Archeologia religiosa: Bannari, in Sardegna, fu cristiana già dal III secolo?

Creato il 01 agosto 2013 da Pierluigimontalbano
Bannari cristiana già dal III secolo?
di Vitale Scanu


Gli storiografi, tra i metodi per stabilire l’antichità di un nucleo abitativo, mettono anche quello della dedica devozionale a un santo patrono della chiesa parrocchiale. E' una convinzione rafforzata anche dall'osservazione dei titoli delle antichissime parrocchie circonvicine di Bannari (Villa Verde), tutti con nomi di veneratissimi martiri paleocristiani: S. Pietro (Ales), San Bartolomeo (Usellus), San Simeone (Zeppara), Sant'Elena (Gonnosnò), San Sebastiano (Albagiara e Bannari), San Luxorio (di Forum Traiani, Fordongianus), San Giorgio (Pau), S. Antioco, Santa Reparata, Santa Greca, Santa Prisca... Infatti, il titolo di una chiesa, stabilito in genere nel periodo in cui un santo è "in auge" con speciale venerazione, non viene mai cambiato e pertanto si può dire che questi titoli ci danno i parametri temporali dell’arrivo del cristianesimo a Colonia Iulia Augusta Usellus, a Bannari (otto chilometri da Usellus) e nelle zone circonvicine già nei primi decenni del suo arrivo a Roma. Tutto questo, a prescindere dalla intensa circolazione e diffusione di idee, di relazioni sociali commerciali e religiose, naturalmente intercorrenti tra Roma e la colonia Iulia Augusta, in contemporanea con l'arrivo nella capitale della "buona novella" cristiana.
Il “titolo”, così viene definita tale dedica, stabilito dall’autorità ecclesiale, quasi mai viene cambiato lungo i secoli. Esso è perciò indicativo del periodo storico che registra la nascita di quella comunità. E’ un dato di fatto storico-religioso che significherà pur qualcosa, se pensiamo che il titolo della chiesa era proposto o sancito dall’autorità del vescovo. L’adozione di un santo patrono avveniva - come ancora oggi, del resto – nell’abbrivo, “a caldo” diremmo, dell’esempio di santità ed esemplarità eroica del campione della fede da imitare. In altre parole, i titoli patronali delle parrocchie dell’alta Marmilla attorno a Usellus, indicano parrocchie e comunità dei primi secoli cristiani. Sono infatti tutti santi martiri paleocristiani, vissuti tra il III e il IV secolo. Invece, per esemplificare, i titoli con i nomi Massimiliano Kolbe, Madonna di Lourdes, Madonna di Fatima, Luigi Gonzaga, Daniele Comboni, Giovanna Beretta Molla…, documentano una parrocchia nata in periodo moderno.
Per questo sarebbe una sfida alla logica, a mio modesto parere, affermare che le comunità cristiane nella Marmilla usellense (Bannari compresa), quasi tutte intitolate a martiri paleocristiani, abbiano avuto origine, non già entro i limiti del II-III secolo, ossia nel momento in cui la comunità cristiana era particolarmente colpita e commossa dalla recente testimonianza del martire al cui nome si intitolano, ma solo dopo il IV o V secolo. Come abbiamo i fossili-guida che ci indicano le diverse ere geologiche, così possiamo dire che ci sono i santi-guida che ci segnalano le cifre temporali dell’esistenza di una parrocchia o di un paese.
Nel nostro caso, Bannari di Usellus (dove ab immemorabili esiste una chiesetta dedicata a San Sebastiano), il titolo parrocchiale è quello della Vergine Assunta (in antico di Santa Maria) venerata “dormiente”, ossia la “dormitio Virginis” (confronta immagine). Questa usanza singolare di venerazione testimonia la matrice bizantina della devozione alla Vergine Maria a Bannari, e dimostra anche, contestualmente, l’antichissima esistenza fisica del paese, minimo dal VI secolo. Infatti, nel sesto secolo la “dormitio Virginis” era una forma di devozione già diffusa tra i fedeli, importata e testimoniata dai pellegrini che visitavano la “tomba” della Madonna a Efeso. Nel 533, il generale dell’imperatore d’oriente Giustiniano, Cirillo, chiamato dal governatore della Sardegna Goda, sconfigge il vandalo Gelimero e la Sardegna entra a far parte dell’esarcato africano di Bisanzio. Nel 534 in Sardegna finisce quindi l'epoca vandalica ed inizia quella bizantina. La festa dell’Assunta, nella forma della “dormitio” divenne popolarissima quando l’imperatore Maurizio (582-602) impose che fosse celebrata in tutto l’impero. In Sardegna, inoltre, erano presenti tanti monaci cacciati dall’oriente e dall’Africa (nel 509 circa 200 monaci e vescovi furono esiliati dall’Africa nella "insula nociva" dal re vandalo Trasamondo, ariano). Anche questi monaci influirono sul culto e sulla liturgia locali, importando l’uso di venerare la Vergine “dormiente” (G. Pinna – Il culto dell’Assunzione in Sardegna, p 19).
Queste considerazioni sui santi paleocristiani e la caratteristica liturgica della Madonna “dormiente” portano a dedurre l’arrivo del cristianesimo e l’esistenza storica del paesello di Bannari già nel V secolo. E' una questione di “archeologia” religiosa e spirituale, per la quale, io credo, vale la regola suggerita da Johann Joachim Winkelmann (1717-1768), considerato il fondatore dell’archeologia moderna. Nella sua “Storia dell’arte nell’antichità” (1764) egli avverte che “nello studio sistematico dell’antichità non ci si deve limitare unicamente alle fonti scritte, ma occorre tener conto anche dei monumenti artistici” (leggi chiese e tradizioni liturgiche).

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