II dry-farming aridocoltura presuppone che esista una mid – farming ovvero una agricoltura delle terre umide. Ma esistono allora due agricolture? L'agricoltura è scienza, o meglio, è quel complesso di principi, che molte scienze prestano all’agricoltura, e dalle quali essa trae le norme per la coltivazione, conseguentemente c’è una sola agricoltura. Il Salento leccese ha un clima suo proprio e qui vengono coltivate alcune varietà di piante a cui vengono applicati i principi scientifici che rendono l’agricoltura salentina un unicum poiché specifica di questo territorio. Perché una particolare varietà vegetale specie vive in un Salento leccese? Questa specie o varietà come utilizza le risorse? Questa specie o varietà come interagisce con le altre specie e varietà? Sicuramente nel Salento leccese vi sono delle condizioni climatiche ognuna delle quali si avvicina o supera i limiti di tolleranza delle varietà o specie che si definisce “fattore limitante”. Sappiamo anche che in condizioni stabili, gli elementi essenziali disponibili in quantità vicine al minimo tendono a divenire fattori limitanti (legge di Liebig del minimo). Afferma Liebig (1840): per una particolare specie il singolo fattore la cui disponibilità è più scarsa rispetto alla domanda è la determinante critica per la distribuzione di quella specie. Nella penisola salentina le precipitazioni atmosferiche e quindi anche le piogge, nel periodo primaverile estivo sono rare ciò rende la risorsa idrica, indispensabile alla vita delle piante, il fattore limitante per la crescita e lo sviluppo delle varietà vegetali agrarie. Insomma nel Salento leccese nel periodo primaverile estivo, c’è la necessità di applicare un agronomia dei territori aridi cioè l’ aridocoltura ovvero il dry-farming. Naturalmente nei terreni del Salento leccese dove è possibile irrigare si supera la limitazione dell’acqua, invece laddove è impossibile irrigare ecco che si deve ricorrere all’aridocoltura dry-farming. L'eccessivo sfruttamento degli acquiferi carsici del Salento ha prodotto, da tempo, l'insorgere del fenomeno della salsificazione delle acque di falda. L'uso di acque salmastre per l'irrigazione delle colture può determinare, nel lungo termine, la perdita del potenziale biologico dei suoli. Per questo motivo nel Salento leccese vi è l’esigenza di utilizzare acqua anche da altre fonti di approvvigionamento come i reflui depurati esperienza che è già in atto in agro di Gallipoli (Lecce) ad opera del Consorzio di Bonifica “Ugento e li Foggi”, oltre che la necessità di definire un modello di circolazione idrica negli acquiferi carsici al fine di valutare la quantità di risorsa emungibile senza dar luogo a significativi effetti di salsificazione. Detto questo la quantità di acqua a disposizione dell’agricoltura sarà quella che proviene dalla falda regolamentata attraverso il modello suesposto e i reflui depurati. Quindi è del tutto evidente che nel Salento leccese si impone l’adozione dell’agronomia dei territori aridi cioè l’ aridocoltura ovvero il dry-farming. Alcune di tali pratiche, antichissime nei paesi a clima arido, furono descritte e consigliate da Magone Cartaginese, da Catone, Varrone, Columella, Plinio e Virgilio. L’agronomia dei territori aridi cioè l’ aridocoltura ovvero il dry-farming favorisce l'immagazzinamento dell'acqua nel terreno oltre che rendere minime le dispersioni dell'acqua stessa sia per diretta evaporazione dalla superficie del suolo sia, in casi speciali, per percolazione sotterranea; e proporziona convenientemente la densità delle piante coltivate alle risorse idriche del terreno. L'immagazzinamento dell'acqua nel terreno si raggiunge arando fino a una certa profondità i terreni poco permeabili prima dell'epoca delle piogge. Si rendono minime le dispersioni dell'acqua mantenendo, mediante frequenti sarchiature, la superficie del suolo continuamente polverulenta (mulch degli Americani) in modo da interrompere i meati capillari per mezzo dei quali l'acqua del suolo risale alla superficie; nei terreni molto permeabili può anche convenire ostacolare il disperdimento dell'acqua in basso, mediante tempestiva compressione del terreno con rulli o attrezzi speciali come il sottocompressore Campbell. Il proporzionamento della densità delle piante coltivate si raggiunge coltivando le piante più o meno rade. La conoscenza di queste pratiche è essenziale perché mettono al centro del dibattito l’Uomo e l’ecosistema e consentono a entrambi di vivere in maniera sostenibile nel benessere. a.b.
