Arianna e la Volpe

Da Fiaba


Giovedì 12 Luglio 2012 17:03 Scritto da Kri2202

Arianna quell’inverno era molto triste, perché i suoi genitori avevano deciso di partire per il periodo natalizio, quando le scuole erano chiuse, e così non avrebbe potuto giocare con lo slittino sulla collina dietro il municipio del paese con i suoi amici, Gianni e gli altri. Arianna infatti adorava la neve, e lì dove vivevano loro nevicava sempre molto, ma non tanto da dare fastidio! Si formava un velo sottile di alcuni centimetri in cui affondare i piedi era un piacere, e tutte le cose si coprivano di bianco. Quando i fiocchi cadevano, erano lievi e leggeri come farfalle.

Era la prima volta che doveva lasciare il paese proprio per la feste di Natale, e lei amava tanto vedere tutte le case addobbate con le luci colorate, e gli alberi pieni di festoni decorativi e stelle sulla punta! Ma i suoi genitori avevano deciso e lei, anche se a malincuore, avrebbe obbedito.

Prima di partire, il giorno dopo che la scuola aveva chiuso per le feste, Arianna andò a casa di Lucia per salutarla, e notò che tutta la combriccola era riunita lì per fare merenda, mentre a lei toccava andare via! Gianni stava semisdraiato sul divano di Lucia mentre sorseggiava un succo di frutta; Antonio e Francesco giocavano a carte mentre Claudio faceva rotolare sulla pancia Argo, il suo cane. Arianna si sentiva molto triste! “Sono venuta a salutarvi, più tardi parto con la mia mamma e il mio papà, andiamo fuori per le vacanze di Natale!” disse.

“Beata te!” sospirò Francesco alzando gli occhi dalle carte che aveva in mano “A noi toccherà restare qui come sempre… chissà quanto ti divertirai tu invece!” Anche gli altri le fecero capire che la invidiavano molto, ma già prima che uscisse si stavano organizzando per decidere cosa fare tutti insieme la sera! Arianna si sentiva esclusa, ma non poteva darne la colpa a loro, era lei che andava via.

Così, quasi con i lucciconi agli occhi, salì sulla macchina di suo papà, portando con se i libri preferiti e il taccuino su cui amava appuntare pensieri e spunti per le sue storie, e con un sospiro si accomodò sul sedile di dietro, pronta ad affrontare il più brutto Natale della sua vita.

Dopo alcune ore di viaggio in automobile, e dopo una breve sosta in autogrill in cui Arianna trovò comunque il tempo di comprare un nuovo libro che l’aveva incuriosita, arrivarono all’albergo che il papà aveva prenotato. Anche se Arianna si era ripromessa di non divertirsi durante quelle vacanze, non potè che rimanere a bocca aperta davanti al panorama che le si presentò davanti.

L’albergo infatti era un piccola costruzione in legno e tegole rosse che sorgeva praticamente in mezzo ad un bosco, e a pochi metri da una stazione sciistica attrezzatissima. Montagne alte fino al cielo, coperte anche loro di bianca neve proprio come la collina del suo paese, circondavano l’edificio, e gli abeti scuri chiazzavano i crinali con un effetto stupefacente. Arianna era incantata: c’era persino un piccolo lago, rotondo come una moneta, ai piedi della montagna, che ne rifletteva la cime e le nuvole, anche loro bianche e soffici come panna, che ruotavano attorno ad un pallido sole.

“Ti piace tesoro?” le chiese la mamma, che aveva notato il suo umor tetro. Ma Arianna non riusciva nemmeno a parlare! In quel posto avrebbe potuto scrivere storie magnifiche! Ma ben altro la aspettava già dal giorno dopo… infatti, insieme ad altri bambini della sua età, Arianna fu mandata da un maestro per imparare a sciare. Aveva un po’ paura la prima volta, ma scoprì che sciare era facile e divertente… e soprattutto che le piaceva un sacco!!! Dopo un paio di giorni, alla vigilia di Natale, però, le capitò una brutta avventura. Infatti, resa temeraria dalla sua naturale bravura sugli sci, si allontanò un po’ dal gruppo e finì per ritrovarsi su una pista che non conosceva, tra alberi molto alti e frondosi che facevano tanto buio tutt’attorno. Il cielo si era anche un po’ coperto, e sembrava che stesse per cominciare una bufera di neve. Arianna era molto spaventata perché non sapeva come tornare indietro e riunirsi al gruppo: voleva fare la coraggiosa, e cercò di pensare a come avrebbero reagito i suoi amici, che, con una punta di rimorso, si accorse di aver dimenticato tanto si stava divertendo! Così, vinta dalla paura e dalla stanchezza e dalla tristezza, si sedette sotto il tronco di un alto albero e iniziò a piangere, ben sapendo che non serviva a niente, ma incapace di fare altro! Forse attratta da quel suono, o forse per caso, o forse no, qualcuno uscì dalle frasche del sottobosco spolverate di neve. Arianna sentì il movimento e alzò gli occhi velati di lacrime, e vide un piccolo animale bianco che la fissava con lucidi occhietti neri. Quando riuscì a mettere a fuoco la vista, dopo aver ripetutamente tirato su con il naso, si accorse che si trattava di una volpe bianca, molto minuta e magra, ma con una gran coda bianca che si confondeva con la neve intorno.

