Arredare il Moderno, concetto Nuovo del Passato

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

Arredare oggi è un concetto molto diverso rispetto al passato. Con moderno s’intende lo stile che ha inizio dai grandi maestri dei primi del ’900, primo fra tutti Le Corbusier seguito poi da Mies Van De Rohe, Frank Lloyd Wright. Essi hanno aperto frontiere oserei dire spazio-temporali al settore dell’arredare e del costruire, concettualmente e fisicamente. Il passato è assoluta fonte d’ispirazione per chi arreda e chi crea, esso ci permea anche inconsciamente attraverso il nostro singolare vissuto, rimandandoci magari ad un déjà vu.
Nuove le interpretazioni, nuovi i linguaggi, nuove sono anche le tecnologie che ci aiutano a ripensare. Usando un parallelo tra l’arredamento ed una forma estetica vicina ad esso, il fashion design, ci accorgiamo come esso si ripresenti ciclicamente con dei revival anni ’60 ’70 e ’80 ma sempre nuovi sotto il profilo dei materiali e della rilettura del contesto storico attuale.
Oppure pensate alla musica: sette note da cui estrarre come in matematica un concetto infinito. Bene, trasliamo questo concetto sul vivere quotidiano, sul nostro progettare di oggi. Gli elementi ci sono, basta scegliere gli ingredienti, rimixarli e viene fuori un nuovo concetto che trae origine dal passato.
Oggi essere architetto, designer o creativo non è molto diverso da fare il cuoco o il sarto, la tematica è diversa ma l'approccio progettuale lo stesso. Ho usato spesso nei miei dialoghi la metafora del sarto, a cui mi paragono quando progetto un interno. Capire l'altro è un dovere, immedesimarsi cioè nel fruitore e nel suo stile di vita. Altrimenti creeremo oggetti, case e progetti che soddisferanno solo il nostro ego e non rappresenteranno mai colui che dovrà vivere quegli spazi.
Sarebbe come vestire un estraneo col nostro gusto, senza tener conto di ciò che la persona stessa rappresenta.
La sensibilità gioca il ruolo decisivo come filtro tra il senso estetico del committente ed il nostro, creando ed essendo così una guida verso quel che sarà il progetto finale. Evitare perciò di renderci centro assoluto del progetto. Io lavoro sulla scatola, il contenuto è frutto del fruitore.
La città di Dubai è il simbolo del mio dire, dove architetti i più grandi si son cimentati nel costruire le più belle architetture. Entrando in tali architetture ci accorgeremmo che gli interni non rispettano la facciata ma il gusto della civiltà che li vive, che in questo caso non è occidentale. Si crea dunque un miscuglio di stili: classico ornamentali gli interni, moderni e minimali le facciate.
Tornando a noi italiani, s’è persa la demarcazione netta tra classico e moderno. Il nostro stile è cambiato, non siamo più socialmente coesi in gruppi definiti di pensiero, siamo più o meno tutti trasversali nel gusto e nello stile, nell'arredamento ed in tutte le espressioni estetiche e formali. La cucina diventa fusion, l'arredare è un mix tra antiquariato ed ultra moderno, il nostro vestire una sommatoria di stili.
Semplicemente viviamo il nostro tempo nell’unica dimensione che ci è concessa: il presente, uno sguardo al passato ed uno al futuro sempre più incerto.