Autore: Rosa Alberoni
Editore: BUR (Biblioteca Universale Rizzoli)
Data pubblicazione: Marzo 2011
Pagine 520
Prezzo € 10,50
Trama: Rachele, una giornalista in vacanza su un'isola del Mediterraneo incontra il capitano di un vascello e Virgilia, una veggente che vive aggirandosi fra l'acropoli greco-romana e i chiostri di una Abbazia. La veggente o il capitano - Rachele solo alla fine lo saprà - in cinque notti racconta l'affascinante vita di una donna bellissima, Arianna, vissuta due secoli prima. La provenienza di Arianna è sconosciuta, perché padre Arnaldo, il priore dell'Abbazia la trova, neonata, in un cesto di vimini abbandonato sul molo. Decide di tenersela come figlia e la cresce con la complicità dei frati e del fattore della marchesa Isabella Rossomanni. Arianna ha sedici anni quando conosce il figlio della marchesa; Mario se ne innamora e vuole sposarla, pur sapendo che un matrimonio fra un nobile e una popolana è impossibile, soprattutto nell'epoca in cui vivono. E infatti la madre, Isabella, intriga affinché la ragazza dimentichi il figlio e sparisca dalle sue isole. La lotta fra antico e nuovo mondo si fa cruenta, Arianna viene ferita in un agguato e nascosta nei sotterranei dell'Abbazia, dove in segreto viene curata dai frati e poi, in modo clandestino, fatta espatriare a Milano. Per un complesso gioco fra potenti, intrighi e magnanimità. Arianna sposa un aristocratico milanese e diviene contessa. Arianna e Mario, vivendo nello stesso ambiente, sono destinati ad incontrarsi.
RECENSIONE Isole Tremiti giorni nostri: la giornalista Rachele Vidal, in ansia per la figlia, inviata speciale in Medio Oriente con il marito e agente sotto copertura, parte per cercare di distogliere il pensiero da idee angoscianti e rimane affascinata dalla forte personalità di Virgilia, una vecchia del luogo che sembra avere poteri magici, che le racconta sera dopo sera la storia di Arianna, coadiuvata da un misterioso capitano, che la giornalista aveva già incontrato in sogno. Cinque sere, cinque tranche di un racconto magico, che la riporteranno indietro di oltre un secolo a conoscere la storia di Arianna, dalla sua oscura nascita alla sua gioventù.
Isole Tremiti fine Settecento: Monsignor Arnaldo Zola è costretto a ritirarsi in esilio nell’abbazia per espiare le sue colpe. Si è macchiato di troppa mondanità presso la corte borbonica, ed ora l’isolamento delle Tremiti lo sta trasformando in una persona diversa. Specie da quando, in un cesto di giunco abbandonato fra le onde, ha trovato una creaturina. Quella creaturina gli diverrà cara come una figlia, sebbene non possa allevarla personalmente, ma debba affidarla alle cure di Maria e Raffaele, dei modesti contadini.
La vita di Arianna subisce una svolta quando il marchese Mario Rossomanni, accompagnato dal pittore Andrea Appiani (personaggio storico realmente esistito) tornerà alle Tremiti dalla madre, donna Isabella Rossomanni, una donna volitiva e spietata, che lo vuole accasare con la nobile Maria Luisa von Graffenberg, cugina di Maria Carolina d’Austria, la consorte di Ferdinando di Borbone. Mario però rimarrà folgorato dalla ninfa delle Tremiti, la bellissima Arianna che apparirà ai suoi occhi – e agli occhi di chiunque – come la Venere del Botticelli, una divinità marina che ammalia e che, con la sua dolcezza e la sua intelligenza, conquista chiunque la veda. Anche Appiani, che la ritrarrà in un quadro proprio come una ninfa, ne rimarrà incantato.
“La bellezza è l’unica cosa che valga la pena di imprigionare nel tempo”, corresse il pittore.Ma l’inflessibilità e le manovre di Donna Isabella, che risentono del periodo storico difficilissimo – quella Rivoluzione Francese che sembra così lontana lì alle Tremiti, ma che fa tremare tutti i nobili d’Europa –, allontaneranno Arianna dal suo Mario. Questi, forse a causa della sua giovane età e della sua ingenuità o forse perché il sentimento che lo lega ad Arianna non è tanto forte da credere in un futuro insieme a lei, si lascia influenzare e manovrare, mentre la marchesa ordisce alle spalle della bella fanciulla, attentando alla sua vita e costringendola a nascondersi nei sotterranei dell’abbazia.