Si fissarono un po’, poi la volpe mosse il capino di lato.

“Ti sei persa?” chiese, con gentilezza.

“Sì” piagnucolò Arianna, pulendosi il naso con il guanto “Non so come tornare dagli altri” “Se vuoi posso indicarti io la strada” si offrì l’altra gentilmente “Il bosco è la mia casa” spiegò.

“E che cosa vuoi in cambio?” chiese Arianna, diffidente.

“Niente” replicò l’altra, tranquilla. Il broncio di Arianna si spianò.

“Grazie” esclamò, timorosa, alzandosi in piedi. Facendo quel movimento, si accorse di altri piccoli occhi che la fissavano dal sottobosco.

“Chi c’è con te?” chiese alla volpe.

“Sono i miei cuccioli” rispose “cercavo del cibo per loro e ho trovato te” Arianna pensò alle tavole imbandite del ristorante dell’albergo, e quello che per il cenone della Vigilia avrebbe mangiato più tardi.

“Hanno fame?” “Quando nevica non si trova molto da mettere sotto i denti” spiegò serenamente la volpe.

“Se mi aiuti a tornare indietro vi porterò del cibo” promise Arianna.

“Non lo faccio per questo” replicò un po’ offesa la volpe.

“Lo so” sorrise Arianna “ma voglio farlo io” Detto fatto, la volpe camminò veloce lasciando appena le sue piccole impronte sulla superficie farinosa della neve e la riportò da dove era partita. Tutti stavano cercando Arianna, e quando la videro furono molto sollevati! Tornarono in albergo e si andarono a cambiare per partecipare alla grande cena.

La tavola era imbandita con ogni genere di leccornia: polli arrosto, patate fritte, faraone farcite e montagne di budino per dolce. Arianna mangiò di gusto, perché la montagna le metteva appetito, ma non dimenticò di mettere da parte qualche coscia e un po’ di focaccine per la sua nuova amica. Purtroppo non poteva portare via tutto quello che avrebbe voluto, altrimenti i suoi genitori se ne sarebbero accorti.

Il giorno dopo era Natale, e non c’era lezione, ma con una scusa Arianna riuscì lo stesso ad allontanarsi e, adesso che conosceva la strada, tornò nel luogo dove si era persa il giorno prima. La volpe non c’era, ma lei lasciò il suo fagottino di cibarie vicino all’albero dove l’aveva incontrata, poi si nascose per vedere se sarebbe venuta.

In effetti, la piccola quattrozampe uscì dal sottobosco, accompagnata dalla sguardo di numerosi occhietti, prese delicatamente tra i denti il fagottino e sparì di nuovo. Arianna era felice! Non capiva perché, ma si sentiva bene, meglio che se quella roba nel fagotto l’avesse mangiata lei stessa.

Lei e i suoi genitori dovevano restare in montagna fino all’Epifania, e da Natale, ogni giorno, Arianna portava il suo cibo alla piccola volpe bianca, mentre diventava sempre più brava a sciare e si divertiva sempre di più. Le piacevano le montagne e la neve, tutto era pulito e fresco e silenzioso.

Però era un po’ preoccupata, perché aveva notato che, anche se le portava tanto cibo sottratto all’abbondante tavola del ristorante dell’albergo, la volpe sembrava sempre più magra e smunta.

Un paio di giorni prima di dover ripartire, invece di lasciare come sempre faceva il suo involto di cibarie, Arianna sedette ai piedi del solito albero e aspettò che la volpe, come ormai faceva tutti i giorni, uscisse dal bosco per prelevare l’involto.

Quando arrivò, Arianna notò che era davvero molto magra: poteva contarne le costole sotto la folta pelliccia che a sua volta sembrava opaca, spenta e diradata.

La volpe, vedendola, indietreggiò.

