Arrietty di Hiromasa Yonebashi. Il coraggio di vivere

Creato il 07 gennaio 2013 da Spaceoddity
Arrietty. Il mondo segreto sotto il pavimento (2010, tit. or. Kari-gurashi no Arietti) è una favola animata incantevole dello Studio Ghibli, firmato per la regia da Hiromasa Yonebayashi e per la sceneggiatura da Hayao Miyazaki e Keiko Niwa sul romanzo The Borrowers di Mary Norton. La storia è quella di un'esistenza parallela: da un lato gli esseri umani, dall'altro minuscole e simpatiche creature in tutto simili fuorché nelle dimensioni, costrette a una vita di incertezza e paura nel "prendere in prestito" (to borrow, in inglese) ogni volta ciò che serve loro. Si raccontano storie terribili su ciò che è successo un tempo a parenti e antenati; il nucleo familiare con cui facciamo la conoscenza qui - Arietty col papà e la mamma - è isolato sotto il pavimento di una villa e addirittura non ha idea di quanti esseri simili ci siano ancora in giro. Un giorno, però, durante una missione ricognitiva per procurarsi del cibo nella casa sotto cui hanno costruito il loro confortevole nido, padre e figlia vedono un nuovo ospite, Shawn. Questi è un ragazzino malato di cuore e portato lì da familiari lontani - in assenza colpevole del padre e della madre - per trovare riposo e prepararsi a un delicatissimo intervento che potrebbe salvargli la vita, ma anche troncargliela del tutto. La fuga della ragazzina dagli occhi estranei è precipitosa, ma ormai il giovane l'ha vista e riconosciuta e i due universi paralleli devono finalmente confrontarsi.
Arrietty e Shawn stabiliscono così un delicato, amabile rapporto, fatto di cura reciproca, di rispetto, di interesse senza l'insorgere di banale o estemporanea curiosità. L'una e l'altro hanno, per diverse ragioni, paura della morte, ma Arrietty sembra più disposta ad andare in fondo a ciò che c'è di umano nella vita di lui, mentre Shawn - che pure non si risparmia quando si tratta di aiutare la sua piccola amica - appare più titubante, insicuro, al punto che dei due è lui a rimuginare sul serio l'idea di estinzione che minaccia invece la ragazza e la sua famiglia. Arrietty è audace e proiettata in chissà quale suo gioioso futuro, esistenza e timori sono quelli di una bimba (si veste per la sua prima missione come se andasse a una festa), non c'è nulla che sia definitivo. Al contrario, Shawn si fa appena sfiorare dal presente, come fosse una carezza data per pietà a un moribondo, lo beve come un sorso d'acqua, col suo sorriso intimo promana una sua timida, amara bellezza, e solo attraverso Arrietty riacquista il coraggio di vivere.
Arrietty e Shawn si amano senza possedersi, si amano senza desiderarsi, senza con ciò consumarsi. In un paesaggio incantato di colori e di forme, eppure incisivo e pieno di carattere, i due ragazzi si inseguono, si guardano con un pudore e un garbo toccanti. Arrietty è una fiaba realizzata straordinariamente bene, come oggi ce ne sono poche, passibile di letture a diversi livelli; è un omaggio allo stupore, un intimo colloquio su tutto ciò che vuol dire avvicinarsi all'altro, mantenendosi saldi nella propria identità. Fresca e profonda senza essere mai stucchevole o buonista, la ragazzina va dritta al cuore delle cose e delle persone e quando finalmente si avvia a prendere la sua strada, così si rivolge al suo grande amico: fin quando sarà, abbi cura di te. Mirabile nelle scelte, Arrietty dura il tempo che deve durare, novanta minuti intensissimi senza condensarsi mai in grumi concettosi o indigesti, né sfilacciarsi in narrazioni periferiche o in personaggi privi di rilievo. In questo equilibrio (anche emotivo) si riconoscono lo spazio e l'originalità del lungometraggio pulito e commovente di Hiromasa Yonebayashi: caratteri a rilievo, che sembrano rispondere proprio al loro nome, e grazia in primo piano. E, da una parte e dall'altra di questa fiaba, non fondali dipinti dall'estro di una fantasia ciarliera, ma la nostra vita, vissuta con più sincera profondità.

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