc.), e tuttavia trovo che la commistione fra tema serio e situazioni ridicole non sia particolarmente riuscito ma mostri un po’ la corda. Quasi tre stelle soltanto perché Kinsella è comunque meglio delle autrici nostrane di chicken lit; e perché comunque per un paio d’ore si riesce soltanto a pensare a quanto è scema Effie in certi casi, e a quanto sono fuori di testa gli altri.

Sophie Kinsella
Attenti all’intrusa!
Mondadori, 2021
pgg 300, euro 19


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