“Hai paura di me?” chiese Arianna “Non mi riconosci?” “Certo” rispose l’animale, leccandosi il musetto “Solo, non mi aspettavo di rivederti. Perché sei qui oggi?” “Volevo salutarti” spiegò l’altra “e dirti anche che presto andrò via, perciò non potrò più portarti da mangiare” “Capisco” replicò la volpe, leccandosi di nuovo il musetto “Sei stata fin troppo generosa, grazie” “Non mi sembra” replicò Arianna, facendo uscire dall’involto che aveva in mano il profumo di un arrosto di maiale cotto a puntino “ sei più magra di quando ti ho incontrato la prima volta” “Ti sbagli” fece la volpe, ma il suo naso vibrava in direzione dell’arrosto.

“Se tu non mangi, io non ti do il cibo” esclamò Arianna, alzandosi in piedi.

“Aspetta!” la fermò la volpe “Il tuo cibo mi serve!” “Ma a cosa, se tu non ne mangi?” “Mi serve per i miei cuccioli” Solo allora Arianna ricordò i piccoli occhi scintillanti che aveva visto il primo giorno.

“Ma tu?” La piccola volpe scosse la testa.

“L’importante è che mangino loro” “Non è vero!” replicò Arianna con veemenza “ se tu non sei in grado di badare a loro, chi lo farà? Devi mangiare anche tu!” “Ma non ce n’è abbastanza per tutti” scosse il capino la volpe “meglio loro che io” Arianna lasciò l’involto, sentendosi salire le lacrime agli occhi al pensiero di dover abbandonare la piccola volpe e i suoi cuccioli, e di tutto il cibo che ogni giorno veniva rimandato indietro dalle tavole del ristorante perché era troppo e la gente non riusciva a mangiare tutto.

“Non è giusto” mormorò.

“La vita spesso è così” replicò saggiamente la piccola volpe “Non ti crucciare, hai già fatto tanto per noi” Mentre parlava, i suoi cuccioli uscirono dal bosco, attirati dall’odore del cibo. Erano quattro piccole volpi dal pelo bianco bianco, tranne una che aveva un chiazza grigia tra le orecchie. Tutti avevano vispi occhi neri, e zampine silenziose e leggere sulla neve.

“Ma al ristorante il cibo va sprecato” replicò ancora Arianna.

“Ma non lo darebbero certo a noi” rispose mestamente l’animale, mentre i suoi piccoli si sfamavano “Siamo solo volpi” Arianna mise il broncio, e sedette di nuovo. Poi le venne un’idea! “Ma non devono sapere che il cibo è per voi!” esclamò. La volpe la guardò con il naso fremente.

“Ma come credi di fare?” “Fidati di me” Arianna era molto brava a scrivere: sognava di fare la scrittrice, da grande. Così, tornò di corsa in camera sua e scrisse una bella lettera al Direttore dell’albergo, in cui diceva di essere una delle Guardie Forestali del Bosco che stava intorno al suo albergo. Diceva che i Forestali avevano bisogno di mangiare durante l’inverno, e chiedeva di avere delle porzioni di cibo, che dovevano essere consegnate davanti al loro rifugio montano, in cambio della sorveglianza sulle piste. Arianna infatti aveva visto una piccola baita tra i boschi in cui sciava, che davanti alla porticina in legno aveva una sorta di cassettina postale grande abbastanza anche da contenere dei plichi voluminosi, e che non aveva bisogno di chiavi per essere aperta. Uomini però non ne aveva mai visti, così sperava che, se gli inservienti dell’albergo avessero lasciato lì del cibo, nessuno se ne sarebbe accorto e la volpina avrebbe potuto approfittarne! Quella sera, prima di andare a cena, lasciò la lettera sulla scrivania del Direttore, convinta di aver risolto ogni problema! Invece, il mattino dopo, il Direttore andò dai genitori di Arianna a chiedere che razza di tiro birbone la bambina volesse tirargli! Infatti tutti sapevano che nel loro Bosco non c’erano Guardie Forestali! Mamma e papà si scusarono, poi rimproverarono sonoramente la piccola per l’assurda idea che le era venuta! A Arianna salirono le lacrime agli occhi: il giorno dopo dovevano ripartire e lei avrebbe dovuto abbandonare la volpe bianca e i suoi cuccioli alla fame e al freddo.

La mamma continuava a chiederle cosa le fosse saltato in mente a far fare a lei e al papà una figuraccia così, ma Arianna restava in silenzio, perché non voleva parlare della sua amica. Aveva paura che qualcuno facesse del male a lei e ai suoi piccoli! La sera prima di ripartire era in castigo, e il papà le aveva imposto di andare a letto senza cibo, ma Arianna non aveva fame. Però, almeno per quella ultima volta, voleva portare qualcosa alla volpe bianca, così, mentre tutti erano a tavola, sgattaiolò in cucina per cercare qualcosa di commestibile.

