di Giovanni Agnoloni
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- I due temi fondamentali della tua pittura sono l’acqua e il fuoco. Perché questa specialissima passione per gli elementi della natura?
Sono convinto che la natura sia la gran maestra di tutti, specialmente quando si lavora con i colori; importante è saperli leggere e piegarli secondo le singole necessità. Mi piace dipingere l’acqua e il fuoco, sia per la loro forza intrinseca, sia per la loro bellezza e vitalità.
Il paesaggio lucchese, quello che vivo ogni giorno, ha sicuramente contribuito alla mia formazione intellettuale, anche se adesso, per leggere i miei lavori più recenti, giova molto l’aiuto dell’immaginazione: non sono “scorci” come li vedono gli altri, ma come li “costruisco” io.
- I tuoi quadri sembrano alludere a un “oltre”, a una dimensione profonda, archetipica, primordiale. Sono anche frutto di speciali stati d’animo?
La mia ricerca, se così posso dire, è in continuo movimento; per me, infatti, è importante il percorso mentale del lavoro che andrò a eseguire. La conseguente realizzazione è di secondaria importanza.
La mia creatività – se così vogliamo chiamarla – ormai non “guarda” più al paesaggio così com’è in natura, ma va ricomposta secondo i labirinti del ricordo. Non miro ad un paesaggio fotografico, ma ad un assemblaggio di visioni attinte a diversi momenti della mia vita.
- Dove potremo assistere a una tua nuova esposizione, prossimamente?
Per quanto riguarda le prossime mostre, di sicuro c’è solamente la partecipazione a una collettiva presso il Museo Guinigi a Lucca, dall’8 al 30 giugno, e in seguito all’Arte Fiera di Padova.
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Tutte le immagini sono tratte dal sito www.scaramucciarmando.it.
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