di Massimo Pittau
Laconi (Láconi, pronunzia locale anche Lácuni) (borgo del Sarcidano, già della curatoria di Parte di Valenza). L’abitante Laconesu, Lacunesu.
Il toponimo corrisponde agli appellativi sardiani o protosardi lácuna, lácona «truogolo», láhana «pozza d'acqua piovana formatasi su una roccia»; láccana, láccara «fossato di confine, confine, segno di confine» ("probabilmente preromano" per il DES II 2), nonché agli altri toponimi Lacconéi (Tonara), Laconitzi (Villagrande Strisaili), Loconiái (Sarule) (suffissi e suffissoidi), che sono tutti da confrontare - non derivare - coi lat. lacus «lago», lacuna «cavità, fossa, pozza d'acqua», con gli antroponimi etruschi LAXU, LAXUNIA, coi toponimi tosc. Làcona, còrso Lácani e inoltre col greco lákkos «fossa, pozzo, cisterna, serbatoio, stagno» (indeur. GEW, DELG) [da cui è derivato il lat. laccus «fossa»; DELL] (OPSE 214).
Pertanto Láconi è un toponimo sardiano o protosardo e insieme indoeuropeo, che porta nella sua denominazione un riferimento alla «fossa» nella quale scorre il rivo che attraversa il suo famoso parco, oppure - in subordine - un riferimento al «confine territoriale» tra la Barbagia e il Sarcidano (vedi).
Laconi sarà stato un centro abitato abbastanza importante già in epoca classica, se è vero che i suoi abitanti molto probabilmente sono citati da Strabone (V 2, 7) come Lakónites (OPSE 79, 250; LCS II 54).
L'importanza di Laconi nel passato è dimostrata anche dal ruolo di primissimo piano che in epoca medievale ha recitato la famiglia dei Lacon. Ha scritto acutamente Ettore Pais (Rom. 236-237): «La famiglia dei principi indigeni, che in lingua e con titoli appresi da Bisanzio assumeva il governo dell'Isola, traeva il suo nome dalla regione di Làconi (...) Da queste regioni, sin dall'età punica e romana, solevano discendere gli indigeni nelle pianure sottoposte ai dominatori stranieri. Sembra lecita la domanda, se venuta meno la forza e la custodia di signorie straniere, al governo di tutta l'Isola abbian provveduto gli abitatori di quelle plaghe nelle quali durano più vive le energie (...). La Sardegna, come al tempo dei Cartaginesi, tornò forse ad essere retta dai tardi discendenti di quegli Iolei od Iliensi, che avevano già eretto le splendide moli nuragiche e che di fronte alla poderosa invasione dei Cartaginesi si erano ritirati nelle aspre montagne del Centro».
Molti documenti medievali sardi citano più volte il vocabolo Lacon, Laccon, ma non è sempre facile distinguere se ci sia un riferimento, oltre che alla citata famiglia giudicale, anche al villaggio; ad esempio le Carte Volgari campidanesi, in documenti del 1200-1212 e del 1215 (CV X 1, XIV 11), in cui figurano uno Iudigi Salusi de Lacon e un donnu Gunnari de Lacon.
Il villaggio è citato in maniera certa in un documento del 1299 del Codex Diplomaticus Sardiniae e inoltre tra i villaggi che sottoscrissero la pace fra Eleonora d'Arborea e Giovanni d'Aragona del 1388 (CDS I 474/1; 837/2 e 838/2). Risulta inoltre citato parecchie volte tra le parrocchie della diocesi di Arborea che nella metà del sec. XIV versavano le decime alla curia romana (RDS).
E compare anche nella Chorographia Sardiniae (138.13; 156.35; 196.22) di G. F. Fara (anni 1580-1589.***
*** Da confrontare alla voce lácana dell'opera di Massimo Pittau, Nuovo Vocabolario della Lingua Sarda – fraseologico ed etimologico (edizione digitale accresciuta ed emendata, “Ipazia Books” 2013 Amazon); opera nella quale sono anche spiegate le abbreviazioni e le sigle bibliografiche.
Nell'immagine: uno dei menhir esposti al museo di Laconi