In questa Roma c'è un pezzo della nostra storia, nostra, non mia che sono romana e vivo a Roma. Mia di tutti. Di chi va a votare e non sa nemmeno perché, di chi è stato privato del diritto e del dovere alla resistenza, e non intendo quella politica. Intendo quella che ci fa vivere, andare avanti e resistere. Qualcuno ha accusato Bianchi di non essere stato in grado di dare al film, la propria riconoscibilità. Che cazzata è mai questa?Il mio primo film e vuoi la riconoscibilità?Be' però se ci pensi, questo termine fa un sacco radical chic. E a noi critici piace assai. RI-CO- NO-SCI-BI-LI-Tà - non mi viene la A con l'accento, scusate. Eppure, se solo guardassimo meglio, si riconoscerebbe (Riconoscibilità? No. Riconoscenza!) a questo film, una dichiarata e profonda inadeguatezza che fa di un'inettitudine il più grande pregio. Quello di guardarsi meglio e capire che non si è niente e nessuno, ma poi ti guardi intorno e vedi che nessuno lo sa, nessuno se ne accorge. La colpa di tutti è la colpa dell'individuo, di chi vota e di chi si fa votare, di un paese che dovrebbe cambiare ma non ha la forza, gli ideali.Dove i figli di nessuno e i figli di chi ha fatto la Resistenza, sono fusi nello stesso tempo, senza potersi distinguere. Se hai gli ideali magari vivi meglio, ma nessuno se ne accorge e, parliamoci chiaro, se mi garantisci quei soldi a fine mese, io, il voto te lo do. Sai quanto me ne frega poi dell'IDEALE... Perché non è così?Lo è. E le conseguenze poi sono tragiche e comiche. Inverosimili, ma presenti in ogni dove. E la vita è la stessa per tutti. Per l'extracomunitario, per il vecchio che passa il suo tempo al bar, per i ragazzini coatti sui motorini, per il pescivendolo al mercato rionale, per il giornalista onesto e quello stronzo. Per chi è di destra o di sinistra.Per il laziale e il romanista.E pure per voi, che appena sentite Roma vi voltate dall'altra parte con indifferenza. Come se questa storia non riguardasse pure voi. Vi riguarda eccome, ma fate prima a dire che certe storie sono "troppo romane", che non vi identificate, che non capite. Paola Casella su mymovies.it conclude la sua illuminante recensione, così: "L'altro tallone d'Achille di Arance e martello è la tendenza a parlare ad un pubblico di "iniziati", meglio se romanocentrici. È giusto radicare una storia in una realtà locale ben identificabile, meno utile fare conto su riferimenti comprensibili solo ad una cerchia ristretta. Zoro ha il suo pubblico, ma può legittimamente aspirare ad una platea più grande, se ricorda di non escluderla dai suoi orizzonti". Cara Paola, ma voi 'na platea più grande de Roma?
In questa Roma c'è un pezzo della nostra storia, nostra, non mia che sono romana e vivo a Roma. Mia di tutti. Di chi va a votare e non sa nemmeno perché, di chi è stato privato del diritto e del dovere alla resistenza, e non intendo quella politica. Intendo quella che ci fa vivere, andare avanti e resistere. Qualcuno ha accusato Bianchi di non essere stato in grado di dare al film, la propria riconoscibilità. Che cazzata è mai questa?Il mio primo film e vuoi la riconoscibilità?Be' però se ci pensi, questo termine fa un sacco radical chic. E a noi critici piace assai. RI-CO- NO-SCI-BI-LI-Tà - non mi viene la A con l'accento, scusate. Eppure, se solo guardassimo meglio, si riconoscerebbe (Riconoscibilità? No. Riconoscenza!) a questo film, una dichiarata e profonda inadeguatezza che fa di un'inettitudine il più grande pregio. Quello di guardarsi meglio e capire che non si è niente e nessuno, ma poi ti guardi intorno e vedi che nessuno lo sa, nessuno se ne accorge. La colpa di tutti è la colpa dell'individuo, di chi vota e di chi si fa votare, di un paese che dovrebbe cambiare ma non ha la forza, gli ideali.Dove i figli di nessuno e i figli di chi ha fatto la Resistenza, sono fusi nello stesso tempo, senza potersi distinguere. Se hai gli ideali magari vivi meglio, ma nessuno se ne accorge e, parliamoci chiaro, se mi garantisci quei soldi a fine mese, io, il voto te lo do. Sai quanto me ne frega poi dell'IDEALE... Perché non è così?Lo è. E le conseguenze poi sono tragiche e comiche. Inverosimili, ma presenti in ogni dove. E la vita è la stessa per tutti. Per l'extracomunitario, per il vecchio che passa il suo tempo al bar, per i ragazzini coatti sui motorini, per il pescivendolo al mercato rionale, per il giornalista onesto e quello stronzo. Per chi è di destra o di sinistra.Per il laziale e il romanista.E pure per voi, che appena sentite Roma vi voltate dall'altra parte con indifferenza. Come se questa storia non riguardasse pure voi. Vi riguarda eccome, ma fate prima a dire che certe storie sono "troppo romane", che non vi identificate, che non capite. Paola Casella su mymovies.it conclude la sua illuminante recensione, così: "L'altro tallone d'Achille di Arance e martello è la tendenza a parlare ad un pubblico di "iniziati", meglio se romanocentrici. È giusto radicare una storia in una realtà locale ben identificabile, meno utile fare conto su riferimenti comprensibili solo ad una cerchia ristretta. Zoro ha il suo pubblico, ma può legittimamente aspirare ad una platea più grande, se ricorda di non escluderla dai suoi orizzonti". Cara Paola, ma voi 'na platea più grande de Roma?