di Rolando Berretta
Per Tolomeo, e i suoi contemporanei, quello che chiamiamo Mar Rosso era definito Golfo Arabico. Alla fine del Golfo Arabico, ricorda Diodoro Siculo III 40, dove il Golfo subisce una contrazione e inizia una curvatura verso le regioni dell’Arabia, il mare ha un aspetto lagunare e il colore prevalente è il VERDE. Ciò è dovuto alla grande quantità di alghe che si notano nella trasparenza dell’acqua. La parte più stretta di quel mare era idonea solo alla navigazione a remi. Navi appesantite da carichi notevoli, come per il trasporto di elefanti, avevano problemi perché il fondale misurava 3 orgie, una misura di lunghezza della Grecia e dell’Egitto equivalente a circa 177,6 cm, pari a due braccia distese. Dopo lo Stretto iniziava il Mar Rosso, identificato fino al Golfo Persico, nel quale terminavano i fiumi della Babilonia.
Se si osserva l’Atlante Catalano (del 1.370) si notano le Azzorre, Madera, le isole Saluage (che, per me, sono le Antille) e le Canarie. Sull’Equatore ci sono le tre isole di San Tommaso, Sant’Antonio e Malabo. Mancherebbero le isole di Capo Verde. Curiosamente la zona del Golfo Persico mostra numerose isole. Genovesi e Veneziani avevano già navigato nelle coste Atlantiche e dell’Africa, alla ricerca della via delle Indie. Che cosa può essere successo?
Anticamente usavano carte con il SUD in alto. C’era anche il mare Verde di Diodoro sicuramente. Al momento di girare le carte è successo qualcosa, forse hanno girato le sole terre e riordinato l’Europa e l’Africa lasciando il mare e le isole da sistemare. Il Mare Verde ha dato il nome a Capo Verde (DAKAR) che, di verde, ha ben poco. Le isole, invece, sono rimaste nel Golfo Arabico.
Poi… partirono i Portoghesi, con navi (e piloti) veneziani e genovesi e riscoprirono, LORO, tutte le isole Atlantiche. Le isole del Capo Verde furono riscoperte. Il mare pieno di alghe è rimasto sulle carte ma era segnalato, sicuramente, in qualche maniera. E così partì Colombo.
(dalla lettera rarissima del III viaggio…. Stampata):
“Quando io - venendo dalla Spagna alle Indie - giunsi a 400 miglia a ovest delle Azzorre avvertii un gran mutamento sia nel cielo sia nelle stelle, come pure nella temperatura dell'aria e nelle acque del mare. E a questo fenomeno feci molta attenzione. Osservai che da nord a sud, oltrepassata la distanza di 400 miglia dalle suddette isole, l'ago della bussola che fino a quel punto tende a nord-est, si orienta d'improvviso a nord-ovest una quarta di vento tutta intera. E ciò si verifica mentre ci si avvicina a tale linea, come chi stesse superando un pendio. Trovai pure il mare completamente pieno di un'erba fatta di rametti di pino e carica di frutti simili a quelli del lentisco. L'erba era così densa che nel mio primo viaggio temetti che si trattasse di una secca e che le navi vi si sarebbero arenate. E il fatto sorprendente è che fino al momento di arrivare a quella linea della stessa erba non se ne trova affatto. Arrivando in quel punto trovai il mare calmo e liscio e benché soffiasse il vento esso non si alzava mai. Inoltre all'interno di questa linea, dal lato di ponente, la temperatura era mite e senza grandi sbalzi sia d'inverno sia d'estate. Stando lì mi accorsi che la stella polare forma un cerchio con un diametro di cinque gradi e quando le Guardie sono nel braccio destro la stella sta nel suo punto più basso e si va alzando fino a raggiungere il braccio sinistro. È allora a cinque gradi e da questa posizione si abbassa progressivamente fino a tornare al braccio destro. Io dalla Spagna arrivai all'isola di Madera e da lì alle isole Canarie e quindi alle isole di Capo Verde. Da lì proseguii la navigazione in direzione sud fino a oltrepassare - come ho detto - la linea equinoziale (Equatore). Una volta giunto all'altezza del parallelo della Sierra Leone, in Guinea, mi imbattei in una temperatura così torrida e in raggi del sole così caldi che temevo di bruciare. E benché fosse venuta la pioggia e il cielo fosse annuvolato restai gravemente preoccupato finché Nostro Signore non si compiacque di mandarmi un buon vento spingendomi a prendere la rotta di ponente, nella convinzione che avvicinandomi alla linea di cui ho parlato sopra, avrei riscontrato il cambiamento di temperatura. E in effetti una volta postomi in corrispondenza di quella linea la temperatura del cielo diventò mite e quanto più io andavo avanti tanto più la temperatura si addolciva. Ma non c'era corrispondenza tra questo fenomeno e la posizione delle stelle”
Conoscete qualche altro Grande Navigatore che si è imbattuto nei SARGASSI?
Su questa parte di LETTERA ci sarebbe TANTO da discutere, fino alle tre alte cime da cui prende nome l’isola di Trinidad.
Tutto questo per dire che per il MITICO GRANDE MARE VERDE una spiegazione ci sarebbe.
Anche per gli Shardana in Egitto:
Basterebbe trovare materiale NURAGICO in qualche tomba egiziana.
(il cartiglio recita: CANNONAU; con il determinativo: Tre bottiglie)
Su questo Blog è riportata la Lettera Rarissima; vedasi l’articolo in data 27 gennaio 2012.
Per i viaggi dei Genovesi e Veneziani vedere:
BIBLIOTECA RARA. LETTERE AUTOGRAFE con un discorso di CESARE CORRENTI su COLOMBO. Milano, G.Daelli e Comp. Editori, 1863
Dissertazioni STORICHE APOLOGETICHE CRITICHE delle SARDE ANTICHITA’
Scritte dall’Abate MATTEO MADAO 1792 CAGLIARI nella REALE SPAMPERIA
Inoltre:
In questo Blog ho proposto due pezzi in data 25 febbraio e 5 marzo 2013. La III parte, troppo noiosa, e incomprensibile, fu cestinata da Pierluigi. Venne, anche, la IV parte. Le trovate nel Blog:
IL MULINO DEL TEMPO (vedere sulla sinistra).
Credo che Gerardo Mercatore, il grande tipografo, andrebbe spiegato in maniera DIVERSA.