Ardengo Soffici, Ricordi di vita artistica e letteraria

Da Paolorossi

Un mattino d’inverno del 1913, io e Papini andavamo alla tipografia Vallecchi in Via Nazionale, dove si stampava “Lacerba”, per dare un’ultima occhiata alla composizione e all’impaginazione -non sempre agevole – della rivista. Prima ancora che fossimo entrati nello sgabuzzino a vetri che faceva da sala di redazione per noi e insieme ufficio direttoriale dell’amico editore, questi ci venne incontro sin sulla porta e c’indicò un individuo seduto sur un canapè nero di tela cerata, nel corridoi, il quale – ci disse – era poc’anzi venuto desiderava parlarci. La persona in parola, che intanto s’ea alzata in piedi e ci guardava, era un uom0 giovane, di una venticinquina d’anni, tarchiato, con capelli e barba di un biondo acceso, la faccia piena e di coloro roseo, illuminata da un paio di occhi celesti , che esprimevano a un tempo sincerità e timidezza, come quelli di certi bambini o di gente campagnola, cui quella di città mette in soggezione. Nell’insieme la sua figura somigliava curiosamente a taluni autoritratti di Rubens, specie a uno che esiste nel museo di Napoli e del quale mi ricordai in quell’istante. [...]
Gli domandammo chi fosse e cosa volesse da noi. Con voce esile e lamentevole, tenendo gli occhi a terra e le mani rosse e gonfie di geloni pendule lungo i fianchi, ci disse che si chiamava Dino Campana, che era poeta e venuto appositamente a piedi da Marradi per presentarci alcuni suoi scritti, averne il nostro parere e sapere se ci fosse piaciuto pubblicarli nella nostra rivista. …Tirò fuori di tasca un vecchio taccuino coperto di carta ruvida e sporca, di quelli dove i sensali e i fattori segnano i conti e gli appunti delle loro compere e vendite, e lo consegnò a Papini.

(Ardengo Soffici, Dino Campana a Firenze, in Ricordi di vita artistica e letteraria, 1031)
43.851626 10.271230

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :