Arrivata la conferma definitiva della morte naturale di papa Luciani

Creato il 19 ottobre 2012 da Uccronline

Brutto colpo per l’ateologo (di poco valore ma con molto spazio a disposizione) di “Repubblica”, Corrado Augias, il cosiddetto “Dan Brown de noantri”: Giovanni Paolo I non è stato assassinato dal Vaticano ma, ovviamente, è morto di cause naturali. 167 testimoni e documenti medici portano la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta, come annunciato da mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I.

Eppure su questo caso Augias aveva raccontato di tutto e di più, infilando dubbi e misteri nei suoi libercoli. Ad esempio in “I segreti del Vaticano. Storie, luoghi, personaggi di un potere millenario” (Mondandori 2010) la tirò lunga per molto sul fatto che l’evento si verificò alla vigilia di una decisione importante con la quale il Papa avrebbe riorganizzato lo Ior, avvallando l’ipotesi dell’assassinio avanzata dai media anglo-sassoni.

Augias, oltre ad essere bravissimo a pubblicare articoli di altri spacciandoli per suoi, ha di fatto copiato la tesi dello sceneggiatore britannico David A. Yallop il quale, sentendo odore di sterline affermò di essere in grado di presentare le prove dell’omicidio e fare i nomi dei colpevoli. Scrisse un libro, “In nome di Dio. La morte di papa Luciani” (1985) che vendette più di sei milioni di copie in tutto il mondo e che gli permise -grazie ai diritti d’autore- di comprarsi un castello nell’Inghilterra del Sud (Contro la Chiesa, San Paolo 2009, pag. 315). Ovviamente Yallop da buon professionista, ha costruito il profilo di papa Luciani immerso nella luce (tutta meritata!) per contrapporla alle descrizioni tenebrose fatte sul Vaticano, ha anche sostenuto che Giovanni Paolo I avrebbe voluto aprire alla pillola anticoncezionale (il sex evidentemente tira molto più del crime!) e all‘aborto.

Le accuse di Yallop sono andate al cardinale Villot, a Paul Marcinkus (a cui però respinse le dimissioni!) e alla massoneria (immancabile!), che lo avrebbero ucciso con una dose eccessiva di calmanti, lo scrittore britannico ha anche pensato di descrivere Giovanni Paolo I come un uomo in ottima salute, rischiando la denuncia per diffamazione da parte dei fratelli del Papa, Edoardo Luciani e Nina Luciani, sostenuti dalla governante suor Vincenza Taffarel, che curava la salute malferma di Luciani fin da prima della sua elezione al pontificato (proprio il giorno prima del decesso aveva avuto una crisi). Marco Roncalli, pronipote di papa Giovanni XXIII, lo ha confermato in un suo libro (qui una sua intervista chiarificatrice). Tutte le ipotesi di Yallop, occorre dirlo, non sono basate su nessuna prova, nessun documento viene da lui citato. Ci hanno comunque pensato John Cornewell (non certo vicino alla chiesa, autore di “Il papa di Hitler”!) nel suo Come un ladro nella notte e lo storico cattolico Michael Hesemann in Contro la Chiesa a confutare una ad una le tessere del suo mosaico.

Occorre dire comunque che il Vaticano ci ha messo del suo per dare adito alle leggende, dicendo due piccole bugie: venne detto, infatti, che fu il segretario privato del papa, don Diego Lorenzi ad entrare per primo nella stanza, ma in realtà a trovare il cadavere del pontefice fu la sua governante, suor Vincenza. In modo ingenuo si ritenne sconveniente far sapere  che una semplice governante potesse andare e venire dalla stanza del Papa, ma Albino Luciani non volle cambiare le sue abitudini da parroco di campagna. La seconda bugia venne detta da Radio Vaticana, quando rivelò che il papa aveva sulle gambe il libro “L’imitazione di Cristo”. In realtà, si è poi scoperto, stava prendendo spunto da sue vecchie omelie per nuovi discorsi (Contro la Chiesa, San Paolo 2009, pag. 330, come spiegò anche il segretario privato). Anche questa venne ritenuta una notizia sconveniente da offrire al mondo. Infine non vi fu nessuna autopsia perché nessuno la ritenne necessaria (siamo ne 1978), il medico personale, dott. Buzzonetti, aveva individuato la causa del decesso in un infarto al miocardio (ma molto più probabilmente fu un’embolia polmonare). Quando poi apparvero le prime indiscrezioni da parte dei mezzi d’informazione, il  Vaticano non vide la ragione di procedere con l’autopsia evitando -come disse il card. Oddi- di «piegarsi al sensazionalismo della stampa» (Contro la Chiesa, San Paolo 2009, pag. 330). Avrebbe significato prendere sul serio le voci circolanti e mostrare di avere dei dubbi.

La questione è comunque stata risolta in via definitiva in questi giorni da mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I, il quale presenterà la “positio” sulla beatificazione di papa Luciani (ovvero tutta la documentazione raccolta sulle virtù eroiche, sulla vita e sul suo presunto miracolo). Per questa occasione ha spiegato che «vengono fuori delle novità interessanti, emergono nuovi dettagli sullo stato di salute di Papa Luciani e, grazie alle testimonianze (167 persone sentite) e ai documenti medici raccolti, la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta».

Se la realtà supera la leggenda, allora è la leggenda che dobbiamo difendere, sopratutto se è anticlericale. Con questo intento Corrado Augias (Marco Politi e tutti gli altri amici anticlericali) proseguirà con l’ignorare la realtà continuando a dare spazio alla sua davvero invidiabile capacità di immaginazione? Non lo sappiamo, ma siamo fiduciosi che potrebbe sempre cambiare qualcosa.


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