Aridocoltura dry-farming ovvero l’agronomia del Salento leccese
Creato il 06 agosto 2014 da Antoniobruno5II dry-farming aridocoltura presuppone che esista una mid – farming ovvero una agricoltura delle terre umide. Ma esistono allora due agricolture? L'agricoltura è scienza, o meglio, è quel complesso di principi, che molte scienze prestano all’agricoltura, e dalle quali essa trae le norme per la coltivazione, conseguentemente c’è una sola agricoltura. Il Salento leccese ha un clima suo proprio e qui vengono coltivate alcune varietà di piante a cui vengono applicati i principi scientifici che rendono l’agricoltura salentina un unicum poiché specifica di questo territorio. Perché una particolare varietà vegetale specie vive in un Salento leccese? Questa specie o varietà come utilizza le risorse? Questa specie o varietà come interagisce con le altre specie e varietà? Sicuramente nel Salento leccese vi sono delle condizioni climatiche ognuna delle quali si avvicina o supera i limiti di tolleranza delle varietà o specie che si definisce “fattore limitante”. Sappiamo anche che in condizioni stabili, gli elementi essenziali disponibili in quantità vicine al minimo tendono a divenire fattori limitanti (legge di Liebig del minimo). Afferma Liebig (1840): per una particolare specie il singolo fattore la cui disponibilità è più scarsa rispetto alla domanda è la determinante critica per la distribuzione di quella specie. Nella penisola salentina le precipitazioni atmosferiche e quindi anche le piogge, nel periodo primaverile estivo sono rare ciò rende la risorsa idrica, indispensabile alla vita delle piante, il fattore limitante per la crescita e lo sviluppo delle varietà vegetali agrarie. Insomma nel Salento leccese nel periodo primaverile estivo, c’è la necessità di applicare un agronomia dei territori aridi cioè l’ aridocoltura ovvero il dry-farming. Naturalmente nei terreni del Salento leccese dove è possibile irrigare si supera la limitazione dell’acqua, invece laddove è impossibile irrigare ecco che si deve ricorrere all’aridocoltura dry-farming. L'eccessivo sfruttamento degli acquiferi carsici del Salento ha prodotto, da tempo, l'insorgere del fenomeno della salsificazione delle acque di falda. L'uso di acque salmastre per l'irrigazione delle colture può determinare, nel lungo termine, la perdita del potenziale biologico dei suoli. Per questo motivo nel Salento leccese vi è l’esigenza di utilizzare acqua anche da altre fonti di approvvigionamento come i reflui depurati esperienza che è già in atto in agro di Gallipoli (Lecce) ad opera del Consorzio di Bonifica “Ugento e li Foggi”, oltre che la necessità di definire un modello di circolazione idrica negli acquiferi carsici al fine di valutare la quantità di risorsa emungibile senza dar luogo a significativi effetti di salsificazione. Detto questo la quantità di acqua a disposizione dell’agricoltura sarà quella che proviene dalla falda regolamentata attraverso il modello suesposto e i reflui depurati. Quindi è del tutto evidente che nel Salento leccese si impone l’adozione dell’agronomia dei territori aridi cioè l’ aridocoltura ovvero il dry-farming. Alcune di tali pratiche, antichissime nei paesi a clima arido, furono descritte e consigliate da Magone Cartaginese, da Catone, Varrone, Columella, Plinio e Virgilio. L’agronomia dei territori aridi cioè l’ aridocoltura ovvero il dry-farming favorisce l'immagazzinamento dell'acqua nel terreno oltre che rendere minime le dispersioni dell'acqua stessa sia per diretta evaporazione dalla superficie del suolo sia, in casi speciali, per percolazione sotterranea; e proporziona convenientemente la densità delle piante coltivate alle risorse idriche del terreno. L'immagazzinamento dell'acqua nel terreno si raggiunge arando fino a una certa profondità i terreni poco permeabili prima dell'epoca delle piogge. Si rendono minime le dispersioni dell'acqua mantenendo, mediante frequenti sarchiature, la superficie del suolo continuamente polverulenta (mulch degli Americani) in modo da interrompere i meati capillari per mezzo dei quali l'acqua del suolo risale alla superficie; nei terreni molto permeabili può anche convenire ostacolare il disperdimento dell'acqua in basso, mediante tempestiva compressione del terreno con rulli o attrezzi speciali come il sottocompressore Campbell. Il proporzionamento della densità delle piante coltivate si raggiunge coltivando le piante più o meno rade. La conoscenza di queste pratiche è essenziale perché mettono al centro del dibattito l’Uomo e l’ecosistema e consentono a entrambi di vivere in maniera sostenibile nel benessere. a.b.
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