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ARMENIA: Il riconoscimento della Crimea gela i rapporti con Kiev

Creato il 08 aprile 2014 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 8 aprile 2014 in Armenia, Slider, Ucraina with 2 Comments
di Emanuele Cassano

Msc 2009 Sargsyan

La questione della Crimea non smette di destabilizzare l’area est-europea, continuando a creare nuove conflittualità e incidenti diplomatici. L’ultimo caso in ordine temporale riguarda la recente crisi scoppiata tra Armenia e Ucraina, paesi da sempre legati da saldi rapporti di amicizia, ma che nelle ultime settimane sono arrivati ad essere molto vicini a una seria guerra diplomatica. A scatenare il contenzioso tra le due nazioni è stato proprio il recente riconoscimento da parte armena dell’annessione della Crimea alla Russia, riconoscimento che ha fatto infuriare le autorità di Kiev, che hanno minacciato conseguenze che potrebbero minare le relazioni bilaterali con il paese caucasico.

Tutto è nato da una telefonata che il presidente armeno Serzh Sargsyan ha fatto di recente a Putin, durante la quale avrebbe definito l’annessione della Crimea alla Russia come “un modello per la realizzazione del principio dell’autodeterminazione”.  Ancor prima di Sargsyan, lo stesso Ministro degli Esteri del Nagorno Karabakh rilasciò un comunicato ufficiale dove veniva dichiarato il riconoscimento della validità del referendum del 16 marzo in quanto “manifestazione del diritto all’autodeterminazione”, e unica via possibile per risolvere in modo pacifico questioni di questo tipo, dimenticando però come durante il voto in Crimea ci fossero carri armati che sfilavano minacciosi per le strade di Sevastopoli.

La reazione delle autorità di Kiev alle dichiarazioni di Sargsyan non si è fatta attendere: l’ambasciatore ucraino in Armenia, Ivan Kukhta, è stato richiamato in patria, mentre il Ministro degli Esteri ad interim Andriy Deshchytsya ha convocato per un colloquio l’ambasciatore armeno a Kiev, Armen Khachatrian, esprimendo tutta la sua preoccupazione riguardo alla linea politica adottata dall’Armenia, commentando con dispiacere la presa di posizione del paese caucasico a favore della Russia. Nonostante la forte delusione, però, al momento il governo ucraino ha dichiarato di non avere intenzione di interrompere le relazioni bilaterali con l’Armenia, come invece aveva fatto l’Armenia con l’Ungheria in seguito al caso Safarov, anche se il riconoscimento della Crimea ha incrinato non poco il rapporto tra i due paesi.

L’Armenia ha poi esplicitato la propria posizione durante l’assemblea generale dell’ONU dello scorso 27 marzo, nella quale Yerevan espresse un voto contrario a una proposta di risoluzione per il riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Con questa mossa, l’Armenia, che si pensava preferisse mantenere una linea neutrale sulla questione, ha voluto dimostrare la propria lealtà nei confronti dell’alleato russo, e sostenendo il diritto all’autodeterminazione del popolo di Crimea, il governo armeno ha cercato di mettere sullo stesso piano il caso crimeano con quello del Karabakh, strizzando un occhio a Mosca sperando che questo “favore” possa venire ricambiato proprio con un’accelerata sulla sua risoluzione (La Russia è co-presidente del Gruppo di Minsk, con Francia e USA).

Non è un mistero che il paese caucasico negli ultimi anni abbia sempre avuto un rapporto privilegiato con la Russia, autentico ago della bilancia per quanto riguarda la questione del Karabakh, dicendo recentemente no all’Europa e all’Accordo di Associazione per abbracciare le sorti dell’Unione Doganale. Senza il supporto russo, l’Armenia non sarebbe in grado di fronteggiare in maniera adeguata un eventuale controffensiva azera nel Karabakh, soprattutto considerando che le spese che Baku sta intraprendendo per la “difesa” equivalgono al doppio del totale della spesa pubblica armena.

Non tutti in Armenia la pensano però come Sargsyan: c’è infatti chi, come Alexander Arzoumayan, ex Ministro degli Esteri armeno e ambasciatore USA presso l’ONU, ha preso posizione contro la decisione dell’Armenia, definendo il referendum crimeano non  “un’espressione della volontà del popolo, ma un’annessione”. La pensa allo stesso modo l’attivista Paruyr Hayrikyan, secondo cui l’autodeterminazione deve essere espressa liberamente, e non “condizionata” con la forza come è stato fatto dall’intervento militare russo. Trattasi però di eccezioni, dato che la grande maggioranza della popolazione è apertamente attestata su posizioni pro-russe e vede il riconoscimento della Crimea da parte dell’Armenia come un precedente che possa portare la stessa Russia a riconoscere il Karabakh in un futuro non troppo remoto.

Foto: Kai Mörk

Tags: Armenia, autodeterminazione, Crimea, diplomazia, Emanuele Cassano, Nagorno-Karabakh, riconoscimento internazionale, Serzh Sargsyan, Ucraina Categories: Armenia, Slider, Ucraina


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