Pedalando in bicicletta
Pedalare è davvero rilassante. Rilassa il fisico, accarezza il cuore e coccola la mente. Insomma, apporta tutta una serie di benefici di cui necessitiamo, ricordandoci che non dobbiamo dimenticare di prenderci cura di noi stessi. Se poi riusciamo a condurre la nostra bicicletta in luoghi dove anche l’occhio può godere della bellezza che ci circonda, può succedere che si crei un magico incantesimo.
Mi è successo qualche giorno fa. In sella alla mia citybike. Senza troppo allenamento ma ricco di entusiasmo, mi sono diretto verso Ranica per imboccare la pista ciclabile del Val Seriana. Una trentina di chilometri, in leggero dislivello, che conducono a Clusone. Era la mia prima volta su quello sterrato e per godermelo senza fretta, mi sono ritagliato un giorno di riposo durante la settimana, per non essere costretto a impormi orari e ritmi. Di nessun genere.
Ebbene, è stata una piacevole scoperta. Non parlo della bellezza dei luoghi, che in parte tutti conosciamo. Mi riferisco ai colori e ai profumi, ma anche alle persone e persino agli animali. Cercherò di spiegarmi meglio.
Si pedala tutto il tempo costeggiando il Serio, metro dopo metro, studiandolo nella sua progressione cromatica, in un’affascinante alternanza che abbraccia l’azzurro e il verde. Una simbiosi inconsueta che cattura la sguardo mentre una brezza rigenerante rende il caldo della città solo un lontano ricordo. Le acque del Serio a tratti ricordano le striature del mare vicino alle coste, oppure il cielo limpido d’estate. Vi si può trovare il celeste o il turchese, ma poi, all’improvviso richiamano tinte verdeggianti, di ogni tipo. Verde erba, verde foresta, verde smeraldo e ovviamente verde foglia. È ammagliante la bellezza dei colori, riscoperta pedalata dopo pedalata, mentre si sale, con gradualità verso la piana di Clusone. Lungo il tragitto, il profumo della natura è inebriante, avvolgente, in grado di rendere l’ascesa meno faticosa anche per chi, come me, ha nelle gambe modesti allenamenti da cicloamatore della domenica. Gli odori sono forti e sorprendenti, rievocano sensazioni dimenticate per chi vive nel cemento delle città o nelle tangenziali di periferia. Il percorso diventa così divertente che non si vede l’ora della prossima svolta per sentire “quel qualcosa di nuovo” che ci attende e che immancabilmente ci strapperà un sorriso di benessere: il profumo dell’erba bagnata, l’aroma che si diffonde all’ombra degli alberi, la flagranza dei fiori sospinta nell’aria dalle correnti parallele al letto del fiume.
Ogni dettaglio riesce a sorprendere. Ci sono uccelli che disegnano traiettorie che invadono la pista ciclabile e sfiorano pedoni e biciclette. I più diffusi sono i merli adulti, con le loro piume nere e il becco arancio. Si vede che sono abituati alla presenza dell’uomo, tanto che restano lì, immobili, sul prato, a ogni passaggio che dovrebbe farli volare via. Un po’ come fanno le lepri, animali d’indole solitaria, riunite in branco ai bordi della pista, sul verde lungo il fiume. Per nulla spaventate dal mio arrivo, mi osservano con assoluta noncuranza e le orecchie abbassate.
Intanto si pedala e si sale. Si lambisce un maneggio, poi un altro, mentre un cavallo ti scruta e un mulo si fa i fatti suoi. Quindi un canile, fabbriche abbandonate, capannoni dismessi e nel frattempo, come in un continuo intermezzo, una miriade di spiagge che ogni bagnante utilizza e personalizza a piacimento. La sabbia si vede ma è un eccezione, sono le rocce a farla da padrone. C’è solo l’imbarazzo della scelta per creare il proprio giaciglio di giornata e immergersi alla profondità che si desidera nelle acque cristalline del Serio. E poi ancora ponticelli, scalette, lievi salite, tornanti e sottopassaggi.
E poi ancora le persone. Se ne incontrano di tutti i tipi. Amanti dei cani, famigliole con prole al seguito, pensionati in cerca di refrigerio, podisti e runner convinti, immigrati che ci ricordano che ormai l’integrazione è una realtà, ciclisti vestiti come marziani, gruppi di ragazzi con lo zaino in spalla. Ognuno con la propria meta, ma ugualmente insieme, sopra lo stesso sterrato. Non mancano nemmeno preziosi punti ristoro che assicurano il necessario carburante alimentare, compreso l’immancabile pane e salame con il bicchiere di vino.
I chilometri finali sono racchiusi in un rettilineo. Una leggera ma costante salita verso l’abitato di Clusone che ripercorre il vecchio tratto dismesso della ferrovia a scartamento ordinario. Creata nel 1884, collegava Bergamo con Ponte Selva e Clusone, un progetto di viabilità innovativo, troppo presto abbandonato in nome di scelte discutibili.
Alla fine della ciclovia, stanchi ma sereni, la sensazione è quella di essersi divertiti. Già. Divertimento puro assaporato in mezzo alla natura. Stupendo!
Prima di tornare indietro, mi concedo una piccola pausa di rito. Sgranchire le gambe è una necessità, consumare un rapido spuntino un gradito piacere. Il rientro si preannuncia in discesa, in tutti i sensi, per cui si potrà rifiatare in sella, coccolati dalla dolce pendenza a favore. Mi rimetto in movimento mentre la luce si fa più sopita e il tramonto manifesta i primi segnali di presenza. Inizia un nuovo viaggio nell’incantesimo della pista ciclabile della Val Seriana, tutto da pregustare. Sono così soddisfatto che sicuramente ritornerò. Senza fretta. Senza orari. Per respirare ancora la magia dei luoghi, in questo caso, più che mai a portata di mano.
Ve lo consiglio amici,
Pedalare è davvero rilassante.
MaLo