“Già, già, la bellezza. Ma perché imprigionare? Non ve l’ho mai chiesto.”
“Perché”, e Appiani si puliva le mani con uno straccio pieno di colore, “perché la bellezza, come un prigioniero, cerca sempre di evadere, di fuggire altrove. E allora occorre costruirle attorno una gabbia, proprio come fa il carceriere con il carcerato. La mia gabbia è fatta di pennellate di colore.”
Ci sono due temi fondamentali che fanno da sfondo – ma spesso diventano protagonisti – a tutto il romanzo. Il primo è il periodo storico: la Rivoluzione Francese e la crisi dei nobili italiani, che sono atterriti dalle sue ripercussioni e paventano che il Terrore possa valicare le Alpi e arrivare in Italia. Proprio per questo motivo alcuni di essi si chiudono sempre di più nella loro cerchia, stringendo alleanze fra loro, ed escludendo ogni outsider, per quanto questo possa presentarsi nelle vesti angeliche di una fanciulla colta ed educata come Arianna.
“Mario Rossomanni è un marchese e tu sei figlia di un fattore, questo non devi dimenticarlo. Ti sembra un piccolo ostacolo perché non conosci le regole sociali che condizionano gli uomini. Essere la figlia di un fattore ed aspirare ad essere la moglie di un marchese, è una cosa impossibile, insormontabile. Un miracolo, solo un miracolo potrebbe farti sposare il marchese, ricordalo”.
Il personaggio di Arianna risulta un po’ troppo perfetto: un’eroina troppo eroina, troppo bella, troppo intelligente, superiore a chiunque, perfino a Padre Arnaldo e a tutti i nobili. Sembra un’eroina sul modello di Angelica, la protagonista dei romanzi di Anne e Serge Golon, che negli anni sessanta raccontavano ogni aspetto della vita alla corte di Re Sole. Ora, dopo un secolo, Arianna riveste un ruolo simile, anche il suo atteggiamento quasi superficiale nei confronti dei figli sembra analogo a quello di Angelica. Come se la maternità fosse un ostacolo all’attività di eroina.
Il racconto è scandito dall’alternarsi di giorni – al presente perché si svolgono ai giorni nostri ed in prima persona perché sono narrati da Rachele – e di notti, al passato, in terza persona, con un narratore onnisciente – Virgilia – che sposta la focalizzazione ora sull’uno, ora sull’altro personaggio, analizzandone anche la situazione psicologica.
La storia rimane sospesa: sempre nell’aria rimane il mistero delle origini di Arianna, che forse saranno rivelate nei prossimi capitoli; inoltre non dobbiamo dimenticare Rachele Vidal, che è rimasta appesa alle labbra di Virgilia nella quinta notte del suo racconto, e il destino di sua figlia Barbara, sperduta da qualche parte in Medio Oriente. E, ancora, il misterioso legame che sembra esserci fra Rachele ed Arianna: quale forza magica ha attratto la giornalista proprio in quelle isole? Perché Virgilia ha raccontato la storia di Arianna proprio a lei?
Tutti questi interrogativi e la prosa accattivante e scorrevole di Rosa Alberoni ci attirano ipnoticamente verso i successivi episodi di questa appassionante trilogia. Il desiderio di scoprire nuovi scenari e nuovi personaggi, oltre a voler ritrovare quelli già noti e a svelare il prosieguo delle loro vicende e come queste si intessano nella realtà storica, esercita un’attrazione irresistibile. La Alberoni è stata davvero brava a lasciarci in sospeso proprio al clou del racconto, come è accaduto a Rachele.
Proprio come un romanzo dell’Ottocento, che veniva pubblicato in tre volumi, dunque; analogamente anche la trilogia di Arianna unisce personaggi reali a personaggi fittizi, creando un indimenticabile scorcio della società italiana di fine Settecento/inizio Ottocento.
Rosa Giannetta Alberoni vive e lavora a Milano. Scrittrice, docente universitaria di Sociologia generale e giornalista, ha collaborato con radio e tv e ha scritto per diversi quotidiani (“La Stampa” e “Il Giorno”) e settimanali (“Magazine del Corriere della Sera”, “Gioia”, “Anna”, “Oggi”). È autrice di saggi e romanzi.