Arles: Les Rencontres, il buon cibo, l’amicizia

Da Sarahscaparone @SarahScaparone

Vi avevo raccontato in un post di alcune settimane fa del mio ritorno ad Arles, in occasione dei Rencontres, la manifestazione numero 1 al mondo dedicata alla fotografia. Avevo scritto le prime sensazioni al mio arrivo in questa cittadina della Camargue che avevo lasciato un paio di anni prima con un po’ di amaro in bocca: erano positive, e non mi sbagliavo.

Foto di Thomas Michard

Il workshop sul ritratto con Jérôme Bonnet è stato grandioso. Lui è geniale, e non a caso è uno dei migliori e più acclamati fotografi francesi, i cui ritratti compaiono regolarmente su riviste come Libération o Télérama. Ma anche il gruppo con cui ho condiviso la mia settimana di studio è stato una piacevolissima sorpresa: affiatato, curioso, creativo, originale. Non potevo chiedere di meglio. Come sempre, in ogni campo, sono le persone a fare la differenza e, ancora una volta, ne ho avuto una conferma.

Abbiamo lavorato sulle luci, sui ritratti in esterno con l’utilizzo di flash, ma anche in interno con led e luce naturale. I miei compagni di viaggio in questa avventura sono stati tre e li voglio ringraziare per essere stati così speciali nel condividere con me ritratti e sperimentazioni fotografiche: Arnaud Chaumont, Julio Gallegos e Thomas Michard. Io e Julio abbiamo collaborato durante tutta la settimana su due progetti: uno dedicato ai lavoratori del Chantier Naval de Barriol e l’altro che abbiamo chiamato Le Salon, fotografando persone sedute su poltrone in mezzo alla strada. Ci siamo divertiti, ci siamo aiutati e abbiamo ottenuto ottimi risultati: sono soddisfatta.

E l’atmosfera che si è creata in questo gruppo di francesi, per lo più parigini, con la sola eccezione mia, di Claire (belga) e di Laure (olandese) è stata eccezionale, non solo perché abbiamo condiviso una full immersion fotografica di una settimana staccando la testa dal resto del mondo, pensando e vivendo solo di immagini, ma anche perché abbiamo “assaporato” Arles godendo anche dei suoi aspetti culturali e, ovviamente, gastronomici. Il nostro punto di incontro per il pranzo mordi e fuggi ma con gusto era da Fadoli & Fadola (rue Arenes, 44): un luogo specializzato in panini d’eccezione, ottime insalate e buoni sushi.

La gamma dell’offerta è davvero ampia, i prodotti freschi, conditi con un ottimo olio d’oliva. Io ho optato sempre per i più semplici: La Biquette (formaggio di capra, pomodoro, basilico) e Le Mac Délicieux (pomodoro, mozzarella e basilico), ma vi posso assicurare che la ricca scelta e l’ottima presentazione valgono l’assaggio, qualsiasi portata scegliate. Per una cena asiatica (ma non solo), dove l’ultima sera in un clima di grande festa terminano tutti i workshop, scegliete Le Méjan, con l’annesso centro culturale e la straordinaria libreria Actes Sud. Io, in una splendida sera d’estate, ho mangiato calamari alla griglia e creme brulèe. Ma segnatevi che anche il quartiere La Roquette, scendendo verso il Rodano, offre interessanti spunti culinari.

L’appuntamento per il dopo cena invece è d’obbligo in Place du Forum, la piazza dipinta da Vincent Van Gogh per intenderci: vero cuore pulsante e turistico di Arles. Qui i localini non si contano e qui si tira, come avrebbe detto Giacomo Bologna, a far le meno venti, tra una birra e l’altra. E i racconti di vita si intrecciano a quelli legati all’arte e alla fotografia, rendendo unica l’atmosfera di questi Rencontres e di una cittadina nel cui sangue scorre identitario l’amore per le corride, rappresentato indissolubilmente dalla sua arena. In una settimana, ad Arles, ho sorriso alla vita, ho imparato divertendomi, mi sono messa in gioco e ho vinto. E il mio grazie va a Jérôme e ai miei nuovi amici. Perché la fotografia è anche questo: condivisione di istanti che restano indelebili nel tempo. Grazie a tutti voi.



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