Arriva il secondo!!!

Da Unamammapsicoterapeuta

È arrivato il momento del secondo turno per tanti amici, il momento di allargare la famiglia con l’arrivo di nuovi cuccioli, di sonno perso, stanchezza a fiumi, energia rinnovabile, tanto amore da moltiplicare. L’arrivo dei secondi figli sembra portare con sé nuove forze e per quanto sia un momento di grossa fatica, le difficoltà rispetto al primo figlio sembrerebbero ridimensionate grazie ad una saggezza già acquisita.

Il vero problema dei genitori è concentrato non più sul “Che cosa faremo quando arriva?” o “Che cosa ci serve?” (qual è il trio migliore, quanti bavaglini serviranno, di che taglia devono essere le tutine, il cuocipappa sarà indispensabile, ecc…), ma sul “Come reagirà il primogenito all’arrivo del nuovo bebè?”. A dirla tutta, salvo rare eccezioni, il secondo viene programmato in funzione del primo e ciò non significa che lo si ami di meno, ma chi c’è già ha un suo posto da proteggere. Si cerca di “scegliere” per esempio la differenza di età (ravvicinata, così giocano insieme o distante, così non leviamo attenzioni al bambino ancora troppo piccolo) o il momento di arrivo (che non coincida con cambiamenti importanti quali l’inserimento a scuola, lo “spannolinamento”). In alcuni casi, il fratellino viene portato dalla cicogna come compagno di viaggio. L’ansia maggiore per i bis-genitori è legata allo stato emotivo del bambino che c’è già e la domanda frequente è “Chissà se ne soffrirà?”, “Come posso fare a fargli vivere la nascita del fratellino/sorellina nel migliore dei modi?”

Partiamo dal presupposto che la rivalità fraterna è quanto di più naturale possa esistere all’interno di un nucleo familiare e la sua espressione sembra essere un fattore protettivo piuttosto che di rischio. Questo non significa che non si possa andare incontro a difficoltà nel gestire la realtà quotidiana. La nascita di un fratello più piccolo porta comunque a gelosia e ostilità, con manifestazioni diverse, a seconda dell’età del bambino. Possono presentarsi comportamenti regressivi (es. bere dal biberon anche se da mesi non se ne vedeva uno in giro per casa, volersi infilare nell’ovetto anche a 3 anni), richieste più esigenti (es. chiedere un altro tipo di pasta rispetto a quella che aveva preparato la mamma, volere la sua presenza assidua durante un gioco), episodi di mancanza di controllo degli sfinteri nonostante la competenza sia consolidata (pipì o cacca addosso), problemi nel ritmo sonno veglia (es. impiegare più del solito ad addormentarsi).

Se da piccoli la competizione viene manifestata apertamente, con lo sviluppo, i fratelli troveranno il modo di individuarsi all’interno della stessa famiglia, in maniera tale da non stare in competizione diretta. È questo il principio della divergenza, esistente in natura, per cui succede spesso che ad un primogenito tranquillo si alterni un secondo più vivace oppure uno sportivo si affianchi ad un bambino più mentale.

Secondo la psicanalisi infantile, la rivalità fraterna è meglio conosciuta con il nome di “Complesso di Caino”, quale reazione di aggressività agita in relazione ad una frustrazione affettiva, reale o immaginata. Il rapporto tra fratelli è sempre caratterizzato da una contrapposizione, in quanto l’arrivo di un nuovo elemento rappresenta da un lato l’opportunità di avere un complice e un compagno di giochi, dall’altro la paura di vedersi sottratto l’affetto, le attenzioni e le cure dei genitori. È per questo che agli slanci affettivi verso il fratellino, possono alternarsi scatti di rabbia e tentativi di danneggiamento. Eppure l’arrivo di un nuovo componente è, per il primogenito, un’opportunità per la crescita e lo sviluppo di competenze sociali già da subito: prendersi cura dell’altro, imparare regole di convivenza, sapersi mettere nei panni dell’altro (empatia).

Che cosa fare allora?

  • Verbalizzare al bambino ciò che sta sentendo, piuttosto che punire o inibire l’espressione del conflitto, e dargli l’attenzione che per vie traverse sta cercando di attirare (es. “Capisco che in questo momento vuoi giocare con mamma che sta allattando il fratellino e che ti senti arrabbiato. Puoi andare a scegliere il gioco che vuoi fare, così appena finisco, giochiamo insieme”);
  • Distinguere i giochi, per quel che è possibile, e se il più grande rivendica una qualche sua proprietà, non sgridarlo, ma aiutarlo a scegliere che cosa vuole dare in prestito al fratellino e che cosa vuole tenere ad uso esclusivo personale;
  • Essere imparziali, è importante non fare disparità, non incentivare la competizione con frasi quali “Guarda com’è brava tua sorella, lei si che è veloce a fare i compiti, mentre tu sei lentissimo!” (invita alla competizione e propone un’etichetta che il bambino userà per definire la propria identità all’interno della famiglia);
  • Lasciare che il più grande viva la sua età, senza addossargli troppe responsabilità, anche lui ha diritto a vivere la propria infanzia;
  • Lasciare che i bambini trovino soluzioni autonome in caso di litigi, quindi non intervenire (salvo pericolo), facendo da arbitri o giudici della situazione, finendo poi con il difendere ingiustamente qualcuno o punire, altrettanto ingiustamente, entrambi;
  • Mettere in luce le differenze, non i difetti, dando valore all’individualità e alla diversità. In concreto, dare carezze condizionate positive ad entrambi (“Come siete stati bravi!!! Marco ha messo a posto tutti i giochi e Giada ha aiutato la mamma ad apparecchiare) e incondizionate positive (“Quanto vi amo!!!”);
  • Può essere utile ritagliarsi uno spazio privato per entrambi i bambini. Se uno è neonato e l’altro va al nido o a scuola, questo è più facile, mentre se sono entrambi più grandi, si può concordare con loro che cosa vogliono fare con la mamma, alternandosi (ancora meglio se si fa con il papà, il problema del turno si risolverebbe molto velocemente).
  • Ricordare ai bambini che l’ AMOREè qualcosa di magico: mentre la maggior parte delle cose si dividono in base al numero delle persone, l’amore si moltiplica e ce n’è sempre per tutti in abbondanza.

Auguri a tutti i nuovi arrivi


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