Tra gli inservienti della cucina c’era un bambino della sua età che si chiamava Ismaele, e che tutti trattavano un po’ male perché era lento di comprendonio e spesso combinava guai in cucina, però faceva pena a tutti e lo tenevano a servizio, anche perchè era il figlio della cuoca che era bravissima a cucinare! Mentre gli altri erano a cena, Ismaele dormicchiava vicino al camino. Arianna lo teneva d’occhio mentre prendeva dal tavolo di lavoro delle fette di pane con del prosciutto arrosto e qualche mela. Ma Ismaele aveva il sonno molto leggero, perché lo lasciavano lì apposta di guardia! Così si svegliò, e vide Arianna, con indosso il pesante cappotto sopra la leggera camicia da notte, che sgattaiolava fuori al buio. Decise di seguirla.

Arianna avanzava alla luce di una piccola torcia che Claudio le aveva regalato per il compleanno, attenta a non inciampare e a non sbattere la testa contro i rami, finchè non fu nel luogo dove sapeva di trovare la volpe. Ma per quanto la chiamasse, lei non si faceva vedere! Alla fine, dal buio emersero i piccoli occhi di uno dei suoi cuccioli, che guaiva e sembrava molto triste.

“Che succede?” chiese Arianna preoccupata, mentre Ismaele la osservava curioso dall’ombra “Mi porti dalla tua mamma?” Il cucciolo, come se avesse capito, scodinzolò con la piccola coda bianca e iniziò a correre nel sottobosco. Arianna lo seguì, e Ismaele seguì lei! Dopo poco, arrivarono ad una piccola grotta ricoperta da rovi ammantati di neve. La luna, che era piena, riusciva a filtrare illuminando tutto come a giorno, tanto che Arianna potè spegnere la sua torcia. La volpe dormiva dentro la grotta, ma respirava piano piano: si era privata così a lungo del cibo per i suoi piccoli, che alla fine era rimasta senza forze.

“Oh, piccola volpe!” la chiamò Arianna, avvicinandosi “Non morire ti prego! Che faranno i tuoi cuccioli senza di te?” I figli infatti le stavano intorno con aria smarrita. Lei aprì gli occhi ma era troppo debole anche per parlare. Arianna le mise un po’ di prosciutto vicino, ma lei scansò il musetto riprendendo forza all’improvviso.

“Dallo ai miei figli!” esclamò.

In quella, dal buio emerse Ismaele. Era un bambino piuttosto robusto e tutti si spaventarono! Ma lui aveva gli occhi lucidi.

“Perché la volpe sta male?” chiese a Arianna, tirando su con il naso. Lei, che sapeva che era buono, vide una speranza.

“Ha fame. Non ha di che dare da mangiare ai suoi cuccioli” “In cucina c’è tanto da mangiare” replicò lui.

“Sì, ma chi glielo porterà?” chiese Arianna con aria triste.

“Ismaele!” rispose lui.

A quel punto, la volpe accettò il prosciutto, e la luna illuminò la radura, lei, i suoi cuccioli, e Arianna e Ismaele che si stringevano la mano.

Quando il giorno dopo salì sulla macchina del papà, Arianna sorrideva. Era contenta di tornare a casa, anche se le era molto piaciuta quella gita sulla neve e di imparare a sciare. Dalla finestra della cucina Ismaele la salutava con la mano: lei sapeva che lui avrebbe mantenuto la promessa, la sua amica volpe era salva e così i suoi cuccioli.

E poi aveva così tante cose da raccontare ai suoi amici! “Non vorrai mica che ti crediamo?” Arianna era corsa a casa di Lucia, dove aveva trovato di nuovo tutti i suoi amici riuniti, intenti stavolta a finire i compiti delle vacanze, visto che il giorno dopo dovevano tornare a scuola.

“E perché dovrei inventare una storia così se non fosse vera?” “Perché non vuoi dirci che ti sei annoiata a morte senza di noi!” rise Claudio, mentre cercava di risolvere un problema di matematica.

Anche gli altri risero e tornarono a concentrarsi sui loro quaderni. Arianna mise il broncio e andò alla finestra e guardò fuori, ma subito il suo broncio si spianò.

Fuori nevicava ancora, piano, a fiocchi leggeri leggeri, e a lei sembrava di vedere Ismaele che si chinava sulla volpe bianca per darle i manicaretti più succulenti che riusciva a sottrarre dalla cucina… Non le importava se i suoi amici non le credevano, anzi, aveva sbagliato a raccontare quella storia. Ci sono cose che non vanno dette, o al limite, solo dopo molti anni. Pensò che un giorno avrebbe potuto scrivere un racconto, e parlare a tutti della sua amica volpe, di Ismaele e del piacere di dare aiuto a chi serve.

Per il momento, le bastava guardare la neve e sapere che la volpe stava bene, e che i suoi cuccioli sarebbero cresciuti felici nel loro bosco.



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :