Archeologia della Sardegna: nuovi reperti scavati a Monte Prama e alcuni scheletri nuragici trovati a Perdasdefogu.

Creato il 13 maggio 2014 da Pierluigimontalbano

Archeologia: nuovi reperti scavati a Monte Prama e alcuni scheletri nuragici trovati a Perdasdefogu.

Mont'e Prama, nuovi scavi portano alla luce altri reperti.
Si aprono nuovi scenari a Mont’e Prama, nel sito dei giganti di pietra. Gli scavi, appena ripresi nel Sinis, hanno portato al ritrovamento di due grossi blocchi di arenaria, forse parte di un santuario.
Le indagini col georadar suggeriscono la presenza nel sito di una struttura monumentale complessa, probabilmente un santuario. Dai primi risultati della campagna di scavi spuntano due blocchi di arenaria, la cui conformazione fa pensare che fossero parte di una struttura complessa, adiacente la necropoli. Da dove arrivino i manufatti e cosa fosse questa struttura resta per ora un punto interrogativo. La prima tornata di scavi andrà avanti due mesi.

Ossa umane di epoca nuragica ritrovate nella grotta di Tueri
I segreti dei nuragici ritrovati nella grotta di Tueri a Perdasdefogu, saranno svelati presto dagli esperti che hanno partecipato alla catalogazione dei reperti. Quello che può essere definito un singolare tempio dei morti per numero (in principio erano 40 scheletri), si trova a pochi chilometri dal paese, proprio sotto il nuraghe omonimo che domina la vallata di Tremini con il suo inconfondibile “tacco”. Lo staff di archeologi e antropologi, e gli specialisti del gruppo grotte Ogliastra, cerca di far luce sul popolo che di certo visse in questo territorio, riaffiorato insieme ai suoi millenni di storia. Il primo ritrovamento risale agli anni ‘60, ma le ossa in buono stato di conservazione sono state purtroppo cancellate dall'arrivo di tombaroli. Gli esperti chiedono la possibilità di fare uno scavo per salvare definitivamente il sito.
Fonte: L’Unione Sarda
Immagini dal tg di Videolina


I Giganti di Monte Prama: antichi eroi divinizzati?
di Pierluigi Montalbano

Nel 1974 un agricoltore che spietrava il suo terreno in località Monte Prama, nei pressi di Cabras, si accorse che alcuni sassi avevano forme particolari: dita, orecchie, teste e altri dettagli realizzati dalle abili mani di un artigiano della pietra. Avvisò le autorità competenti e gli archeologi avviarono una serie di campagne di scavo che portarono alla luce una necropoli antica quasi 3000 anni sulla quale c’erano 5300 frammenti lavorati di arenaria proveniente dalle vicine cave di Oristano.
Il materiale, una sorta di immenso puzzle in pietra, è stato assemblato nel centro di restauro di Li Punti, a Sassari, evidenziando una serie di statue di guerrieri e alcuni nuraghi in miniatura, a una o più torri, risalenti all’800 a.C. circa. Lo studio dei reperti ha testimoniato una civiltà capace di organizzare tecnicamente e ideologicamente la rappresentazione del proprio modo di onorare i defunti e gli antichi eroi. È chiaro l’intento di autocelebrarsi da parte di una o più comunità nuragiche, e i guerrieri in pietra raffigurati sono identici ai personaggi rappresentati nei bronzetti, le piccole sculture realizzate con il metodo della fusione a cera persa nella prima età del Ferro.
Poiché nessun ricercatore registra per quel periodo tracce di guerra, si tratta dunque della rappresentazione di eroi di battaglie del passato, scolpiti in posa da parata. Le statue rappresentano personaggi mitici, entrati nella tradizione dei sardi nuragici, ed essendo in pietra sono frutto della volontà, da parte dei committenti, di immortalare questi miti in maniera durevole.
I frammenti furono distrutti intenzionalmente, forse durante le guerre puniche contro Roma, e si trovavano sulle lastre di copertura di una serie di 34 tombe a pozzetto allineate a formare un viale funerario. Ciò suggerisce che in ognuna delle sepolture riposasse il corpo di un discendente dei guerrieri rappresentati.
I giganti sono divisi in tre tipologie: arcieri, spadaccini con scudo rotondo e soldati armati di maglio nella mano destra, mentre nella mano sinistra, tenuta sopra la testa, stringono uno scudo flessibile rettangolare , a mio parere realizzato con strati di lino sovrapposti e incollati con resina, rinforzato con stecche longitudinali. Si tratta delle più antiche statue a tutto tondo del Mediterraneo Occidentale, e precedono di vari secoli quelle greche (i kuroi) e i famosi bronzi di Riace.
In quel periodo la Sardegna fu interessata a una serie di fenomeni sociali rilevanti: non si costruivano più nuraghi e quelli ancora integri furono adibiti a templi. Inoltre, si costruirono delle grandi capanne dotate di sedili per le assemblee delle comunità e iniziò la fase dei bronzetti, ossia piccole sculture di bronzo in figura di sacerdoti, animali, oggetti, guerrieri e navi. Al centro di queste capanne si collocavano piccoli nuraghi di pietra, una sorta di totem della comunità. Era un momento florido per i commerci e l’isola era frequentata da commercianti iberici e del Vicino Oriente (i fenici) che mediavano soprattutto il rame e l’argento, abbondanti nelle miniere sarde. I prodotti di pregio giungevano da Cipro e dall’egeo, viaggiando insieme a uomini e tecnologie. In questa koinè mediterranea di 3000 anni fa la Sardegna era protagonista grazie alla sua posizione strategica al centro delle rotte navali.
Il materiale delle statue e le botteghe artigiane erano locali, e fra i giganti si nota uno spadaccino che presenta un rilievo bassissimo nella parte frontale, una sorta di stola con frangia posta verticalmente lungo il busto e fino al ventre. A mio avviso è da attribuire a un maestro scultore proveniente dal Vicino Oriente, forse dalla Siria, poiché i dettagli calligrafici e l'eleganza nelle incisioni erano praticati solo nelle botteghe di corte dei regni settentrionali del Vicino Oriente. C'è da rilevare, inoltre, che un arciere stringe nelle mani l'arco e piega il pollice a 90°, un dettaglio di scuola siriana dell'epoca. Tutto ciò suggerisce che qualche potente clan nuragico convinse un maestro siriano ad aprire bottega nell'oristanese per insegnare ai sardi la lavorazione a tutto tondo della pietra. Il luogo di ritrovamento è in prossimità della costa, e dunque del mare, perché i sardi in quel periodo partecipavano alle rotte commerciali nel Mediterraneo, veicolando merci, tecnologie e uomini.
Anche le piccole barche bronzee suggeriscono questa ideologia e furono concepite proprio per unire un nuovo elemento, la marineria, al possesso della terra rappresentato dai nuraghi. I giganti di Monte Prama furono rappresentati da una potente civiltà che accolse favorevolmente gruppi di commercianti provenienti da Cipro, Tiro, Sidone, Biblos, Creta e altre città stato fenicie del Vicino Oriente. Mantenne l’identità nuragica e si arricchì delle esperienze dei navigatori che frequentavano i porti mediterranei. Le società che si affacciano sul mare sono da sempre pronte a cogliere ogni innovazione che giunge dall’esterno e la Sardegna, essendo un’isola con posizione strategica impareggiabile e risorse minerarie abbondanti, fu il centro di raccolta e smistamento di tutto ciò che transitava fra le sponde del Mediterraneo.

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