Magazine Politica Internazionale

Armenia. Erevan compra missili a lungo raggio, ma il paese è solo contro tutti

Creato il 14 settembre 2014 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

missiledi Giacomo Dolzani

Il ministro della Difesa armeno, Seiran Ohanian, ha affermato, nel suo discorso in occasione dell’incontro con gli studenti dell’università statale di Scienze Economiche di Erevan, che l’Armenia acquisterà a breve nuove armi a lunga gittata, non specificandone però il genere e, soprattutto, chi sarà il fornitore, in quanto segreto di stato.
Non è però difficile immaginare da dove proverranno questi armamenti; l’unico alleato di Erevan nell’area è la Russia e, proprio con Mosca, a gennaio era stato firmato un accordo di cooperazione in campo militare, annunciato dallo stesso Ohanian, il quale aveva dichiarato: “Nel 2014 terminiamo il processo d’acquisto dalla Russia delle armi a lungo raggio. Le nuove forniture degli armamenti daranno possibilità di attivare i meccanismi di difesa e di contenimento”, riferendosi in particolare al conflitto con l’Azerbaigian, del quale Erevan occupa ancora il 20% del territorio nazionale.
La rapida crescita economica ed il massiccio sviluppo militare dell’Azerbaigian di questi ultimi anni, con cui la guerra, benché costituita di sporadiche schermaglie, non è ancora finita, e il quale gode anche dell’appoggio turco, stato attualmente ostile all’Armenia e con qui quest’ultima condivide tutto il tratto occidentale della propria frontiera, hanno spinto Erevan a cercare un alleato che le potesse fornire la protezione necessaria a contrastare la minaccia sempre più seria ai propri confini; questo appoggio è stato trovato con un avvicinamento alla Russia e con l’adesione all’Unione doganale eurasiatica. Mosca oggi infatti fornisce all’Armenia sia le armi per organizzare la propria difesa, sia il gas che l’uranio per far funzionare le proprie centrali nucleari. Questo non ha però comunque consentito al paese di uscire dall’isolamento in cui l’ha confinata la propria politica di aggressione; mentre Georgia ed Azerbaigian stanno intessendo rapporti bilaterali con gran parte dei paesi occidentali l’Armenia è confinata all’interno della creatura di Putin, la quale cerca di raccogliere i paesi dell’ex Unione Sovietica ma che è ben lontana dall’offrire quelle possibilità che si hanno sul mercato europeo o statunitense.
Nonostante gli sforzi che la comunità internazionale e l’Osce, tramite il gruppo di Minsk, stano compiendo da oltre un ventennio si è ormai delineata questa divisione in due blocchi contrapposti, uno rivolto in maniera obbligata ad est, costituito dalla sola Armenia, sostenuta indirettamente da Mosca, ed uno che guarda all’Occidente, composto dall’Azerbaigian, fiancheggiato da Ankara e a cui si aggiunge Tbilisi con la sua voglia di Europa e Nato.
Dopo il conflitto iniziato nel 1992 e conclusosi con una tregua nel 1994 nessuno sembra infatti ormai disposto a cedere.
L’Armenia ha preso il controllo dell’altopiano del Nagorno-Karabakh e di altri sette distretti azeri circostanti, scacciandone la popolazione non armena; il Karabakh è inoltre una regione di importanza strategica: posta in posizione elevata consente a chi la controlla di tenere sotto tiro una vasta porzione della regione del Caucaso meridionale e la stessa capitale armena, a questo si aggiunge il fatto che molti dei fiumi che riforniscono d’acqua la regione e la stessa Baku scorrono per il loro tratto iniziale proprio attraverso questo altopiano.
Erevan quindi non ha mai dato segno di voler rispettare le disposizioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che le imporrebbero di smilitarizzare l’area e consentire ai profughi azerbaigiani di tornare alle loro case, fatto che ha portato Baku a schierare il proprio esercito in corrispondenza del confine con i territori occupati.
Questa situazione ha fatto precipitare le due nazioni in quella che è ora diventata una guerra di logoramento la quale, da oltre vent’anni, con le sue periodiche escalation di tensione, dovute alle continue violazioni del cessate il fuoco, costituisce uno dei principali pericoli per la pace e, di conseguenza, per la prosperità economica nel Caucaso meridionale.

da Notizie Geopolitiche



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :