Amanda e Alberto, i due protagonisti, non sono così diversi dagli altri ragazzi: entrambi cercano un’identità che possa distinguerli ma che al tempo stesso loro possano condividere con qualcuno. Lei è una ragazza timida, per nulla spigliata come la sua migliore amica, che vorrebbe invece iniziarla ai piaceri del sesso durante una gita scolastica. Lui, invece, è un ragazzo taciturno e subito attratto da Amanda. Che non tarda a ricambiare. La loro storia, però – e per fortuna – non assomiglia alla maggioranza delle storie d’amore adolescenziali raccontate dai film, dai teen-drama o dalle docu-fiction che imperversano nei canali televisivi più giovani e giovanili, seppure si debba tener conto di alcuni snodi narrativi essenziali per raccontare l’evoluzione di un rapporto in poche immagini. Non è un rischio semplice da evitare, se si considera pure che il tema centrale è un argomento attuale, sul quale spesso l’informazione generalista pecca di superficialità e pressappochismo: il rapporto che gli adolescenti hanno con il sesso e le tentazioni, le perversioni che Internet e che un videofonino rendono più accessibili. E forse più accettabili, agli occhi di chi ne rimane vittima.
La vittima stessa di un comportamento trasgressivo ma irresponsabile non è la sola Amanda, che perde qualcosa di ben più importante della sua verginità. Prima ancora che Amanda, infatti, è Alberto la vittima di se stesso: cerca le amicizie dove mai potrà trovarle e scappa invece dall’unico posto in cui potrebbe farlo, seppure soffrendo. Quello che conta di più, che è messo in evidenza con decisione nella storia è il cambiamento di Amanda, che tira fuori una sorprendente riserva di coraggio, e di Alberto, che non rimane impunito per i suoi errori. Aquadro è un film che parla di ragazzi ma che non è di parte, non incensa nessuno. Racconta di adolescenti che si sono presi il loro tempo, che l’hanno fatto a modo loro, sbagliando e facendo soffrire qualcun altro. Ma che adesso sono cresciuti, e sono meno soli.