Arrivano Redditometro e Redditest

Creato il 21 novembre 2012 da Episteme

Attilio Befera


Dopo Serpico, si evolve ancora la lotta all'evasione fiscale con la presentazione, da parte del Direttore dell'Agenzia delle Entrate Befera, del nuovo Redditometro 2012, uno strumento in grado, valutando le spese effettuate dagli Italiani, di individuare eventuali situazioni anomale tra quanto dichiarato a livello di reddito o patrimonio e quanto speso.
Il nuovo redditometro, atteso fin dal lontano 2009, si aggiorna comprendendo oltre un centinaio di voci di spesa, che spaziano dai beni di lusso ai mutui, dal turismo ai movimenti bancari, cercando di mantenere una fotografia aggiornata sulla società. Vengono inoltre introdotti elementi di peso delle singole voci sulla base di parametri certi e verificabili, come la potenza delle auto acquistate o la composizione del nucleo familiare.
Il redditometro si integra quindi con Serpico e ne guida in qualche modo le operazioni: se il sistema presentato lo scorso anno è un raffinatissimo strumento di calcolo e di incrocio dei dati, il redditometro ne costituisce in qualche modo lo strumento di guida e indirizzo, l'identificatore di quali parametri dovranno essere considerati rilevanti al fine di individuare i potenziali evasori e in quale misura.
Il Governo prosegue quindi con determinazione nella lotta all'economia sommersa, ad oggi uno dei maggiori fattori di iniquità sociale e di acutizzazione della crisi economica per molte persone e famiglie oneste.
I primi risultati del redditometro appaiono eclatanti: circa il 20% delle famiglie italiane, oltre quattro milioni, non avrebbe le carte in regola in quanto spende molto di più di quanto sembra potersi permettere, e all'interno di questo insieme colpisce circa un milione di famiglie che dichiara un reddito nullo o in ogni caso vicino allo zero.
Se Befera getta acqua sul fuoco e invita alla prudenza ricordando che il redditometro misura la spesa e non il flusso di cassa - in quanto entrate di capitale non soggette a tassazione o tassate alla fonte o ancora donazioni ed eredità non vengono prese in esame dal sistema - i dati appaiono talmente importanti da lasciar sperare che finalmente la lotta all'evasione fiscale possa essere condotta in maniera sistemica e non sporadica come troppo spesso si ha l'impressione.
Appaiono piuttosto rilevanti anche le novità sull'approccio tra la pubblica amministrazione ed il cittadino presunto evasore, incentrate sul tema del doppio contradditorio: se i sistemi informatici rilevano presunte irregolarità, infatti, l'Agenzia delle Entrate considererà il cittadino come un "osservato speciale", invitandolo a fornire motivazioni per le proprie spese. I dati forniti dal cittadino verranno quindi integrati nel calcolo dei sistemi dell'Agenzia, e solo in caso di permanenza delle irregolarità scatteranno le indagini vere e proprie, di cui il cittadino dovrà poi rendere conto.
Questo sistema, nelle intenzioni di Befera e dell'Agenzia delle Entrate, dovrebbe costituire una sorta di filtro a favore del cittadino per proteggerlo dalle soglie di tolleranza dei sistemi informativi deputati all'individuazione dei casi di evasione, una sorta di limbo in cui il cittadino ha la possibilità di chiarire la propria posizione senza divenire necessariamente un indagato.
Non ultima tra le novità del rapporto tra cittadini e fisco presentate da Befera si posiziona il ReddiTest. Questo strumento software, attraverso una versione ridotta e qualitativa degli algoritmi utilizzati dall'Agenzia delle Entrate per scovare i casi di presunte irregolarità fiscali, consente a tutti i cittadini di valutare in maniera piuttosto semplice la propria esposizione ai controlli fiscali.
Inserendo i propri dati anagrafici ed il dettaglio delle spese effettuate durante l'anno, il programma restituirà un semplice indicatore qualitativo: una luce verde se viene riscontrata coerenza tra entrate e uscite, una luce rossa in caso contrario.
Lo scopo dichiarato dell'applicazione è fornire ai cittadini uno strumento utile per monitorare la propria gestione finanziaria con l'occhio del fisco, e capire se il proprio comportamento sta attirando o meno l'attenzione dell'Agenzia delle Entrate: la speranza è che la semplice minaccia di un intervento del fisco possa ricondurre a comportamenti più corretti gli evasori fiscali, secondo la consueta logica del "prevenire è meglio che curare".
Proprio il ReddiTest, tuttavia, ha concentrato su di sé le osservazioni e le polemiche che inevitabilmente accompagnano questo tipo di annunci, fino ad oscurare tutte le altre - spesso ben più importanti - notizie in merito.
Sono in particolare due gli ordini di critiche mossi verso questo strumento.
Il primo tema è naturalmente costituito dalla privacy: le informazioni volontariamente fornite dai cittadini verranno salvate e utilizzate dall'Agenzia delle Entrate? Il ReddiTest costituisce uno strumento di schedatura delle abitudini delle persone? Al di là del mero significato fiscale, è chiaro che un compendio del genere sarebbe preziosissimo anche per scopi completamente differenti come indagini di mercato e pubblicità mirata. La stessa presenza di simili dati su un database ministeriale sarebbe un fattore critico, in quanto esposti all'attacco dei pirati informatici. A questo tipo di osservazioni ha risposto lo stesso Befera, assicurando che gli utilizzi del ReddiTest sono assolutamente anonimi e che le comunicazioni con l'agenzia delle entrate riguardano solo l'aggiornamento delle versioni del programma e i dati dell'algoritmo di calcolo, che per ovvie ragioni risiedono sul server dell'Agenzia. Non vi sarebbe dunque un invio di dati sensibili dal computer del cittadino ai server dell'Agenzia delle Entrate. L'affermazione è stata parzialmente confermata anche da uno studio condotto da Il Sole 24 Ore, che ha potuto stabilire come il programma, lato client, non è predisposto per l'invio di dati sensibili; ciò che non è stato possibile verificare, e per i quale occorre fidarsi delle parole di Befera, è il comportamento lato server, ovvero che i file presenti sulle macchine dell'Agenzia delle Entrate non impongano un invio dei dati da parte del client.
Il secondo tema è invece più filosofico e denso di significato. Un cittadino onesto non ha nulla da temere dal ReddiTest, e potenzialmente dovrebbe essere interessato a usarlo soltanto per capire se la propria posizione ricade in uno dei casi di comportamento onesto che tuttavia i sistemi informativi del fisco tracciano come anomalia. Al contrario, lo strumento sembra fatto apposta per misurare l'abilità di un evasore, e fornire a questi ultimi uno software in grado di evidenziare quando le loro attività superano la soglia oltre la quale o Stato prende atto di un comportamento anomalo e potenzialmente illegale. Una persona, quindi, potrebbe costantemente verificare il successo dei propri tentativi di evasione, trovando nello strumento, anziché un deterrente, un incoraggiamento nella propria attività illecita. In questo caso le rassicurazioni dell'Agenzia delle Entrate riguardano la taratura degli strumenti, che dovrebbe essere nettamente sbilanciata verso l'eccessiva rigidità più che verso l'eccessivo lassismo. La speranza dello Stato, sostanzialmente, è che non esistano comportamenti illeciti che il sistema non riconosce come tali; saranno i fatti, naturalmente, a confermare o smentire tale ipotesi.
Ciò che al momento è certo è che la guerra contro l'evasione continua.

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