una quantità di resti ittiologici del tutto eccezionale, anche per lo stato di conservazione, costituito da resti di tonni, di pesce spada e di ricciole.Dalla relazione tecnica a firma della DirigenteGabriella Tiganoe del Funzionario direttivo,Annunziata Ollà, si evince che l’impianto sembra essere stato distrutto da una frana proveniente dal soprastante costone roccioso, frana che ha coperto con detriti tutta l’area, sigillando il pesca accatastato e in lavorazione. I due ambienti esplorati, alla luce dei materiali rintracciati, sono da correlare ad un più ampio edificio destinato all’attività di lavorazione del pesce, attivo durante i primi secoli dell’impero. Il ritrovamento dello stabilimento del Tono, offrendo quindi un tassello nuovo allo studio delle aree produttive in età romano-imperiale e, più in particolare, delle aree dedicate alla lavorazione del tonno pescato nella Baia e conservato sotto sale all’interno di anfore, ha spinto la Soprintendenza BB.CC.AA di Messina, sezione per i Beni Archeologici, ad apporre sull’area il vincolo diretto per dichiarazione di interesse culturale.
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