Arriva “WoW”

Da Zarizin

Mai un doppio album aveva stancato così poco. I Verdena al loro quinto album stupiscono osando con un disco lungo, eterogeneo e stranamente solare, a differenza dell’ultimo cupo, Requiem.

Lo strano singolo “Razzi arpia inferno e fiamme” aveva preannunciato un possibile lavoro totalmente acustico e malinconico e invece, dove non c’è un pop quasi smaccatamente scontato per essere di proprietà dei tre spiritelli bergamaschi (e proprio per questo in sè, risulta sublime), trova spazio una psichedelia lacerante, nella migliore tradizione dei Pink Floyd (o dei Red Crayola, se vogliamo restare sul versante “underground”).

I testi (come le melodie portanti) sono quasi spensierati, o trasudanti amore e certo gusto da canzone leggera italiana anni ’50-’60, e  hanno trovato qui ancora meno senso, dato che spesso la voce è sommersa dai suoni cristallini e potenti di una produzione levigatissima.

Da una parte gemme acustiche (“Castelli in aria”, “Tu e me”, “Canzone ostinata”) e sferzate rock (“Mi coltivo”, “Attonito”) ancora legate all’album precedente (probabilmente registrate in un primo momento nei tre anni di lavorazione, rispetto alle altre); dall’altro un nuovo modo di fare musica per i Verdena, con l’accompagnamento di un imgombrante e immagnifico pianoforte, sempre presente a soffocare le poche chitarre rimaste e a disegnare assieme al basso melodie complesse e sghembe (“Rossella roll over”), echi barocchi (“Scegli me”), e a volte perfino cavalcate d’altri tempi (“Sorriso in spiaggia parte 1″).

Le lunghe code, una sezione ritmica granitica e i vari cori vocali stranianti all’interno di molti pezzi, fanno infine capire che ormai i Verdena hanno tracciato il loro solco nella storia della musica, senza continuare a essere considerati alla stregua di pallidi epigoni di qualche altro gruppetto d’oltreoceano.

.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :