Intanto comincia a farsi parecchio tardi; il motivo pare sia legato al fatto che Hellhammer nel pomeriggio abbia voluto fare un soundcheck di batteria di appena 4 ore (!!), per cui è già mezzanotte passata quando l’intro di Evacuation Code Deciphered fa da preludio all’ingresso degli Arcturus accolti con una vera e propria ovazione dal numeroso pubblico presente. Purtroppo i suoni continuano a risultare inadeguati: della chitarra di Knut non si riesce a distinguere una nota e pure la tastiere di Sverd praticamente si sentono solo negli assoli. La devastante sezione ritmica da Skoll ed Hellhammer invece la fa assolutamente da padrone, un concentrato di pulizia, tecnica e precisione da lasciare quasi allibiti. Si nota subito come i brani vengono riarrangiati velocizzati rispetto alle versioni in studio, alcuni pure troppo (sul primo minuto di Alone pensavo qualcuno avesse fatto partire una scarica di mitraglia, invece era la doppia cassa del mostruoso Hellhammer), anche se il pubblico pare non notarlo più di tanto e segue in stato di adorazione e cori da stadio (con l’intero gruppo visibilmente sorpreso da tanta partecipazione) i brani per lo più tratti dal recentissimo Arcturian e da Sideshow Symphonies. Per il resto a farla da padrone è stato quel folle di Vortex, che ha ovviato ad una prova vocale non proprio eccelsa (sui pezzi di Garm è innegabile che faccia un po’ di fatica) col suo classico atteggiamento canzonatorio e ciondolante (forse dovuto anche a tutta la roba che si è tracannato durante lo show). Peccato per la voce che in alcuni punti si sente veramente pochissimo, così come si sente pochissimo anche il violinista presente sul palco (il cui nome adesso mi sfugge). I norvegesi comunque vanno avanti come un treno e praticamente senza pause, con una parte finale dedicata a qualche perla del passato come Master of Disguise (unico estratto da La Masquerade Infernale), The Chaos Path (uno dei pezzi più geniali di sempre) e un momento di pura grimness con Roudt Og Svart che però pare conoscano in pochi… In generale la maggiore predisposizione del pubblico per il nuovo materiale rispetto alle cose vecchie mi ha lasciato un misto tra sorpresa e perplessità, ma alla fine i tempi cambiano e bisogna adeguarsi, o almeno così si dice.
C’è ancora il tempo per una manciata di estratti da Arcturian, un sermone incomprensibile di Vortex e siamo ai saluti finali, dopo un’abbondante ora e mezza di uno spettacolo di altissimo livello, rovinato purtroppo da un’acustica assolutamente improponibile. Gli Arcturus si sarebbero meritati decisamente di meglio.