di Davide Denti
Radmila Šekerinska, già leader socialdemocratico della Macedonia, a capo della missione OSCE/ODIHR in Armenia
Il 6 maggio è giornata di ordalia elettorale: Sarkozy contro Hollande in Francia, Tadic contro Nikolic in Serbia, il parlamento greco, le amministrative italiane; mi dicono che si votera pure per il rinnovo del landtag dello Schleswig-Holstein. Oltre a tutto ciò, le urne saranno aperte anche nel Caucaso, per il rinnovo del parlamento della Repubblica d’Armenia. E forse, per la prima volta dall’indipendenza dall’URSS, gli armeni potranno avere un’elezione libera ed equa.
Dopo le proteste seguite alle elezioni presidenziali del 2008, e dopo le rinnovate manifestazioni del 2011, l’opposizione del Congresso Nazionale Armeno, dell’ex presidente Levon Ter-Petrossian, e il Partito Repubblicano d’Armenia del presidente Serzh Sargsyan sembrano essersi riavvicinati abbastanza per mettersi d’accordo sulle regole del gioco.
“Le autorità armene sono determinate a condurre le elezioni più libere e trasparenti della storia dell’Armenia moderna”, ha dichiarato il primo ministro Tigran Sargsyan.