dettaglio Arpa di Luce di Pietro Pirelli - foto di Jacopo Manghi
“Spegnerò il suono, a tratti. Resterà la luce. E’ un’esperienza che abbiamo già fatto: il pubblico tende a non accorgersi dell’assenza del suono: suona la luce”, racconta Pietro Pirelli in un’intervista realizzata in occasione della Biennale Musica 2011 a Venezia. Arpa di Luce, il 24 e 25 settembre 2011 accende il Teatro alle Tese con 11 corde di luce laser lunghe 10 metri. (sito Biennale: LINK) L’installazione interattiva è realizzata dal compositore e artista visuale Pietro Pirelli, dal Light Designer Francesco Murano e dal Laser Engineer Giampietro Grossi. Il Teatro alle Tese dell’Arsenale si trasforma in una grande cassa di risonanza, dove il solo passaggio del pubblico provoca contemporaneamente effetti visivi e sonori.
Pietro Pirelli – con il contributo di Davide Tiso e Antonello Raggi di Agon (sito http://www.agonarsmagnetica.it/) – ha studiato la nuova gestualità che si crea nell’esecuzione all’Arpa di Luce, tenendo presente anche le possibili e auspicate azioni del pubblico.
E’ particolarmente interessante l’accento che Pietro Pirelli pone sulla possibilità che la luce suoni. Sulla luce come portatrice di racconto: come un discorso che, incorporando l’eco di un’altra voce, lo propaghi sviluppandolo.
Non mancano, certo, nella storia dell’arte contemporanea, gli interpreti della luce. Da Lucio Fontana a Dan Flavin o a James Turrell, con i suoi esperimenti sulla percezione in ambienti controllati e in condizioni di modificazione percettiva (basti pensare al gigantesco Roden Crater project). La Light Art, da allora, può vantare decine e decine di artisti che portano avanti il discorso. Attualmente stiamo seguendo con attenzione e grande curiosità Antonio Barrese (sito: http://www.antoniobarrese.it/) , autore di sorprendenti opere di Arte Cinetica e Programmata (realizzate nel Gruppo MID, da lui fondato, nel periodo 1963/1972) il quale ha già concepito di unire tecnica della luce, dell’informatica, ai suoi progetti di comunicazione visuale. Attualmente sta lavorando (come lui stesso ci ha rivelato: a un “impresa alla Fitzcarraldo!“) ad un’”opera” davvero ciclopica e che potrebbe diventare la più grande installazione d’arte e luce mai realizzata al mondo: il RioAmazonas_OperaAperta.
Arpa di Luce di Pietro Pirelli - foto di Jacopo Manghi - clic x INGRANDIRE
Ciò che ci preme sottolineare, qui, tornando alla Biennale Musica 2011 (Mutanti, 55. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, diretto da Luca Francesconi) e all’Arpa di Luce di Pirelli, Murano e Grossi, è il legame profondo con un’idea non recente ma di immutato effetto: quella che sta dietro a uno dei più immensi progetti d’arte e comunicazione globale mai realizzato: le cattedrali gotiche. La luce (attributo di Dio, capace di attraversare i corpi) metteva in relazione, per così dire, l’idea del divino con il luogo della preghiera. Le vetrate servivano a illustrare i testi sacri a chiunque entrasse, provvisto o no di cultura. Il vetro trattato veniva trasmutato in un prezioso minerale e – proprio come un cristallo naturale – poteva diffondere una luce propria come se non si limitasse a catturare (e custodire) quella solare. Nelle cattedrali gotiche (che hanno mantenuto le vetrate originali) anche di notte si può apprezzare una luminescenza “sprigionata” da un vetro / minerale la cui composizione si deve a studi alchimistici e che resta, ancora oggi, praticamente irriproducibile … A Murano – nel XVII secolo – l’arte del vetro era top secret e le sue formule non potevano legalmente essere divulgate.
Come svela Pietro Pirelli: anche spegnendo i suoni (prodotti dall’Arpa di Luce) il pubblico non ne percepisce l’assenza: è come se la luce potesse incantare la percezione. Forse, queste linee di luce laser che diventano travi dell’architettura “ospite” e “suonano oltre il suono”, hanno un potere analogo a quello dei vetri alchemici delle cattedrali. Forse, hanno la capacità di metterci in risonanza con il luogo (diventato cassa armonica) a tal punto da farci ascoltare l’imponderabile. Senza necessariamente credere a un ordine metafisico delle cose. E senza dimenticarci che l’arpa, da secoli ha una simbologia che la lega all’amore e ai terreni piaceri. Ne sono un esempio le due Danses (sacrée et profane, 1904, per arpa cromatica e orchestra) di Debussy. E viene da ricordare – per chiudere suggerendo ulteriori approfondimenti – il modo tremendo con il quale Hieronymus Bosch scaglia l’arpa all’inferno (agli inizi del 1500 veniva vista come simbolo del peccato e degli eccessi di una società corrotta dai piaceri profani) facendola diventare, strumento di tormento e dannazione.
dettaglio, Giardino delle delizie, Hieronymus-Bosch
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Pietro Pirelli (Roma – Italia, 1954). Compositore e performer per musiche con diversi organici ed elettronica, da concerto e per teatro, balletto, installazioni, cinema e video. Da alcuni anni le sue performance, pur avendo al centro il suono, includono luce a arti visive e si relazionano fortemente con l’architettura che le ospita. Tra le collaborazioni: Living Theatre di New York, Fondazione Morra Napoli, Mittelfest, Strade del Cinema, Festival Musica Strasbuorg, LuzBoa, Egri Bianco Danza, Philipphe Daverio, Pinuccio Sciola, Paolo Fresu, Elena Bucci e Massimo Cacciari, Telecom Progetto Italia, Arte Fiera Bologna, MiArt, Baff Busto Arsizio, Milano Musica, Innovation Cultura Udine, AterForum Ferrara, Ravenna Festival, Outis, Festival. Tra i i luoghi: Mam di San Paolo, Teatro National Lisbona, MaMa di New York, Villa Panza di Biumo, Permanente-Palazzo Reale- Triennale-Stadio San Siro, Castello Sforzesco, Spazio Krizia e Parco Nord di Milano; Sassi di Matera, Basilica di San Francesco di Assisi, Jardin de Luxembourg di Parigi, Chiesa di San Giovanni degli Eremiti a Palermo, Accademia Filarmonica di Verona, Rocca Brancaleone a Ravenna, Campus Tiscali di Cagliari, Festival Rilke Sierre. Fra i suoi lavori: Vertical Circular, un concept di composizione musicale scritta direttamente sulla mappa di grandi spazi architettonici o naturali (myspace.com/verticalcircular); Pietre Sonore, Il Suono Liberato, nato dall’esplorazione dello straordinario universo espressivo delle Pietre Sonore di Pinuccio Sciola; Trittico dell’Acqua Solida, tre installazioni interattive per le storiche ghiacciaie di Cazzago Brabbia, per cui ha vinto assieme all’artista visivo Claudio Parmiggiani il premio Scritture d’Acqua 2011; Sinfonia Tessile, un’esplorazione dentro i ritmi delle macchine da tessitura (“el arte del tejido en movimento” con Luca Missoni, Madrid ); Idrofoni e idrofanie, lampade sensibili al suono e una serie di opere visive da esse ricavate, in collaborazione con il designer Carlo Forcolini. Gli Idrofoni sono stati presentati in forma di installazione a Bologna ArteFiera 2010, al Festival dei due Mondi di Spoleto 2010, alla Ex Borsa Merci a Perugia (progettare il futuro 2010), etc.