Metti insieme un birraio, lombardo, e due enologi, trentini, e il risultato potrebbe essere sorprendente. Fra poco, alle 17 di oggi alle Porte di Trambileno, zona Rovereto, negli edifici dell' ex oleificio Costa, andrà in scena una dei più curiosi eventi di cui mi sia capitato di sentire negli ultimi tempi.
Nella tap room dello stabilimento saranno presentate in degustazione le prime birre a marchio BARBARRIQUE: birre nate dall'incrocio fra le tecniche di vinificazione e le tecniche di fermentazione della birra. Cosa ne sia nato, lo scopriremo fra poco. Ma i nomi che stanno dietro a questa operazione, che appare comunque originalissima, sono quelli giù piuttosto famosi di Agostino Arioli, del Birrificio Italiano di Como, e di Andrea Moser e Matteo Marzari, già molto più che promettenti prodigi dell'enologia trentina; il primo, originario di Mezzocorona, ha lavorato e lavora in Alto Adige - ma ha dato il suo contributo anche al Marzemino di Isera -, il secondo, Marzadro, segue le produzioni di una delle più preziose maison vinicole lagarine: la Cantina de Tarczal. Insieme, i tre, hanno scelto il Trentino meridionale per tentare l'incrocio e la contaminazione fra birra e vino. Prima ancora di una sperimentazione, una nuova realtà imprenditoriale.
Le ricette Barbarrique rappresentano un crocevia ideale tra il mondo della birra e quello del vino: mosti di malto e mosti d'uva, spumantizzazioni con metodo classico, fermentazioni spontanee e di invecchiamenti in legno caratterizzano in modo incisivo ciascun prodotto della linea, con risultati sensoriali fuori da ogni schema.