Prima regola dell'italo-spagnolo in caso di Mondiali: in assenza delle Nazionali di riferimento, parteggiare sempre per la squadra ispanofona. Specie se si lega ad un discreto numero di fatti, persone e vicissitudini del tuo presente. O immediato passato. O prossimo futuro, quel che é. Insomma, parrebbe piuttosto evidente che stasera io debba mettere da parte il rapporto conflittuale che ho da sempre con l'orgoglio argentino. Dimenticare un tizio che mi stava sulle palle, per esempio. O Maradona. L'appropriazione indebita delle origini del Tiramisú. Dimenticare - sí, ecco - anche l'accento e l'insistenza degli addetti ai call center di Málaga, in perenne combutta con la dueña la mattina dei giorni di festa. Dovrei pensare a Calamaro, invece, che guarda caso é in concerto a Madrid proprio la sera in cui , in un prossimo viaggio itinerante, io raggiungerò la Capital. Oppure a una canzone dei Negrita. Alla donna chiacchierona su di un autobus per Roses. Alla mia ferma, perenne, convinzione che lo Stato che ha dato le origini a Messi non sia altro che il risultato di una somma. Perché é così, tecnicamente, dai: Italia+Spagna = Argentina. La storia non mente, le locuzioni linguistiche neppure. "Valigia non é maleta, in Argentina, ma valija". Persino quello stesso orgoglio, adesso che ci penso, forse non é che eccesso di itañolitá.
Di argentini, nella mia vita presente e passata, ce ne sono stati diversi anche in campo musicale. In attesa della finale dei Mondiali, giusto per darci una colonna sonora, ecco un campionario di quelli con cui più di recente ho avuto o avrò a che fare. Axel. Mi sa che l'ho già detto, ma la sua "Tus Ojos, mis ojos" é stato il mantra di un viaggio a Madrid. Il tormentone personale. L'ossessione. Il delirio che ancora fa ridere chi ha condiviso con me quell'avventura. Erano solo due mesi fa, eppure sembra già passato un secolo (profusione di sospiri).
Lucas Masciano. Argentino D.O.C, apripista involontario del mio primissimo concerto de El Canto del Loco. Menestrello con la t-shirt di Diablito in un locale fumosissimo di Fuengirola. Lo rivedró Venerdí, dopo svariati anni. In proiezione un documentario in cui note e viaggio s'incontrano nel migliore dei connubi. Una canzone, scoperta da poco, che si é già guadagnata la mia approvazione.
El Pescao. Come non citarlo, lui che ha in Buenos Aires famiglia e seconda patria. Lui che ci ha vissuto. Che ci ha fatto nascere entrambi i figli. Lui che ha scritto una canzone intitolata "Azul Y Blanco" pensando ai colori di quella bandiera. Sará il nuovo singolo, e a me piace da impazzire. Se vincesse l'Argentina, ascoltarlo a Madrid pochi giorni dopo avrebbe davvero un sapore speciale.
Sí, forse dovrei rispettarla, quella regola. Peró tifavo Italia. Avevo nella Spagna la seconda scelta. Poi simpatizzavo Cile per mere omonimie. Ancora, fino all'ultimo, sognavo un trionfo della Colombia. Quindi ci tengo a dirlo, prima che mi addossiate strane responsabilità: Deutschland, Deutschland über alles, gran bella cittá Berlino, oh quanto mi sta simpatica la Merkel. Che dite, può bastare?
Buona finale a tutti!