Lo ha dimostrato una volta per tutte un gruppo di ricerca del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa che ha pubblicato i risultati del lavoro svolto sulla rivista scientifica “Biochemical Pharmacology”.
La naringenina, un flavonoide di cui sono particolarmente ricchi i frutti del genere Citrus quali arancia, limone e pompelmo, oltre alla nota azione antiossidante ha significative proprietà cardioprotettive nei confronti del danno ischemico, con un meccanismo d’azione specifico che risiede nell’interazione con una proteina (in particolare un canale ionico) localizzata a livello dei mitocondri cardiaci.
Insomma, consumare abitualmente agrumi riduce l’insorgenza di patologie cardiovascolari.
E se di questo già si parlava da anni, il risultato di questa ricerca sta comunque facendo il suo bel tamtam su internet. Soprattutto quando a tavolino ci si mette a fare 1+1.
Da una parte infatti c’è la scienza, o meglio, la farmacia. Che ci dice, gridandolo ai quattro venti, che arance, limoni e pompelmi offrono una protezione naturale per il cuore.
Dall’altra parte la vita reale. E i problemi che la crisi ha portato al personale portafoglio. Compreso il taglio drastico dai nostri carrelli della spesa di ogni genere di frutta e di agrumi.
A sottolinearlo è l’Istat, che nei primi quattro mesi del 2013 rileva una significativa riduzione della spesa in alimenti e bevande (2,1% su base tendenziale). E lo confermano i dati Ismea Gfk-Eurisko che, nello stesso periodo, indicano una contrazione degli acquisti alimentari domestici dell’1,2% in quantità e del 3,4% a valore.
A fare i conti con la crisi, tuttavia, sono soprattutto gli alimenti freschi, maggiormente deperibili e meno favoriti sui prezzi. E in particolare modo la frutta e gli agrumi (-4,2% le quantità, -5,1% la spesa), seguiti a ruota da ortaggi, legumi e patate e dalle insalate di IV gamma che dopo anni di crescita a ritmi sostenuti invertono bruscamente la tendenza registrando flessioni a due cifre.
Insomma tutto il meglio della scienza naturale lasciato fuori dal carrello dello spesa nei primi 4 mesi di quest’anno per il 5% degli acquirenti. E il motivo è semplice: il bisogno economico di indirizzare i propri acquisti a prodotti in promozione, favorisce la scelta di alimenti conservati e surrogati a buon prezzo che grazie alla pressione competitiva garantiscono prezzi più convenienti. Il tutto ovviamente a discapito della propria salute.
Ecco allora la preoccupazione di fronte ad affermazioni come quella dei due ricercatori pisani Vincenzo Calderone e Lara Testai che dicono essere ”molto promettente la possibilità di sviluppare appropriate formulazioni nutraceutiche a base di naringenina, che assunte costantemente come integratori dell’alimentazione possano contribuire alla riduzione del rischio cardiovascolare”.
Insomma nel nostro futuro non saranno le arance che crescono a chili in Sicilia bensì gli integratori farmaceutici che ne copiano un solo principio nutritivo tra tanti ad occupare le nostre tavole?
Spero proprio di no!