di Lorenzo Cremonesi
A distanza di 17 anni, l'articolo che segue, pubblicato sul Corriere della sera nel 1997, è più che mai attuale. Gli archeologi Ugas e Zertal, delle Università di Cagliari e Haifa, aprirono una strada innovativa nell'interpretazione della storia della Sardegna nuragica. I due studiosi notarono per la prima volta che la cultura sarda si sarebbe sviluppata in modo indipendente sull'isola sin dal neolitico e l'età del Rame, per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo. (Nota di Pierluigi Montalbano)
Occorre andare in Israele per scoprire qualche tassello sulla storia della Sardegna antica. Perchè sulle colline del Carmelo e lungo i fianchi della vallata di Wadi Ara, la via di comunicazione tra la piana costiera presso Haifa e la depressione del lago di Tiberiade, è stata trovata una città fatta di strutture simili ai nuraghi. Grandi muraglioni spessi e rotondi, con stretti corridoi interni e i soffitti a volta: torri a igloo, li definiscono gli studiosi israeliani. Inoltre terracotta uguale a quella rinvenuta a Nuoro o Sassari e due concezioni identiche dei sistemi di difesa militare per il periodo che va dal XIV al XII a.C. I più ben conservati sono gli edifici di El-Ahwat, che non a caso in arabo significa muro. Il sito è stato scoperto e valorizzato grazie alla collaborazione di Giovanni Ugas, docente di archeologia all'Università di Cagliari, e Adam Zertal, suo collega a quella di Haifa.
"Per vie completamente diverse e senza sapere delle ricerche uno dell'altro circa due anni fa abbiamo scoperto di essere giunti alle stesse conclusioni, cioè che gli antichi sardi erano una delle componenti dei "popoli del mare", precisamente gli Shardana, una popolazione di guerrieri citata con rispetto dai geroglifici egiziani del periodo faraonico di cui si sa tuttora molto poco", spiega Zertal.
In agosto si è svolta un’approfondita campagna di scavi a El - Ahwat con la partecipazione di una quarantina di archeologi e studenti sardi. E proprio in questi giorni è stato organizzato un convegno ad Haifa per esporre i risultati. Titolo dell'incontro: "I legami tra Mediterraneo occidentale e orientale alla fine dell'età del Bronzo e l'inizio di quella del Ferro".
Sembrerebbe il classico simposio tra specialisti su di un tema ultra - specifico. Ma lo guida una tesi estremamente interessante anche per i non addetti ai lavori: quello sardo è un raro caso di civiltà preromana che non si espande dall'est verso ovest, bensì in senso opposto. Zertal parla di "rivoluzione copernicana della cultura nuragica". A detta di Ugas si tratta di un fenomeno "estremamente atipico per quel periodo, destinato a rafforzare l'ipotesi delle origini antichissime e autoctone della civilizzazione sarda".
Dunque gli architetti dei nuraghi non avrebbero copiato da nessuno. La loro cultura si sarebbe invece sviluppata in modo indipendente sull'isola sin dal neolitico e l'età del Rame, per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo.
"Troviamo esempi di terracotta nuragica in Sicilia, Creta, lungo il Peloponneso, a Micene e in Anatolia. Ma questo in Israele è probabilmente il sito più ricco e meglio preservato", aggiunge Ugas. I sardi ci arrivarono via mare e a piedi dalla Turchia. Decisero di insediarsi a pochi chilometri dalla costa. Li accompagnava la fama di ottimi guerrieri. "Gli egiziani li temevano e ammiravano allo stesso tempo. Sono loro gli unici a darci delle testimonianze scritte. Perchè la civiltà dei nuraghi non conosceva l'alfabeto. I faraoni li impiegavano come guardie del corpo. Ma erano bravissimi soprattutto nel costruire cittadelle fortificate", spiega Zertal.
Un geroglifico conservato al Cairo racconta che avevano un tipico elmo con due corna quando furono mercenari di Rib - Adi, principe di Biblos, e poi servirono tra le truppe scelte del faraone Ramesse II durante la battaglia di Kadesh. Ma in seguito alcuni di loro passarono al nemico e si allearono alla coalizione antiegiziana che sconfisse Ramesse III. In quello stesso periodo si insediano per circa sessant'anni in terra di Cana. Quanti furono a El - Ahwat? "Pochi, non più di un migliaio", rispondono gli archeologi. Ma abbastanza per costruire una cittadella difficile da assediare. "E' il periodo dei Giudici raccontato nella Bibbia, della storia di Mosè con la fuga degli ebrei dall'Egitto. Sono convinto che le tribù di Israele si scontrarono con i nuovi arrivati dalla Sardegna", dice Zertal. Non è invece chiaro cosa li indusse ad abbandonare il posto: non ci sono segni di incendio o distruzioni causate da una battaglia. Una risposta arriverà forse dalla campagna di scavi dell'anno prossimo.
Fonte: Corriere della Sera dell’ 11 dicembre 1997
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