Anche in questi tempi di crisi scegliere di esercitare la libera professione è una scommessa, quasi una vocazione. Le difficoltà sono tante: clienti che non pagano, iter burocratici infiniti, tasse da pagare. Una vera e propria corsa ad ostacoli che ogni giorno mette alla prova la costanza dei giovani professionisti tecnici che si cimentano con una propria attività.
Non c’è da stupirsi quindi se a compiere questa scelta professionale sono sempre meno giovani laureati, anche tra gli ingegneri e gli architetti. Secondo un recente bilancio del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca sono poco più di 40 mila gli abilitati alla libera professione, -7,5% rispetto all’anno precedente (Professioni, i giovani laureati rinunciano all’abilitazione).
Di questi si contano 4.105 architetti (1816 maschi e 2289 femmine ), con un calo del 4,7% rispetto al 2010 e 10.300 ingegneri abilitati, -4,2% rispetto al 2010.
I numeri sono poco confortanti e la recente riforma delle professioni (d.P.R. 137/2012) che sembrava destinata ad apportare grandi novità, è ancora incompleta senza i decreti attuativi annunciati.
Cosa fa decidere oggi un giovane laureato sul percorso professionale da intraprendere? E’ meglio un impiego da dipendente, meno rischioso, ma con meno libertà e responsabilità, oppure vale la pena tentare di aprire una propria attività? Una scelta sicuramente non facile da prendere, spesso dettata anche dalla propria condizione economica e dai propri progetti di vita.
Chi può raccontarci questa scelta se non chi l’ha vissuta in prima persona? Chiediamo ai lettori di Ediltecnico di condividere la loro esperienza reale e speriamo che a rispondere sarete in tanti, compilando in pochi minuti questo form.
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