Ma cazzo (scrivo cazzo e penso un’altra cosa), è mai possibile che noi, noi trentini, non si riesca mai a prendere l’occasione al volo, nemmeno quando ci viene messa lì, a costo zero, su un piatto d’argento. Anzi d’oro. Stamattina ho percorso il tratto di strada che collega Mori a La Polsa e che giovedì prossimo i ciclisti del Giro d’Italia percorreranno a cronometro. Bene, appena partito mi sono fermato nel primo bar che ho incontrato, avevo voglia di un caffè. E cosa ti vedo, appena varcata la soglia del locale? Un cartello con la scritta “Spumante Rosa”. Mi avvicino alla bottiglia e cosa scopro? Che si tratta di uno “spumante” prodotto a Valdobbiadene da una delle più note aziende prosecchiste del mondo. Si chiama Punto Rosa, la bottiglia, un improbabilissimo blend Pinot Nero e Pinot Grigio. Immagino si tratti di uno Charmat, immagino. Per curiosità, poi, mi sono fermato in tutti i locali che ho trovato lungo il percorso; in tutti ho beccato lo stesso cartello e la stessa bottiglia.
Ma cazzo, ripeto, possibile che a noi, a nessuno di noi, sia venuto in mente che la cronometro di un Giro d’Italia, che scommetto è costata un fottio di soldi (pubblici) alle istituzioni promozionistiche trentine, potrebbe essere una straordinaria vetrina per il nostro TRENTO(DOC). Possibile che a nessun produttore sia venuto in mente di piazzare sulla strada Mori – Polsa un container di Metodo Classico trentino, magari Rosè? Ma possibile che noi, che siamo pure un popolo di ciclisti e di spumantisti, si debba sempre arrivare un attimo dopo, anzi un secolo dopo, i prosecchisti? Sì, evidentemente è possibile. Ed è un peccato. E non so il perché. Cazzo!