La ratio dell’approvazione del regolamento che istituisce la consulta è tutta nell’esigenza politica e sociale di un coinvolgimento attivo della cittadinanza nella gestione della cosa pubblica. La consulta dovrebbe istituire un filo diretto tra la comunità e l’amministrazione e fungere da cinghia di trasmissione per fare pervenire le istanze e i bisogni dei cittadini dalla società al livello politico. Ascolto, sintesi e azione le tre fasi di un percorso improntato sul metodo del confronto dialettico e democratico.
In dieci punti vengono illustrati i settori di intervento (oggetto): giovani, cultura, pari opportunità e terza età; le finalità: raccordo tra cittadinanza e istituzione pubblica, promozione dello sviluppo culturale e del pluralismo; le competenze: partecipazione propositiva e consultiva (pareri e proposte sulle tematiche in oggetto); la composizione e il funzionamento: un minimo di quindici componenti, tra i quali si dovranno eleggere otto membri del direttivo (compresi il presidente, il vicepresidente e il segretario).
A questi buoni propositi aggiungerei l’auspicio che a presiedere la consulta sia una donna, vista l’assenza del genere femminile dal consiglio comunale. Senza dimenticare che, affinché il passaggio dalle intenzioni alla realizzazione pratica dia esito positivo, occorreranno due condizioni: la partecipazione dei cittadini e una buona propensione all’ascolto da parte dell’amministrazione comunale. Altrimenti sarà il deja vu di dieci anni fa, quando l’istituzione della consulta giovanile realizzata dalla lista “Colomba” si risolse in un paio di incontri inconcludenti. Un’occasione persa e niente più.