Con una presentazione così non poteva mancare sulle nostre pagine.
Abbiamo quindi chiesto delucidazioni sulla sua creazione, le sue ispirazioni e le sue voci, a chi di dovere. Che ci ha risposto così …
Buona scelta
IBD
Chi è Henri Michaux?
Durante la vita è stato un poeta e un pittore, o, più esattamente, un esploratore minuzioso di terre immaginarie: un palombaro degli abissi dell’anima. Passando all’eternità si è proposto come l’uomo trascendente medio. Una trascendenza non spirituale, finalizzata alla scoperta di Dio e alla rinuncia dell’umano. La sua non è nemmeno una trascendenza laica, un incontro politicamente corretto con l’altro. Michaux è un rivoluzionario pagano e sciamanico. È il modello di uomo e poeta di cui si aveva, in fine, bisogno.
Chi siete? Che volete? Perché lo volete?
Il Piccolo Michaux è un’enciclopedia normale per uomini eccezionali. Si costituisce come una sezione di quel inesauribile laboratorio di talenti letterari che è Terranullius. Nello specifico, lo si deve definire come un archivio, settimanalmente aggiornato, di idee essenziali, strutturate attorno alla proposta di una Biblioteca Essenziale che raccoglie riflessioni su quei libri di cui non si può fare a meno; e sulla rubricazione di quei modelli umani, vivi e agenti, ragionati sulle brevi pagine di Santi, eroi & scrittori. Il tutto con la sapiente premessa di un Editoriale. Questo sforzo letterario rappresenta quell’aspirazione a una palingenesi della letteratura popolare che ha dato vita alla Cricca 33.
Cosa avete e cosa vi manca?
La Cricca 33 ha per intero se stessa, ossia il proprio lavoro letterario, svolto con abnegazione tonicamente febbricitante. Un lavoro letterario che utilizza gli strumenti della parole e dell’immagine cercando di usufruire della loro capacità permanente di rimandare ad un ulteriorità radicale. È il lavoro, umile e necessario, di raccontare una storia per nutrire l’intelligenza e la fantasia della propria gente, non per istruirla o distrarla. È il lavoro di Omero o di Platone. Ed è in senso platonico che parliamo di popolo: un popolo di individui che trovano nella collettività la forma della propria libertà personale. Per arrivare a questo, immaginiamo, bisogna affrontare prima di tutto una questione letteraria: smettere di essere pubblico, per essere, appunto, popolo nella definizione che se ne è data. Questo saldo possesso coincide anche con la nostra mancanza. Chi fa un lavoro del genere non possiede nulla, e, per questo motivo, vuole tutto.
Leggervi significa?
Imparare a volere tutto, o, detto altrimenti, essere eccezionali attraverso un’enciclopedia normale.
Imboniteci per farvi vista.
Non un imbonimento, ma solo un consiglio (poca cosa, ma dato col cuore): siate popolo, non pubblico.