Josi, nella denuncia, accusava Minoli, responsabile editoriale della serie, ”di aver utilizzato per secondi fini il suo ruolo ricoperto nell’ambito dell’organizzazione Rai”, e di aver avanzato richieste ”di assunzioni, di far subentrare soci senza alcuna chiara compensazione economica, di acquisizione diretta della società, nonché l’imposizione di nomine ed incarichi all’interno della società”.
Nell’ordinanza di archiviazione si precisa che ”l’attività di indagine non ha consentito di acquisire elementi di prova tali da poter sostenere adeguatamente l’accusa” in ordine al reato astrattamente ipotizzabile di induzione indebita. Il giudice sostiene inoltre che non si può escludere ”che le scelte operative siano il frutto, non già di una imposizione” da parte di Minoli, ”bensì di una volontà intesa a massimizzare la buona riuscita del progetto, riducendone i costi”. ”Le decisioni di volta in volta adottate – prosegue il giudice – sembrano ispirate dall’intento di adottare soluzioni in grado di portare al termine il progetto, superando i ritardi e le difficoltà che ne ostruivano la realizzazione, e mantenere alta la qualità del prodotto”.
Archiviata anche la posizione degli altri due indagati: Renee Cammarata, di cui Minoli – secondo Josi – avrebbe preteso l’assunzione in una società del gruppo Einstein e Ruggero Miti, che Minoli avrebbe voluto come produttore esecutivo.